Pensioni quota 100 ultime notizie, tutto pronto per dopo Natale



Si torna a parlare di pensioni e le ultime novità sono state proprio annunciate dal vicepremier Di Maio.  Lo stesso pare che abbia parlato su quando e come saranno avviate le misure per poter attuare il superamento della tanto discussa riforma Fornero. Questo tema pare sia tornato di grande attualità, una volta presentato il testo della legge di bilancio, che prevede lo stanziamento dei fondi, ma effettivamente non va a specificare in che misura.  Ciò che è certo è che Quota 100 si farà nel corso del 2019 e si farà nella versione 62 anni di età, più 38 anni di contributi versati.



Inoltre, sembra che potrà anche andare in pensione chi avrà raggiunto come requisiti minimi i 62 anni di età e 38 anni di contributi versati.  Come abbiamo visto però, di pensioni ne ha parlato proprio Luigi Di Maio, il quale ha riferito che effettivamente ci sono i soldi e lo ha fatto durante una Diretta Facebook, nel corso della quale ha affrontato il tema pensioni, insieme anche al reddito di cittadinanza.  Di Maio nel corso della diretta ha rassicurato sui tempi di esecuzioni di tali misure e anche sulle modalità, ed è venuto a spiegare come il reddito di cittadinanza e Quota 100, siano incluse nella Legge di bilancio e che tutti coloro che sostengono che non ci stanno, dicono soltanto delle bugie.

Pensioni ultime notizie, Di Maio rassicura “Decreto a Natale o subito dopo”

Il Ministro del lavoro e allo sviluppo economico ovvero Luigi Di Maio, dunque, durante la sua Diretta Facebook ha rassicurato tutti sul fatto che Quota 100, così come reddito di cittadinanza, saranno effettivamente due manovre incluse già nella legge di bilancio.  Poi Di Maio ha tenuto a dare dei riferimenti certi, sostenendo che in seguito alla Legge di bilancio  e magari a Natale oppure subito dopo,  verrà fatto un decreto con le norme per reddito e pensioni di Cittadinanza e riforma della Fornero e tutto ciò sarà fatto con un decreto e non con un ddl, perché ci vorrebbe troppo tempo e i tempi sono piuttosto ristretti.

Ad intervenire però sul tema pensioni, così come sul reddito di cittadinanza, oltre a Di Maio è stato anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale ha tenuto a precisare che ci sono le risorse sufficienti sia per finanziare il reddito di cittadinanza che per superare la riforma Fornero e che queste misure partiranno sicuramente nel 2019. Di Maio, inoltre, nel corso di un’intervista rilasciata nei giorni scorsi ha ribadito che il governo non farà nessun passo indietro sui temi cruciali quali il reddito di cittadinanza e il superamento della riforma Fornero.

Pensioni d’oro

Andiamo per ordine. L’intervento sulle pensioni sopra i 4,500 euro netti al mese, piu di 90mila ero lordi all’anno – annunciato come ricalcolo contributivo, pur essendo un taglio retroattivo basato: solo sull’età di pensionamento, punita perché anticipata rispetto a una nuova età fittizia, determinata ora per allora – cambia pelle. Il governo, soprattutto la componente leghista, pensa di usare l’imminènte scadenza, a fine anno, dello “schema Letta” sulla rivalutazione di tutte le pensioni all’inflazione per rimodulare le fasce e farsi chele pensióni alte,
come quelle definite “d’oró”, non siano adeguate al costo della vita per i prossimi tre anni. Si può fare, perché è un intervento a tempo e in solidarietà con le pensioni più basse. Ma occorrerà lavorare di fino, per non incappare, in una nuova bocciatura della Consulta. dome fu per la i minia Monti che azzerava l’adeguamento all’inflazione di tutte le pensioni sopra i 1.500 euro lordi, alla stregua di un prelievo (Renzi poi dovette restituire una parte di quei soldi). Ecco dunque che un blocco parziale sarà richiesto anche alle pensioni inter-medie: non cresceranno tanto quanto l’inflazione prevista all’l,4% nel 2019 e poi 2,2% e 1,7% nel 2020 è,2021. Mentre su quelle molto alte, sarà totale, E questo consentirà di ottenere lo stesso gettito annunciato: 1 miliardo in 3 anni.

Quota 100

Nel 2019 si potrà andare in pensione di vecchiaia a 67 anni. Oppure in pensione anticipata a 42 anni e 10 mési di contributi, a prescindere dall’età (un anno in meno per le donne): questo requisito, con ogni probabilità, sarà bloccato al livello valido sin ad oggi, senza adeguarlo alla crescita della speranza di vita che lo avrebbe portato a 43 anni e 3 mesi. La terza possibilità di Uscita sarà data da ‘quota 100’, in quattro finestre mobili (maturi i requisiti a gennaio e vai in pensione: ad aprile), che si verificherà però in un caso solo: 62 anni e 38 di contributi. Poi da 63 a 66 anni le quote: andranno da 101 a 104, perché il requisito contributivo rimarrà fermo a 38 anni. Sessi opta per ‘quota 100’, l’assegno sarà più basso per tre motivi: si versa per meno anni, si percepisce la pensione per più tempo è quello che si perde, nei calcoli previdenziali, è parametrato ad un Pil all’1,5%, Conviene farsi i conti. Solo nei primi due anni dopo ‘quota 100’ scatterà il divieto di cumulo: non si potrà prendere la pensione e lavorare allo stesso tempo. Il problema della liquidazione degli statali che decideranno di usare, ‘quota 100’ sarebbe risolto da un anticipo bancario. Dato l’ingente esborso, anche superiore agli 8 miliardi (si stimano 160-170 mila dipendenti pubblici in uscita su 420 mila aventi diritto a ‘quota 100’), lo Stato potrebbe chiedere aiuto alle, banche. A quel punto, anziché ricevere il Trattamento di fine servizio dopo 13 o 27 mesi come oggi (se si esce per limiti di età o in modo anticipato) o fino a 5 anni dopo – come si ipotizzava qualche giorno fa – l’incasso avverrebbe molto prima.

Riscatto laurea e contributi

Attese in manovra anche, due norme che potrebbero aiutare a ricostruire le carriere lavorative segmentate, a partire dal 1996 in poi. ,E garantire, un «percorso più lineare» al pensionamento, spiega Claudio Durigon, sotto segretarió leghista al ministero del Lavoro, Per chi riscatta una laurea, il cui costo si pensa di abbassale, è prevista una «defiscalizzazione»: la possibilità cioè, «per mamme, papà e nonni» di detrarre in dichiarazione il 23% della spesa affrontata. Chi invece ha accumulato buchi in carriera, ad esempio «in un anno ha lavorato 9 mesi su 12», potrà colmare quel vuoto di contributi versando tra un minimo e un massimo. «Il minimo potrebbe essere la metà del contributo mèhsile medio versato nei 9 mesi lavorati e il massimo il 100%», illustra Durigon. Il dossier è ancora da definire. In bilico poi la ‘‘pace contributiva”, una sanatoria – a carico delle, aziende -dei contributi non versati ai dipendenti, tenuti in nero, e finiti poi a ruolo. Le cartelle potrebbero essere saldate versando tutto il dovuto in 5 anni, senza interessi é sanzioni. Ma su questo si discute.» L’evasione contributiva, secondo l’Inps, vale 11 miliardi all’anno. Il magazzino aggredibile, il pregresso cioè da condonare, sarebbe pari a 80-85 miliardi.



Lascia un commento