Necropoli sotterranea di Camerano, la troupe di “Mistero” si è imbattuta in una piccola bara anonima



Durante la registrazione di un servizio, a Camerano, è stato scoperto qualcosa di importante. In parte, il pubblico conosce già questa storia; un paio di edizioni fa abbiamo realizzato uno dei servizi più toccanti della storia di “Mistero”. Oggi, però, voglio riportare alla luce quella vicenda per i nostri lettori, raccontando la parte inedita, ovvero quello che i telespettatori non hanno potuto vedere. Il dietro le quinte. Una storia di quella portata merita di non finire nel dimenticatoio.



Il clima era quello tipicamente invernale. Cera tantissima neve, attorno a noi era tutto bianco. Faceva freddo. Girare in quelle circostanze è sempre dura. Ma, quella volta, anche soltanto il viaggio per arrivare nelle Marche è stato particolarmente difficoltoso. Forse era un presagio… A Camerano c’è una vera e propria necropoli sotterranea. Il monte Conero svetta in tutta la sua bellezza. Nel nostro mestiere ne passiamo di cotte e di crude, è molto difficile staccare completamente dal lavoro. Ho sempre pensato che, prima o poi, mi sarei portato dietro qualcosa di inquietante durante una delle nostre mille esperienze E infatti cosi è stato. È successo pròprio a Camerano.

Quando abbiamo fatto l’esterna, io e Daniele Bossari abbiamo vissuto sensazioni fortissime. Abbiamo aperto una cripta sotto l’altare della basilica di San Francesco e, con sorpresa e sconcerto di tutti, abbiamo trovato una bara di una bambina. La bara era senza nome, completamente anonima. Non ce lo aspettavamo, quella bambina non avrebbe dovuto essere lì. Le nostre ricerche erano orientate ad altro, volevamo scoprire la città sotterranea, cercare eventuali presenze negli oltre due chilometri di cunicoli perfettamente conservati. Sotto la cripta della chiesa di San Francesco non era mai entrato nessuno. Eravamo i primi.

E lì, al posto della città storica – o meglio, nella città storica – ci siamo imbattuti in quella scoperta unica. Un’esperienza tanto estrema dalla quale io e Daniele siamo rimasti profondamente turbati. Dopo l’esplorazione, infatti, siamo usciti dalla chiesa con una sensazione molto strana. Ma questa è cronaca, che avete visto anche in trasmissione.
Le cose che non sapete, però, sono avvenute dietro le telecamere.

Una volta tornato a casa è iniziato un periodo in cui, quando andavo a letto, sentivo il materasso muoversi. Era come se qualcuno aspettasse che prendessi sonno per poi svegliarmi con degli scossoni. È iniziato subito dopo la scoperta. Ho chiesto diverse volte a mia moglie Francesca – ve lo può confermare – se fosse lei a muovere il letto, magari per scherzo, ma lei negava. E in effetti, non era lei. È andata avanti così per diverse notti.

Nel frattempo, le nostre indagini per dare un nome a quella bambina stavano andando avanti. Le ricerche erano lunghe e difficili, a tratti perfino estenuanti.
Alla fine, però, ce l’abbiamo fatta. Dopo mille peripezie siamo risaliti al suo certificato di morte. Il suo nome era Loreta Caggiano, ed era nata a Foggia. Era figlia di Michelangelo Caggiano Antonietta Parisi, sfollati dalla Puglia durante la Seconda guerra mondiale. Qualche mese dopo, quindi, siamo andati a girare un altro servizio per “Mistero”, nel quale eravamo intenzionati a svelare al pubblico – che era rimasto molto colpito dal precedente servizio – il nome di Loreta. Dal giorno della messa in onda di quella puntata, con l’identità di Loreta comunicata su vasta scala, il fenomeno è cessato completamente. Il mio materasso ha smesso di muoversi.

Sono convinto che fosse l’anima di questa bambina che cercava un po’ di pace. Va ricordato che noi avevamo scavato sotto la cripta, naturalmente con tutti i permessi, e quindi è un po’ come aver risvegliato qualcosa. A tal proposito – Daniele lo racconta ogni volta – il giorno dopo aver girato il primo servizio, quello della scoperta della bara, le panche della chiesa sono state trovate completamente divette. E di certo non sono stati i ladri, o dei vandali, perché la sera prima la chiesa era stata chiusa dall’interno e non c’erano segni d’effrazione. Però non sappiamo nemmeno chi sia stato.

Una domanda che mi hanno fatto diverse volte è: ma secondo te, Arcadio, questa bambina voleva voce, voleva essere trovata, oppure è stata disturbata?
E quello era il mio dubbio, forse anche la mia paura. La tomba di quella bambina era completamente abbandonata a se stessa da più di quarantanni. Non c’era nome, foto o altro che potesse identificarla, attribuirle un posto nel mondo. Credo che, comunque, l’abbiamo disturbata.
Però non riesco a smettere di pensare al fatto che, dal momento in cui siamo risaliti alla sua identità e abbiamo raccontato nuovamente la sua storia – che altrimenti sarebbe andata dimenticata e persa per sempre -, il fenomeno del mio letto che si muoveva è cessato definitivamente. Questo, secondo me, significa che, riportandola alla luce, la sua anima si è riappacificata. Mi piace credere che adesso lo spirito della bambina sia in pace. Forse abbiamo contribuito a restituirle il suo posto, la sua storia.
Dopo la scoperta, inoltre, siamo riusciti a farle avere una giusta sepoltura. Il luogo in cui l’avevamo trovata non era degno per un corpo così piccolo e un’anima tanto innocente.



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