Occhio a lavarsi troppo, può fare male



Impotenza, sterilità, calvizie, cancro. Quante ipotesi facciamo per spiegarci la causa di queste malattie prima di prendere in considerazione la più elementare di tutte?Gli amici dell’igiene sono spesso nemici della salute.Gli Usa l’hanno capito prima di noi, è per questo che la FDA americana ha proibito l’impiego di “Triclosan” nei saponi. Ma quali sono gli effetti collaterali di questo agente antibatterico di cui si finge ancora di ignorare la tossicità? La sua struttura chimica è molto simile a quella della diossina, ed è stato questo a muovere la comunità scientifica affinché ne venisse smentita una velenosità che, carte in mano, è invece stata ribadita. Profumata, fresca e a buon mercato: sono le caratteristiche che rendono appetibile all’acquirente questa molecola, ed egli se la ritrova un po’ ovunque, sotto mentite spoglie: saponi, dentifrici, bagnoschiuma, deodoranti. Tutti i prodotti, se integrati con la componente in oggetto, espongono al rischio di danni a reni e fegato, poiché il Triclosan reagisce alle particelle di cloro presenti nell’acqua corrente producendo cloroformio, che per gli organi menzionati rappresenta una pericolosa tossina.



Ma i suoi effetti collaterali fanno tremare dallo spavento anche ormoni tiroidei, testosterone ed estrogeni, spesso alterati, o peggio, soppressi dalla sua azione depredante.Che dire poi di quella inesorabile resistenza agli antibiotici alla quale ci espone? Tutte queste incognite sarebbero sufficienti a bandirne, o almeno, limitarne l’utilizzo anche in Italia, ma qualora non bastassero, eccone altre due degne di nota:danneggia la flora batterica e i microrganismi indispensabili alle funzioni immunitarie dell’organismo, e favorisce il cancro al fegato, l’organo deputato al filtraggio. Per ripulire il corpo da questa tossina non basta conoscerne le conseguenze e sospenderne l’utilizzo, è stato infatti comprovato che la contaminazione dal paventato agente Triclosan è una piaga che ha finito per integrarsi alla nostra struttura, e non a caso ne sono state trovate tracce nel latte materno, nei feti, nel sangue e nelle urine. «PROFUMO» Esso, tuttavia, non è l’unica insidia presente nei prodotti delegati all’igiene e alla cura personale: la semplice dicitura “profumo” trascritta alla voce ingredienti, può riferirsi a ben 4.000 sostanze sintetiche potenzialmente causa di reazioni allergiche, emicrania ed eruzioni cutanee.

E nemmeno i bambini sono risparmiati da un mercato che non opera nella totale garanzia della salute dei suoi compratori: la componente “mineral oil” presente in molte creme per piccini, inibisce la traspirazione della pelle, foderandola come una crosta di paraffina la provola e accelerando i suoi processi di invecchiamento. Ma sì, facciamoci una bella lavata di ascelle, chissà che il box doccia non rappresenti l’unica zona franca in un inferno di tranelli. Forse, ma alla condizione di impiegare soli prodotti esenti dai comunissimi solfiti (SLS e SLES) usati nelle ricette di bagnoschiuma e shampoo, al fine di fargli produrre le tanto amate mille bolle blu di cui cantava Mina. Questi agenti schiumogeni, a causa del loro elevato potere sgrassante, danneggiano lo strato lipidico superficiale della pelle, il quale è incaricato a garantirne la protezione dai nemici esterni. Alla luce dei fatti non c’è da sorprendersi che l’incidenza di tumore sia aumentata a dismisura rispetto ai primi del ’900, quando ad ammalarsi era solo una persona suo 0ttomila.

Oggi,a ricevere una diagnosi di cancro, è addirittura una su tre. OCULATEZZA Nonostante le dosi di Triclosane solfati presenti in un qualsiasi prodotto di uso comune siano infinitesimali, finiscono per sommarsi a quelle di ogni detergente utilizzato per la pulizia quotidiana; l’oculatezza, per tanto, non serve solo da parte del singolo fruitore, bensì anche da parte di chi è addetto alla produzione, affinché garantisca ai suoi clienti la qualità necessaria a non comprometterne la salute. Sono decine gli antibatterici naturali che potrebbero sostituirsi a veleni come il Triclosan, ma spesso se ne snobba l’esistenza. E altrettanto avveduti si potrebbe essere nella creazione di bagnoschiuma e shampoo, i quali, anche senza l’aggiunta di solfati, riuscirebbero comunque a detergere e assicurare igiene. Ma prodotti simili, ora come ora, rappresentano un’esclusiva delle tasche più abbondanti, e vengono resi disponibili quasi esclusivamente nel mercato farmaceutico e parafarmaceutico a prezzi improponibili per un portafogli medio.

Insomma, se sei ricco campi, altrimenti bye bye! La teoria del “pantarei (tutto scorre)” diEraclito deve aver generato confusione, convincendo i compratori che un amano insaponata con un detergente nocivo e una bocca strofinata con un dentifricio velenoso si possano risciacquare, delegando all’acqua la bonifica della propria struttura fisica, ma non è così:mucose ed epidermide sono permeabili, quindi pronte a ricevere tutto ciò con cui vengono a contatto. Non si può affidare al corpo la selezione di cosa accogliere e cosa respingere, quello è un arbitrio che spetta a noi. Esercitiamolo leggendo l’etichetta senza creare allarmismi: lavarsi non significa intossicarsi, basta saper scegliere. Che il pezzo non rappresenti un espediente per svicolare l’igiene personale, perché il tanfo pestilenziale di ascelle sudate al quale siamo ogni giorno sottoposti sui mezzi pubblici non è meno letale delle tossine succitate.



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