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LATO DEBOLE In 11 partite la difesa del Barga ha subito 8 gol più dell’Inter, due anche dal Rayo Vallecano, penultimo, sconfitto solo al 90’. Anche nel Clasico, dominato, il Barcellona, sul 2-1, ha concesso un palo e 4 occasioni al Reai. Non è una squadra perfetta e la difesa è la parte più imperfetta. Per questo il piano di Spalletti di tenere palla da quelle parti, pur se audace e rischioso, ha un senso. Alla vigilia della semifinale del 2010 chiesero a Manolo Jimenez, tecnico del Siviglia, l’unico ad aver battuto Guardiola fino ad allora, come si piega il Barcellona. Rispose: «Andando oltre il limite e mostrando le 7 virtù calcistiche: talento, intensità, pazienza, impegno, organizzazione, equilibrio e solidarietà». Il consiglio resta valido. Così come la coreografia che copriva la Nord: «Madrid, andiamoci insieme».

Ci vuole coraggio e un po’ di faccia tosta per reggere il confronto contro un 4-4-2. No? Il Barcellona non gioca così? Errore: 4,4 e 2 sono i gol segnati in serie dalla squadra di Vaiverde nelle prime tre giornate di Champions, 10 totali, miglior attacco del torneo, che fanno scopa con i 31 gol della Liga, roba da tre di media poco più (in Europa) o poco meno (in Spagna). Ok, qui finisce il «giochino» – per dirla alla Spalletti – di esaltare gli altri per eventualmente accrescere i propri meriti. Giochino superfluo, perché alla difesa dell’Inter i meriti sono universalmente riconosciuti.

NUMERI Skriniar, De Vrij e Miranda sono tre killer con il piede pulito. Si sono divisi i sei gol subiti in 11 giornate di campionato, un numero che fa impressione. Tanto per capirsi: solo altre 10 volte nella sua storia l’Inter è riuscita a fare altrettanto, a subire così poco, divertendosi un mondo nel non far divertire gli altri. La tendenza si capisce meglio se allargata ai cinque campionati top d’Europa: solo Manchester City (4) e Liverpool (5) si sono arrampicati più in alto. Oggi far gol al- l’Inter è diventato difficile, materia complicata per gli avversari se la tendenza di Luciano Spalletti non è occasionale, ma racconta di sette clean sheets (ovvero di partite senza subite reti) nelle ultime 19 partite stagionali. Non tutto si può capire, ma tutto si può provare a spiegare : De Vrij, Skriniar e Miranda formano nei fatti un reparto ad altezza Champions. «Questi numeri qui – racconta Spalletti – evidenziano quanto l’Inter stia facendo meglio rispetto allo scorso campionato, che è salito di livello se paragonato al passato». Un appunto, però: in Champions i tre supereroi devono ancora entrare in scena. In Europa l’Inter non è riuscita a chiudere la porta di

Handanovic, difetto che è costato poco o nulla in termini di classifica. Contro il Barcellona stasera la difficoltà sarà doppia: non subire reti, ok. Ma soprattutto riuscire ad accorciare il campo avendo il coraggio di lasciarsi molti metri alle spalle. Così pensò Spalletti, così sono chiamati a eseguire stasera De Vrij e Skriniar, con Miranda destinato (almeno inizialmente) alla panchina.

RIVINCITA E poi c’è una questione personale da sistemare. Skriniar è stato il peggiore al Camp Nou, deludente nelle letture di gioco più che nei duelli. È obbligatorio pensare di dover far meglio, contro la squadra che (insieme con il Manchester United) gli fece girar la testa alla fine dello scorso campionato. Il Barga parlò con l’agente del difensore, l’Inter fu pure informata dell’interesse ma Ausilio non aprì neppure la porta. Eppure c’erano 60 milioni di motivi per ascoltare. Quell’offerta non è ancora svanita. Sì, il Barga si è poi rivolto altrove, andando a prendere Lenglet. Ma nella testa di Skriniar – e soprattutto del suo agente – quell’interesse è ancora attuale, almeno per quanto riguarda la (complessa) trattativa per il rinnovo di contratto. C’è ancora parecchio da fare, per avvicinare l’offerta dell’inter da 2,5 milioni alle richieste da oltre 3 del difensore. Nessun incontro recente, nessun aggiornamento, nessun passo in avanti. Non è questo il tempo di discutere e distogliere il pensiero dal campo. Dal Barcellona. E da un reparto difensivo che – questo sì – non teme confronti troppo sbilanciati con l’Inter del Tri- plete 2010. Serve la controprova: con o senza Messi non c’è grado di difficoltà superiore. Coraggio, allora: il 4-4-2 si può anestetizzare.



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