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Prima ancora che Leonardo e Maldini puntellassero con decisione la sua panchina, era stato lo stesso Gattuso ad allontanare ombre sgradevoli: «È da luglio che sento parlare di esonero, eppure io dalla dirigenza percepisco fiducia quando ci parlo. Nessuno mi ha mai dato ultimatum, nessuno mi ha mai detto che se non vinco sono fuori. Con Leonardo e Maldini c’è grande onestà, percepisco la loro vicinanza e il loro sostegno, ma se una squadra sente tutti i giorni voci sul mercato e sull’allenatore diventa tutto più difficile e si rischia di andare alla ricerca di alibi. E poi questo non è il mio momento più difficile: un anno fa, a Benevento e Verona, eravamo senza capo né coda. Per quanto mi riguarda, comunque, sono tranquillo. La preoccupazione riguarda il fatto che non si vince da tempo». Tranquillità che deriva dalla consapevolezza del privilegio – comunque andrà a finire – di trovarsi su questa panchina: «Io voglio continuare a lavorare qui, dove mi trovo a mio agio. In questi mesi non ho pettinato le bambole. Ho una grandissima voglia di continuare il percorso con questi ragazzi. Devo ringraziare chi mi ha dato questa possibilità, l’importante è avere la squadra in mano. Comunque il mio futuro è oggi, poi vedremo cosa succederà. E poi io non devo pensare a me stesso, ma al bene della squadra».



TECNICA Se il futuro è oggi, sarà meglio che il suo Milan cambi marcia e registro rispetto alle ultime uscite. Gattuso assicura che le partite davvero sbagliate sono state soltanto – si fa per dire – quelle di Bologna e Fresinone, ma i risultati raccontano che la realtà è più drammatica. Rino peraltro non è certo un amante degli alibi. «Dicembre ci ha portato tanta delusione. Abbiamo sistemato la difesa e adesso ci manca il gol. Davanti ci perdiamo. Occorre trovare la nostra tranquillità e abbiamo l’occasione per riscattare un mese disastroso, girando a 31 punti: negli ultimi sei anni solo una volta è stato fatto di meglio (stagione 2016-17, con 39, ndr). Il nostro scudetto è arrivare fra le prime quattro, la bravura dovrà essere restare attaccati a quel treno». E il grido di battaglia ricalca quello che di lì a poco ha poi detto Leonardo: «Domani (oggi, ndr) non mi interessa come giochiamo, quanta tecnica ci mettiamo. Voglio vedere 23 giocatori che vogliono vincere, una squadra che reagisca ai momenti di difficoltà. So che possiamo farlo perché ho visto un gruppo con la bava alla bocca già in altre situazioni di emergenza. E sono certo che nel momento in cui arriva un gol, ci sblocchiamo e cambia tutto».

STOCCATA Lo sguardo inevitabilmente va a Higuain: «Voglio vedere quello del secondo tempo di Frosinone, che salta l’uomo e crea superiorità. Poi, le palle gol si possono anche sbagliare. Non voglio sentir parlare di cessioni, mercato e trattative. Fin quando è qui ha il dovere di darci una mano. E non è vero che fisicamente non sta bene: gli manca solo la stoccata finale. Sento dire che Sarri lo chiama e cose del genere, ma io parlo con lui tutti i giorni e penso che resti con noi». Chiusura, molto istruttiva, sul caso Calhanoglu: «È vero, non sta giocando ai suoi livelli, così come Higuain, Cutrone e Castillejo. Ma fin quando sarò io l’allenatore, rimane qua. Per il mio gioco Hakan è fondamentale. Ai giocatori in difficoltà va data fiducia»

Mancavano le loro parole. Mancava una presa di posizione della società. Il Milan sta vivendo un momento difficile, è scivolato al sesto posto e le voci sul possibile esonero di Gattuso si sono moltiplicate. Ieri, in un incontro con i giornalisti prima dell’allenamento di rifinitura della squadra, Leonardo e Paolo Maldini hanno deciso di fissare dei punti chiari sul presente e sull’immediato futuro, su Gattuso e sul mercato, partendo però dalla sfida alla Spal di stasera: «Ci vuole un segnale energico, ci vuole una reazione – ha tuonato Leonardo -. Possiamo anche giocare male, ma bisogna vincere, bisogna morire lì sul campo». Frase forte, chiaramente da interpretare, ma che rende l’idea su quanto sia importante per il Milan ritrovare i 3 punti.

Come detto i due dirigenti hanno parlato di molte cose. Su Gattuso sono stati netti, anche se la storia del calcio insegna come certe volte le parole le portino via il vento e… i risultati: «Non abbiamo mai pensato di cambiare Gattuso – ha dichiarato il dt brasiliano -. Oggi non esiste nessun progetto alternativo, nessuno è stato contatto. Il Milan quest’anno è partito in fretta e non possiamo dimenticarlo. Stiamo cercando di sistemare la situazione, siamo in corsa per il nostro obiettivo che è il quarto posto e sarebbe una cosa straordinaria raggiungerlo. Bastano due vittorie per tornare dov’eravamo qualche settimana fa». Tema rinforzato da Maldini:

«Non siamo partiti per vincere lo scudetto, ma per arrivare quarti e se guardiamo gli ultimi anni non è semplice. Noi siamo convinti di poter arrivare quarti – ha ribadito Maldini -, abbiamo avuto difficoltà e tanti infortunati, ma non siamo a 15 punti di distanza». Fiducia in Gattuso anche perché il discorso è più ampio, non convincono le alternative e un tecnico in più a bilancio farebbe la differenza: «La proprietà sa qual è la situazione, abbiamo una macchina ancora da aggiustare – ha proseguito Leonardo -. Non possiamo pensare che comprando dieci giocatori in corsa si diventi da scudetto. Una squadra si forma con investimenti e organizzazione interna, il nostro nuovo ad arrivato da meno di un mese. La realtà Milan è in difficoltà da anni e non basta poco per svoltare: noi dobbiamo capire come fare e farlo in modo graduale. Se arriveremo quarti sarà gloria, altrimenti sarebbe come nei cinque anni precedenti». Maldini ha posto l’accento anche sui giocatori: «Le partite a volte le cambi con un atteggiamento, devi essere più propositivo, non far vedere che sei da sesto posto, non accettare quel tipo di posizione. L’ordinario nello sport non esiste, devi sempre fare qualcosa di straordinario – ha tuonato l’ex capitano -. Questo si chiede in genere ai giocatori che a volte si adagiano in una posizione di comodo».

Detto di Gattuso, Leonardo e Maldini sono voluti essere ancora più chiari sul mercato: «Non ci saranno colpi, dobbiamo vivere di opportunità – ha detto il brasiliano -; occasioni che possono entrare nella logica del Fair Play Finanziario perché la Uefa ci ha già inviato una lettera per chiederci come abbiamo fatto Paquetà». Dunque nessun investimento folle, come successo per altro già in estate: «Se guardate le operazioni, sono stati tutti scambi: dentro uno, fuori uno e così via. A gennaio sicuramente ci vorranno delle uscite perché saremo 30 giocatori – ha aggiunto Leo -, ma dobbiamo ricordarci che dovremo chiudere con una perdita massima di 30 milioni e partiamo da un passivo di 127». I due dirigenti si sono soffermati molto sul FPF dell’Uefa, contestando la metodologia, ma questa è la situazione e bisogna conviverci. Inevitabilmente il tema è finito poi su Higuain: «Lui ha un ruolo molto importante in quest’annata, ha una leadership che deve esercitare – ha chiosato Leonardo -. Non ci sono offerte e non ha mai chiesto di andare via, poi è della Juve e noi non possiamo prestarlo o venderlo. Higuain sa che essere in Champions o meno cambierebbe la nostra vita e potrebbe cambiare anche la sua situazione». Concetto ribadito anche da Maldini: «Per lui e Bakayoko la posizione Champions è vincolante. Comunque resterà chi vuole rimanere, chi inizia a fare i conti può anche andare via».

Non ha detto «mi sorprenderebbe non essere più l’allenatore del Milan a gennaio», ma Gennaro Gattuso l’ha fatto capire. Sarà per la presenza a Milanello di Leonardo e Maldini che hanno ribadito, pubblicamente, la fiducia nei suoi confronti, sarà perché il tecnico è convinto di poter ritrovare la vittoria stasera contro la Spal e risollevare la squadra, mantenendola fino al termine del campionato in corsa per la zona Champions: «A inizio stagione il nostro scudetto era arrivare fra i primi quattro e oggi siamo a 3 punti dal nostro scudetto – ha ribadito ieri Gattuso -. La bravura nostra starà rimanere attaccati al quarto posto per dare un senso alle partite della primavera, cosa che non accade da molti anni». Dunque, per rivendicare il proprio percorso, Gattuso ha voluto evidenziare come al di là di tutte le difficoltà, il Milan sia ancora pienamente in corsa per l’obiettivo stagionale. Certo, ha perso delle buone chance («siamo consapevoli di aver fatto un dicembre disastroso»), ma la Spal rappresenta un bivio da non fallire: «Se vinciamo giriamo a 31 punti e negli ultimi anni è successo poche volte – ha aggiunto Gattuso -. Questa squadra ha avuto un’involuzione tecnico-tattica perché Biglia e Bonaventura ci permettevano di fare un gioco diverso, ora ci sono interpreti differenti. Con la Spal abbiamo il dovere di dare qualcosa in più, spero in una grande prestazione, non mi interessa se giochiamo bene tecnicamente, ma voglio vedere ventitré giocatori che inseguono la vittoria».

I 3 punti sono fondamentali per passare una sosta tranquilla e ripartire con maggiori certezze: «Da giocatore ho fatto cambiare idea a molte persone, vediamo se riesco a farlo anche da allenatore – ha sottolineato Gattuso -. Io voglio continuare a lavorare qui, non sono rimasto a pettinare le bambole. Stiamo attraversando un momento negativo e so di essere legato ai risultati, ma c’è grande voglia di proseguire questo percorso. Non penso al futuro, ma all’oggi, io sono uno che si prende le responsabilità ed è disposto a gettarsi nel fuoco per la causa. Sento la fiducia dei dirigenti e credo di parlare con persone perbene che non mi hanno mai dato ultimatum. Siamo una famiglia e siamo tutti dentro questa casa, a volte ci sono degli spifferi, ma dobbiamo fare di tutto per avere meno freddo». Chiusura su Higuain: «Non voglio sentire parlare di cessione o meno, fin quando è qui, deve pensare al Milan perché abbiamo bisogno di lui. Ma per quello che ci siamo detti, penso rimarrà».

Vincere per concludere con un sorriso il 2018 e per evitare di entrare nel libro dei record rossonero come la squadra ad aver collezionato cinque partite di fila senza segnare nemmeno un gol. È questo uno degli obiettivi numerici che il Milan dovrà provare a raggiungere questa sera contro la Spal. Le quattro partite in bianco fatte registrare con Torino, Bologna, Fiorentina e Frosinone non sono una novità, visto che già in passato il Milan aveva avuto una streak uguale per ammontare di gare senza segnare (’32-’33, ’65-’66, ’66-’67, ‘76’-’77 e ’84-’85) mentre il periodo più lungo si accavalla tra due stagioni, ovvero le prime due del campionato nazionale di Serie A per come lo conosciamo oggi. Al termine dell’annata 1929-30, il Milan pareggiò 0-0 in casa con il Torino e perse, sempre a San Siro, contro il Genoa per 0-2. Nelle prime quattro giornate del campionato successivo, La squadra allenata da Koenig impattò per 0-0 contro il Livorno per poi cadere contro la Juventus (0-3), Alessandria (0-3) e Lazio (0-1), con l’emorragia offensiva che si interruppe alla quinta giornata contro l’Ambrosiana grazie all’autogol di Militone. Ricordi in bianco e nero, impolverati dalla storia, ma che riemergono oggi visto che il Milan, in caso di assenza di gol, stabilirebbe il suo nuovo record negativo in fase realizzativa all’interno di un singolo campionato. Roba da non credere se si pensa che il centravanti dei rossoneri è Gonzalo Higuain, che avrà uno stimolo in più per sbloccarsi visto che sono due mesi che non trova il gol ed è da lui che tutti si aspettano un sussulto decisivo.

Ieri Suso si è allenato con il gruppo, nonostante l’infiammazione al pube non sia stata ancora del tutto smaltita. Lo spagnolo è nell’elenco dei 25 convocati di Gattuso e oggi, nell’allenamento mattutino, arriverà il responso sulla sua titolarità o meno. Se dovesse arrivare il semaforo verde, giocherà insieme a Higuaín e Castillejo favorito su Cutrone nel 4-3-3 che vedrà la conferma di Kessie, Bakayoko e Calhanoglu a centrocampo (il turco è stato difeso a spada tratta da Gattuso nella conferenza stampa di ieri). In difesa torna Cristian Zapata al fianco di Romagnoli dopo il turno di riposo che Gattuso gli ha consesso mercoledì contro il Frosinone. Calabria e Rodríguez agiranno sulle fasce con Donnarumma in porta. Troverà nuovamente spazio Andrea Conti, che partirà dalla panchina ma dovrebbe avere 20-25 minuti da mettere nelle gambe.

Come in una staffetta, nella quale ci si passa un testimone che, in questo caso, è tondo e fatto ad esagoni. Un pallone che Kakà recupera vicino al cerchio di centrocampo su un avversario. Poi allarga a destra, dove c’è Paquetà solo soletto che si invola verso la porta e fulmina il portiere in uscita, gol. Storia di qualcosa che è successo per davvero, non nei sogni dei tifosi rossoneri. Nella notte tra giovedì e venerdì, infatti, al Maracanà di Rio de Janeiro si è svolta “O Jogo das estrellas”, un match benefico che ogni anno la leggenda verdeoro Zico organizza per raccogliere fondi. In campo c’erano tanti ex giocatori e giovani talenti: da Julio Cesar, Adriano (o Imperador), Seedorf a Gabigol (che a inizio anno sarà pure lui a Milano ma con l’obiettivo di favorire il suo passaggio al Flamengo) e Vinicius Junior. Nella squadra rossa sono capitati insieme anche Kakà e Paquetà: il passato e il presente/futuro del Milan. Con il primo che, appunto, è riuscito a mandare in gol il secondo, come fosse un segno del destino.

Lucas oggi come è stato Riki ieri, anche se il contesto e i compagni non sono proprio la stessa cosa, quindi è meglio andarci piano con le aspettative. Paquetà è però molto felice dell’accostamento, tanto da aver postato su Instagram foto e video delle migliori giocate fatte assieme all’ex rossonero. «Kakà è il mio idolo. Certo che voglio seguire le sue orme, ma vorrei anche raccontare la mia storia a Milano. Devo prendere le cose migliori da lui, entrare e fare il miglior lavoro possibile», ha detto il prossimo giocatore del Milan a Globo Esporte a fine gara. Qualche settimana fa è stato a Milano proprio per svolgere le visite mediche e iniziare a respirare l’aria del club. «Sono stati giorni molto tranquilli. È stato un periodo di adattamento per me e la mia famiglia. Spero di adattarmi il prima possibile affinché quando torno a Milano, possa dare subito un aiuto in campo». Kakà, dal canto suo, oltre ad averlo battezzato sul campo, anche nelle dichiarazioni ha dato la sua benedizione al campioncino brasiliano. «Sono contento che sia andato al Milan, il club che mi ha aperto le porte del calcio europeo. È una società che ha un grande legame con i brasiliani: spero possa aver fortuna e fare una brillante carriera in Europa. Dovrà imparare a convivere con la pressione, perché è ancora giovane, usando al meglio il suo istinto e il talento che ha per il calcio. Si troverà in mezzo ai migliori del mondo e la scuola italiana lo aiuterà a diventare un giocatore più completo». Kakà, però, avverte tutti: le aspettative sul ragazzo non devono essere eccessive, anche perché di Kakà ce n’è stato uno solo e Paquetà dovrà affermarsi al Milan con le sue caratteristiche che non sono proprio le stesse del leggendario 22. «Dovrà giocare secondo le sue capacità. All’inizio si cerca sempre di fare paragoni, ma piano piano con il suo stile di gioco si svincolerà da questa situazione, affermandosi per quello che vale. Io spero che possa davvero fare la storia del Milan». Più che un auspicio, suona come un’incoronazione da parte dell’ultimo Pallone d’Oro della storia rossonera. Ma quelli erano davvero altri tempi…

Il presidente Walter Mattioli, dopo lo scialbo 0-0 interno contro l’Udinese, non ha nascosto la delusione per un’altra prestazione poco convincente della sua Spal («ogni tanto mi piacerebbe vincere…»), a secco di vittorie da oltre due mesi, da quel – a questo punto – maledetto 20 ottobre (0-2 sul campo della Roma). La formazione emiliana chiuderà il 2018 e il girone di andata ospite di un Milan che sta facendo addirittura peggio: «Ma nonostante i pochi punti conquistati ha sempre avuto occasioni per vincere la partita. Attraversa un periodo sfortunato, speriamo che continui anche contro di noi», ha spiegato Leonardo Semplici mettendo da parte la sportività di facciata. Mancherà Lazzari, alle prese con un infortunio alla caviglia rimediato mercoledì in uno scontro di gioco con D’Alessandro dell’Udinese. Ed è un gran bel guaio: «Abbiamo provato diverse soluzioni, sceglieremo quella migliore compreso un eventuale cambio di modulo». L’esterno destro, nel giro della Nazionale e nel mirino delle big della Serie A, dovrebbe essere sostituito da Dickmann: «Ha sempre fatto bene quando è stato chiamato in causa – ha proseguito l’allenatore -, lo vedo bene anche come quarto di centrocampo nel 4-4-2». Per il resto, Bonifazi è favorito su Vicari che si appresta a riaccomodarsi in panchina, mentre in attacco è corsa a tre per due maglia da titolare: accanto a Petagnadovrebbe comunque rivedersi Antenucci. Oltre a Lazzari mancherà l’infortunato Djourou, fuori per un trauma distorsivo al retto femorale della gamba sinistra.

Ecco una breve lista che potrebbe risultare utile ai fini delle ricerche:

  1. Portogallo con Rádio e Televisão de Portugal;
  2. Svizzera con Schweizer Radio und Fernsehen;
  3. Turchia con Turkish Radio and Television Corporation;
  4. Serbia con Radio-televizija Srbije;
  5. Paesi Bassi con Sanoma Media Netherlands;
  6. Paraguay con Sistema Nacional De Television;
  7. Slovacchia con Slovenská Televízia;
  8. Suriname con Surinaamse Televisie Stichting;
  9. Repubblica Ceca con Ceská Televize;
  10. Svezia con Modern Times Group.

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Nel caso in cui non fossi un abbonato Sky purtroppo non potrai vedere la partita in TV ma puoi sempre usufruire di alcuni servizi alternativi per vedere Milan Spal in streaming. Altrimenti puoi approfittare dell’occasione per sottoscrivere un abbonamento Sky.

DOVE VEDERE Milan Spal IN STREAMING

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Prima, adesso e dopo. Per raccontare la storia del Milan che è stato, che è, e che verrà servirebbe una settimana. Leonardo e Maldini ci hanno provato ieri pomeriggio a Milanello, dopo la conferenza di Gattuso, approfittando degli auguri di fine anno con i media. Un’occasione per qualche riflessione a 360 gradi e soprattutto per alcune puntualizzazioni essenziali in un momento delicato dove effettivamente occorreva fare un po’ di chiarezza. Molto probabilmente anche una risposta all’accusa di aver lasciato da solo l’allenatore col mare in burrasca. Anche se in realtà, nel sentirli parlare, le onde più pericolose sono quelle che arrivano da Nyon, e non intorno alla barca di Rino. «Gattuso è e resta l’allenatore del Milan. Non abbiamo mai pensato di cambiare il tecnico – spiega Leo -. Certo, non possiamo negare la situazione generale, che ci ha visto partire di fretta. In fondo questa è una macchina ancora da aggiustare, però siamo in corsa per il nostro obiettivo, ovvero il quarto posto. Siamo lì. E vi dico che a oggi non esiste nessun progetto alternativo a Gattuso, nessun altro allenatore è stato contattato». Suggella Maldini: «L’input è la condivisione degli obiettivi e il pieno appoggio ad allenatore e staff.

RABBIA Una presa di posizione molto netta, che parrebbe sgombrare il cielo sopra la testa di Rino. Il senso delle parole del d.t. è: i problemi del Milan non sono riducibili all’allenatore o qualche mossa di mercato, ma a un intero apparato che arriva da anni bui e che per rimettersi in moto ha bisogno di tempo (non troppo) e della cooperazione di tutti. Poi, è ovvio, viene da chiedersi cosa succederebbe se il Milan dovesse fare flop anche stasera. In base alle parole di Leonardo, nulla. Attenzione però a un’altra riflessione: «E’ arrivato il momento di dare un segnale importante a livello di energia e orgoglio. A partire da questa partita. Magari anche giocando male, ma devi morire lì». Ovvero tirare fuori tutta la rabbia e la bava alla bocca mancata nelle ultime partite. Ecco, se stasera il Milan non vincesse e mancasse questo ingrediente, allora sarebbe un problema molto serio. Di base resta comunque una fiducia all’allenatore confermata pubblicamente, al termine di un mese in cui però le ultime due partite dell’anno erano state indicate (anche per quanto filtrato dal club stesso) come decisive per il futuro di Rino.

REGOLE Ad ogni modo dipende sempre da quale angolatura si osservano le situazioni. E giu- ^ stamente in questo momento Leo e Paolo preferiscono la versione soft: «Siamo lì, bastano due vittorie e si ritorna alla posizione di un mese fa. Dicembre era importante per fare il salto di qualità, non ci siamo riusciti ma non siamo distanti 15 punti. Bisogna solo riuscire a cambiare questa percezione di “non essere in grado”, mentre noi di arrivare al quarto posto lo siamo assolutamente. Le partite a volte le cambi con un atteggiamento, occorre essere più propositivi, e non far vedere che sei da sesto posto». Sarebbe bello riuscire a essere propositivi anche sul mercato, ma Nyon ha ammanettato le ambizioni di via Aldo Rossi. Svela Leonardo: «Dopo aver fatto Paquetà, dalla Uefa ci è arrivata una lettera che contesta l’investimento. Non vogliamo ne arrivi una seconda». E quindi è meglio che la gente rossonera entri nell’ordine di idee di ciò che la aspetta a gennaio. «Cambiare non vuol dire comprare dieci giocatori. Non ci saranno colpi di mercato, dobbiamo vivere di opportunità che possono entrare in una logica di Fair play finanziario. Sicuramente ci vogliono delle uscite perché ci siano degli arrivi, con Paquetà siamo in 30. E’ un incastro totale, non possiamo andare e comprare. Paquetà ci hanno detto che non potevamo farlo, però l’abbiamo fatto…». Prosegue Maldini: «Le regole sono più rigide, è una cosa che ha portato il calcio a non avere debiti, ma è impossibile arrivarci per una squadra che vuole tornare a un livello alto, è molto penalizzante, ha cristallizzato il calcio. Oggi nessuno può investire con queste regole».

VOGLIA Strategie e vincoli di mercato portano Leo e Paolo anche a mandare un avviso molto chiaro ai giocatori rossoneri: «Noi presto o tardi arriveremo dove vogliamo, quindi chi sta qua è perché ne ha voglia. Altrimenti arrivederci e grazie». E un altro paletto arriverà dalla posizione finale: «I riscatti di Higuain e Bakayoko? Siamo stati chiari con loro quando sono arrivati, la posizione Champions è vincolante». E per gennaio qual è la situazione di Gonzalo? «Il nostro rapporto con lui è diretto, non abbiamo mai messo in dubbio la sua posizione. Per gennaio non c’è stata alcuna richiesta e lui non ha mai chiesto di andare via. Inoltre è della Juve. Non abbiamo mai avuto dubbi su Higuain da qui a fine anno. Certo, deve ritrovarsi, e qui resta chi ha voglia. Dopo di che, essere o non essere in Champions ci cambia la vita, lo sa anche lui».



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