Omicidio Sarah Scazzi: Suscita indignazione la decisione dei giudici di concedere uno sconto di pena a Sabrina Misseri



Non conosco abbastanza bene il meccanismo giuridico che permette di beneficiare degli sconti di pena, ma sono sicura che i giudici che hanno preso questa decisione hanno lavorato in maniera trasparente e professionale, come è sempre stato dall’inizio del processo. Sicuramente, però, non posso ritenermi contenta per questa decisione, perché ogni volta che si devono affrontare queste situazioni vengono riaperte delle ferite che non si sono mai rimarginate, ma solo assopite”.



Parla in esclusiva a Giallo Concetta Serrano, mamma di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa il 26 agosto 2010 e ritrovata in un pozzo dopo quarantadue giorni di bugie e depistaggi. Le assassine della piccola Sarah sono Cosima Serrano, sorella di Concetta e zia della ragazzina, e sua figlia Sabrina Misseri. Le due donne, condannate in via definitiva, stanno scontando l’ergastolo per aver strangolato Sarah con una cintura al collo, spinte dal movente della gelosia, e aver chiesto a Michele Misseri, marito di Cosima e padre di Sabrina, di far sparire il corpo, gettato poi in un pozzo di contrada Mosca. Ora, però, sono arrivati i primi sconti di pena. Il Tribunale di Sorveglianza di Taranto ha accolto l’istanza (cioè il ricorso) del legale di Sabrina, l’avvocato Nicola Marse- glia, e ha concesso alla donna uno sconto di pena di 495 giorni. Sabrina, quindi, potrà godere della liberazione anticipata di oltre un anno e quattro mesi. Perché un condannato all’ergastolo possa uscire dal carcere, lo spiega il nostro collaboratore, l’avvocato Daniele Bocciolini, nelle pagine successive.

Per il magistrato, che ha accolto le tesi della difesa dopo il ricorso contro un primo rifiuto, Sabrina, così come sua madre Cosima, che ha già ottenuto lo stesso sconto di pena, si è mostrata partecipe alle attività di rieducazione dell’istituto penitenziario. Ha conseguito il diploma di scuola superiore ed è stata rispettosa delle norme di condotta in regime carcerario. Il Tribunale non ha valutato rilevante, ai fini della decisione sul beneficio, il fatto che la ragazza continui a proclamarsi estranea ai fatti, sulla stessa linea di Cosima. Iniziano, dunque, i “regali” alle assassine, che amplificano il dolore per la famiglia della piccola Sarah.

Dice mamma Concetta: «È ovvio che la pena detentiva debba mirare a un reinserimento del condannato. Ai parenti delle vittime, soprattutto quando manca un ravvedimento da parte di chi ha commesso il delitto, rimane però l’amaro in bocca se gli assassini possono avere molti anni in meno rispetto a quelli inflitti inizialmente, solo perché è passato del tempo o non si sono commessi altri delitti durante la detenzione. Se si potessero invertire le parti anche per un solo momento e far provare al condannato lo strazio e il dolore che prova chi ha voluto bene alla vittima, chi ha vissuto ogni giorno accanto a quella persona che è venuta a mancare per colpa di un omicida, credo che sarebbe lo stesso detenuto a non voler più chiedere sconti di pena o altro. Ma questo, purtroppo, non si può fare». Eppure la Cassazione, nell’infliggere il fine pena mai a Cosima e Sabrina, era stata chiara: aveva negato alle imputate le attenuanti generiche, richiamando la decisione di primo grado, i profili della gravità del fatto e della capacità a delinquere delle due donne.

In particolare, come avevano scritto  i giudici della Cassazione nella sentenza definitiva, Sabrina non merita sconti di pena per “le modalità di commissione del delitto e per la fredda pianificazione d’una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, al conseguimento dell’impunità’. Per i giudici della I Cassazione, inoltre, Sabrina, “rese interviste, strumentalizzando i media, e deviò le investigazioni, ponendosi, in fase immediatamente successiva al delitto, come astuto e freddo motore propulsivo delle stesse in direzione di piste fasulle”. Lo sconto di pena era stato negato anche a Cosima, che aveva partecipato allo strangolamento della ragazzina, uccisa con una cintura legata al collo. La Cassazione era stata intransigente: “Si è considerata l’età della Serrano e la possibilità che essa avesse di intervenire, per calmare l’aspro contrasto sorto tra le ragazze, mentre al contrario l’imputata si era resa direttamente protagonista del sequestro della giovane nipote partecipando, poi, materialmente alla fase commissiva del delitto. A tale condotta era quindi seguita una serie di de- pistaggi e comportamenti tesi a conseguire l’impunità per sé e per la figlia Sabrina”. Depistaggi che si sono susseguiti non solo nei 42 giorni in cui la famiglia Misseri sosteneva che Sarah fosse stata rapita, ma anche nel corso del processo e, poi, davanti alle telecamere di alcuni programmi televisivi. Nonostante non ci sia più nulla da fare e sia stato accertato che Cosima e Sabrina sono le assassine di Sarah, le due non intendono ammettere le responsabilità. Continuano a proclamarsi innocenti e per loro, ora, arrivano anche i benefici. Commenta a Giallo Concetta Serrano, rassegnata: «Credo che in futuro gli sconti saranno sempre maggiori, perché la legge lo prevede. Purtroppo noi non ci possiamo opporre a tutto questo».



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