Manovra 2019: mazzata da 4 miliardi per banche e assicurazioni



La schiarita arriva in serata dopo tre ore di vertice a Palazzo Chigi, tra il premier Conte e i vice premier Di Maio e Salvini ed il Ministro Tria. C’è accordo sulla pace fiscale, anche sui temi economici continuano a mantenere le promesse, è l’epilogo di una giornata di tensioni e vertici su manovre decreto fiscale, si inizia mattinata a Palazzo Chigi in una riunione con il ministro Tria il premier Conte è il sottosegretario Giorgetti, lo scoglio è l’intesa sul tetto della pace fiscale, di Maio disaccordo su alcune misure: la pace fiscale che strizza l’occhio ai grandi evasori e ai capitali occulti non hanno il contratto, questa è la linea dei cinque stelle nessuna emersione per il nero. Salvini afferma: “non ci sentiamo vincolati dalle norme europee” e rilancia “Artigiani, piccolo imprenditore e commercianti che sono schiavi di una cartella da € 40.000 da una vita deve poter tornare a vivere e quella cartella va stracciata, ne sono stra convinto, e c’è nel contratto di governo”.



Via libera del Consiglio dei ministri alla manovra 2019. Il premier Conte: «Abbiamo, nei tempi previsti, approvato il decreto fiscale, e il disegno di legge sul bilancio. Manderemo la comunicazione a Bruxelles. Abbiamo tenuto conti in ordine mantenendo promesse». E sulla pace fiscale: «Condono? Voi chiamatela come volete. Noi la chiamiamo definizione agevolata. Le scelte lessicali sono libere». Il vicepremier Salvini: «Cominciamo a mantenere gli impegni presi, con coraggio, a partire dallo smantellare la legge Fornero, non c’è un aumento di una tassa in questa legge di bilancio. C’è un risparmio di oltre mezzo miliardo di euro dalla voce immigrazione, che arriverà ad essere di un miliardo e mezzo nel trienno, reinvestito in sicurezza». In conferenza stampa il vicepremier Di Maio ha chiarito: «Credo che questa legge di bilancio dimostri che le cose si possono veramente fare. In questi giorni in cui si sta creando tanta paura io dico ai cittadini che non bisogna avere paura e che bisogna avere solo paura di avere paura. Noi terremo i conti in regola». Infine il ministro dell’Economia «Non sono portato al masochismo, di subire tutta legge di bilancio e la discussione per dimettermi dopo, smentisco, non avrebbe senso» ha detto Giovanni Tria, smentendo le voci su sue possibili dimissioni dopo il percorso della legge di bilancio.

Mazzata fiscale sul settore finanziario italiano. Le tabelle del documento sulla Manovra inviato a Bruxelles parlano di un impatto complessivo di 4 miliardi di euro a carico di banche e assicurazioni, di cui circa 3 per i soli istituti di credito. Una somma che arriva dal rinvio della deducibilità delle svalutazioni e perdite da credito (1 miliardo), dalle svalutazioni per le perdite dai principi contabili spalmate su 10 anni (1,2 miliardi) e da altri interventi fiscali non definiti (forse mancata deducibilità interessi passivi) per 1,2 miliardi. Per le assicurazioni vi sarà la rideterminazione degli acconti sui premi (1 miliardo). Ci sono poi 1,5 miliardi stanziati dal governo a favore dei risparmiatori delle banche fallite ma le risorse dovrebbero arrivare da altre fonti come i conti dormienti o la gara 5G.

Per capire la severità delle misure basti pensare che nel primo semestre 2018, che sfruttava l’ancora buona congiuntura e uno spread attorno ai 100 punti, le prime cinque banche nazionali hanno avuto un utile cumulato di 5 miliardi di euro. All’Abi, nelle banche e nelle assicurazioni, che pure nei giorni scorsi avevano lanciato l’allarme per gli effetti negativi, non solo sui bilanci ma più in generale su famiglie, imprese e sulla crescita del paese, si è ancora prudenti. Prima di fare stime si resta in attesa di vedere come questi numeri verranno tradotti nelle misure. Così si sono espressi l’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel e il vice direttore generale di Abi Giafranco Torriero, mentre il presidente di Generali Gabriele Galateri ha chiesto di «fare attenzione al settore assicurativo» e alla sua importanza.

Ma il mercato ha subito reagito. A Piazza Affari, che aveva accolto con sollievo l’approvazione della manovra nei tempi previsti e uno spread sotto i 300 punti, una volta che le misure sono state analizzate si sono registrati scossoni. Il rimbalzo del listino milanese (con un rotondo +2,2%) non è bastato a far brillare i titoli del credito. Intesa è salita dell’1,4% e Generali dell’1,2%, Unicredit dello 0,81% mentre Mps ha chiuso in negativo del 2,4% Bper dello 0,86%, Banco Bpm dello 0,69%.

Per le banche italiane si prospettano quindi mesi difficili, nonostante i risultati sulla riduzione delle sofferenze (dimezzate dal picco della crisi a 40 miliardi) e il taglio dei costi raggiunti. Nel secondo semestre si avrà l’impatto della crescita dello spread sul portafoglio dei titoli di stato che, valutato a valori di mercato, eroderà il patrimonio oltre al rallentamento dell’attività economica. Se poi il differenziale resterà alto nei mesi successivi allora questo inizierà a traslarsi sui tassi applicati. Ma un altro pericolo, forse maggiore, è quello degli effetti sull’economia dall’aumento della tassazione sulle banche. Una parte dell’aumento sarà infatti passata ai consumatori e clienti finali via aumento delle commissioni mentre è possibile che si verifichi una stretta del credito erogato generando così un “moltiplicatore negativo” per la crescita.

La pace fiscale

L’accordo raggiunto dopo un lungo braccio di ferro sul decreto fiscale collegato alla legge di bilancio stabilisce un’aliquota al 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi. Sarà prevista l’opzione di dichiarazione integrativa ma con la possibilità di far emergere fino ad un massimo del 30% in più rispetto alle somme già dichiarate e comunque con un tetto di 100.000 euro per periodo d’imposta. Per ridurre il contenzioso, si potranno inoltre sanare le liti con il fisco pagando senza sanzioni o interessi il 20% del non dichiarato in 5 anni in caso di vittoria del contribuente in secondo grado (o il 50% in caso di vittoria in primo grado). Allo stesso tempo, con la rottamazione ter delle cartelle Equitalia saranno cancellati sanzioni e interessi, dilazionando i pagamenti in 20 rate in 5 anni e arriverà lo stralcio delle minicartelle sotto mille euro accumulate dal 2000 al 2010.

Il reddito di cittadinanza

«Nei prossimi giorni conoscerete tutti i numeri, ma è una misura omogenea su tutto il territorio» dichiara inoltre Di Maio, al termine del Cdm. «La grande sfida sarà rifondare i Centri per l’impiego, e la mia personale sarà quella di far tornare il sorriso alla gente quando parla di Cp – aggiunge -. Possiamo farla partire nei primi 3 mesi del 2019, ma stiamo lavorando già da 3 mesi con le Regioni per riformare il sistema della formazione – spiega -. Domani al Mise incontrerò tutti gli assessori regionali al Lavoro e ci metteremo ulteriormente al lavoro per questa sfida di civiltà, perché esiste in tutta Europa». Servono 9 miliardi (di cui 2,6 da attingere dalle risorse già stanziate per il Rei) a cui aggiungere un ulteriore miliardo destinato al rafforzamento dei centri per l’impiego. L’attivazione vera e propria della misura scatterà nei primi tre mesi del 2019. L’assegno da 780 euro, secondo quanto annunciato finora, verrà caricato sul bancomat, con una sorta di monitoraggio degli acquisti. Il sostegno sarebbe garantito solo a patto di frequentare corsi di formazione e di prestare 8 ore a settimana di lavoro socialmente utile. Il reddito verrebbe meno dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro, ma con una specifica «geografica», con l’obiettivo di non penalizzare cioè chi non accetterà come prima offerta un’occupazione al di fuori della propria città o Regione.

Cartelle e pensioni

Il superamento della legge Fornero è una misura che entrambe le forze di governo rivendicano. L’obiettivo è di garantire la possibilità di andare in pensione a chi tra età e contributi arriva a `quota 100´, probabilmente partendo dalla combinazione 62-38. Il costo è di 7 miliardi di euro e il meccanismo dovrebbe partire a febbraio. Via sanzioni e interessi per tutti su cartelle e liti con il Fisco, con pagamento dilazionato in 20 rate trimestrali, cioè in 5 anni. Lo stralcio riguarda le cartelle sotto i 1000 euro ante 2010. A copertura della legge di bilancio arriverà dal taglio delle pensioni d’oro un miliardo in tre anni. L’intesa prevede decurtazioni sopra i 4.500 euro netti al mese. Il taglio nella parte di assegno non coperta dai contributi pagati porterà nelle casse dello Stato un miliardo di euro nell’arco di un triennio.

Flat TaxIl forfait esiste già ed è al 15% per i professionisti con ricavi fino a 30.000 euro e per le altre categorie con ricavi fino a 50.000 euro. L’obiettivo è estendere la platea ad autonomi, Snc, Sas e Srl che optano per il regime di trasparenza con ricavi fino a 65.000 euro. Dai 65.000 ai 100.000 euro si pagherebbe un 5% addizionale. Le start up e le attività avviate dagli under35 godrebbero di un supersconto al 5%. Il costo è di circa 600 milioni il primo anno e di 1,7 miliardi a regime.

Stop ai doppi incarichi

Confermato anche lo stop ai doppi incarichi «alla De Luca». Dunque un presidente di Regione non potrà ricoprire la carica di Commissario alla sanità, poiché viene sancita l’incompatibilità. È lo stesso caso del governatore della Regione Lazio, Zingaretti.

Rc Auto

La novità è l’arrivo di un secondo decreto, che scorpora dal dl fiscale norme altrimenti non omogenee. Il dl rinominato «taglia scartoffie e leggi inutili» cancella oltre 100 adempimenti per le imprese” e ingloba misure per garantire una Rc auto «più equa»; per sancire l’incompatibilità tra ruolo di governatore regionale e commissario alla sanità «per non avere più casi De Luca»; per bloccare i pignoramenti della casa per chi ha crediti verso la P.a. (norma Bramini) e per bloccare «i medici furbetti che aumentano la lista di attesa per l’intramoenia».

Azzardo e sigarette

Nella manovra aumenta la tassazione sul gioco d’azzardo. Arrivano norme anche per chiudere il pregresso sulle sigarette elettroniche che negli obiettivi consentirebbe di salvaguardare migliaia di posti di lavoro nel settore.

Il pre-vertice

Poche ore prima si era concluso dopo due ore e mezza il vertice convocato dal presidente del Consiglio Conte sul decreto fiscale e sulla legge di Bilancio, cui avevano partecipato i vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Proprio in quel vertice era arrivato il semaforo verde sulla pace fiscale che partirà da subito. Secondo fonti della Lega l’intesa prevede, oltre a un tetto fissato a 100mila euro, una dichiarazione integrativa con un’aliquota al 20% sul maggiore imponibile Irpef dichiarato nei cinque anni precedenti. «Abbiamo ottenuto nessun salvacondotto per gli evasori», dichiarano fonti vicine al premier Luigi di Maio. Ma dal vertice filtrano anche altre indiscrezioni. Nel decreto fiscale sarà inserita una norma per l’arresto degli evasori fiscali. Mentre il taglio delle pensioni d’oro sarà nella legge di Bilancio, e a febbraio partirà la riforma delle pensioni con quota 100. In corso ora il Consiglio dei ministri che dovrà esaminare proprio decreto fiscale e il disegno di legge di Bilancio 2019-2021.



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