Omicidio Yara Gambirasio, nessun dubbio il killer è Massimo Bossetti



Massimo Bossetti è l’assassino di Yara Gambirasio. E lo è con certezza praticamente assoluta: per trovare un’altra persona avente lo stesso profilo genetico del carpentiere di Mapello – vale a dire lo stesso Dna ritrovato sugli slip della ragazzina di Brembate uccisa il 26 novembre 2010 – occorrerebbero 3.700 miliardi di miliardi di miliardi di individui. Per darvi solo un’idea: 3.700 miliardi significa 528 volte e mezza gli abitanti della Terra. La possibilità che questo calcolo sia sbagliato? Una su 20 miliardi, “superiore a tutta la popolazione, viva o morta, transitata sulla Terra dalla comparsa dell’uomo”. A scriverlo sono i giudici della Cassazione che hanno confermato la condanna di primo e secondo grado: Bossetti è colpevole,merita l’ergastolo. E questa è l’ultima Corte, il giudizio “tombale” perché, per l’appunto, è quello che chiude per sempre la vicenda giudiziaria.



Questa storia nera è iniziata con la scomparsa di Yara, 13 anni, promessa della ginnastica, che esce dalla palestra del suo paese, fino a quel momento un puntino sconosciuto nella provincia bergamasca, e svanisce nel nulla. Sui suoi poveri resti, ritrovati esattamente tre mesi più tardi in un campo a qualche chilometro di distanza, c’è però quella che dal primo istante viene ritenuta la prova regina: il Dna dell’assassino, da quel momento per tutti Ignoto 1. L’indagine genetica è imponente, coinvolge letteralmente tutti i laboratori forensi e universitari più prestigiosi d’Italia e non solo. Ma quella traccia resta a lungo senza un nome. Si va a setaccio, allora, analizzando il profilo biologico di centinaia di uomini della zona, di tutti i compagni di scuola della ragazza, di tutti i loro genitori. Finché uno si rivela in parte compatibile: non è l’assassino, ma il nipote di Giuseppe Gueri- noni, che si rivelerà il padre naturale del killer. Però è morto nel 1999. E così parte una nuova caccia, questa volta alla madre, tra tutte le conoscenze possibili dell’uomo.

È come cercare il proverbiale ago nel pagliaio, ma alla fine si arriva a un altro nome: Ester Arzuffi. E tra i suoi tre figli c’è il più ricercato d’Italia, Massimo Bossetti. Ignoto 1. Che da sempre rifiuta in toto questa ricostruzione e grida la sua innocenza.

Eppure la Corte d’assise di Bergamo, la Corte d’appello di Brescia e ora la Cassazione romana confermano: è lui, senza l’ombra di quel ragionevole dubbio al quale il carpentiere si è sempre aggrappato. “C’è piena coincidenza identificativa tra il profilo di Ignoto 1 rinvenuto sulle mutandine della vittima e quello dell’imputato”, scrivono i magistrati in via definitiva. Rincarando di molto la dose, visto che il ricorso presentato dai suoi avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini viene a più riprese definito “generico” e “manifestamente infondato”, infarcito di “motivazioni fuorvianti” e “sgradevoli mistificazioni”, “privo di fonti scientifiche” e “fantasioso”. Otto anni dopo, sembra finita davvero: Yara può riposare in pace, i familiari sanno la verità.



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