Strage di Erba: Dopo aver visto la trasmissione Tv “Le Iene”, il ministro ha ordinato di resaminare tutte le carte del caso



Ispezione ministeriale sull’inchiesta sulla strage di Erba dell’11 dicembre 2006. Lo ha deciso il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che ha chiesto alla Procura di Como gli atti sul massacro che costò la vita a quattro persone, tra le quali un bimbo di due anni. Quel giorno morirono Raffaella Castagna, 30 anni, il figlio Youssef Marzouk, di 2, sua nonna, Paola Galli, di 60, e infine la vicina di casa Valeria Cherubini, di 55. Nella strage rimase ferita una quinta persona, Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini. E morto di malattia nel 2014. I colpevoli della strage, condannati all’ergastolo in tre gradi di giudizio, sono i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, vicini di casa delle vittime.



A indicarli come gli autori della strage è sempre stato l’unico sopravvissuto, Mario Frigerio. Rosa e Olindo ora sono in carcere a Milano. Da tempo, però, si professano innocenti, nonostante la mole di prove raccolte contro di loro. Negli ultimi mesi il programma televisivo “Le Iene”, raccogliendo l’appello dei due che vogliono la revisione del processo, ha sollevato dubbi sulla loro colpevolezza. Dopo aver visto quella trasmissione, il ministro ha deciso l’ispezione. Ora sul suo tavolo ci sono le migliaia di pagine dell’inchiesta, che il Tribunale di Como gli ha subito inviato, con un certo disappunto. Sulla strage di Erba, infatti, hanno lavorato per anni ben 26 giudici di Como, Milano,

Roma, Brescia. Tutti hanno avuto modo di leggere le carte e sono giunti unanimemente alla stessa conclusione, ossia che Rosa e Olindo sono colpevoli. Che cosa succederà ora? Le carte dovrebbero essere riesaminate, ma il ministro non ha voluto rilasciare altre dichiarazioni sulla sua decisione. Hanno parlato, però, Pietro e Beppe Castagna, fratelli, figli e nipoti di tre delle vittime. Hanno detto, chiedendo di avere un po’ di pace: «Ci sono stati tre gradi di giudizio. Ora basta con questo meccanismo perverso che costruisce non verità, ma torbide menzogne. I colpevoli sono in cella».



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