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Volkswagen progetta l’auto del futuro alimentata con il biometano, in arrivo molti sconti



Volkswagen ha deciso di essere davvero innovativa e per questo motivo, non soltanto ha voluto anticipare quelli che saranno i nuovi trend delle auto che verranno presto prodotte, ma ha voluto essere anche innovativa per quanto riguarda i carburanti, lanciando quella che è la sua nuova innovazione. Tanto si parla nell’ultimo periodo del futuro delle auto ed in tanti pensano che saranno tutte elettriche o a idrogeno. Tuttavia gli esperti sono divisi e sulle auto elettriche pare che possa rimanere più che altro un problema riguardante l’inquinamento, anche se in termini minori rispetto ad oggi. Per questo motivo si è pensato ad una nuova via di sviluppo ovvero il biometano e a farlo è stato proprio la Volkswagen. Ma quali sono i vantaggi di un’ auto a biometano?



Al momento questo tipo di auto sono utilizzate dai dipendenti della S.e.s.a, una impresa di Este, in provincia di Padova e proprio su queste si è provato a fare una sorta di analisi più che altro sui modelli Polo e Golf TGI, che almeno per il momento vanno a metano e che funzionano anche con il biometano che deriva dal riciclo di rifiuti umidi che provengono dalla cucina.

Tutto ciò ci fa capire come il biometano al momento non è possibile trovarlo al distributore, perché non è ancora permesso dalla legge, ma ben presto potrebbero esserci delle novità, soprattutto una volta confermati i vantaggi. Innanzitutto le auto a biometano potrebbero essere davvero meno inquinanti rispetto a tutte le altre ancor di più di quella elettrica. Un altro vantaggio riguarderebbe il costo del rifornimento che sarebbe davvero piuttosto basso con un costo addirittura dimezzato rispetto al benzina e diesel, ovviamente in termini di chilometri percorsi. Altro vantaggio è il fatto che con le auto a biometano, non bisogna fare alcun tipo di cambiamento tecnico. Questo viene realizzato semplicemente grazie alla raccolta differenziata e volendo fare un calcolo esatto, con circa 70 grammi di scarti di cucina, si possono produrre per 4 kg di metano, che permetterà di percorrere circa 100 km ed il costo si aggira a meno di €1.

Le auto ad idrogeno

Altre novità è rappresentata dalle auto ad idrogeno, che molto probabilmente si affiancheranno a quelle alimentate elettricamente. Anche in questo caso, queste auto hanno dei vantaggi non indifferenti soprattutto in termini di impatto ambientale. Ovviamente bisognerà effettuare ancora tutta una serie di studi per cercare di capire bene i vantaggi e quali potrebbero essere le prospettive per il futuro. Ricordiamo che questo combustibile può essere prodotto direttamente dai filtri delle sigarette, e secondo quanto riferito dai ricercatori dell’università di Nottingham, che sono noti in tutto il mondo per vena ecologista, i resti delle sigarette sarebbero in grado di produrre delle Celle combustibili a idrogeno.

IL MERCATO PER IL BIOMETANO

Il nuovo Decreto Biometano prevede la sua operatività fino al 31 dicembre 2022 e comunque non oltre il volume di 1,1 miliardi di metri cubi di biometano ammesso al regime di assegnazione dei CIC. Non vi è da dimenticare anche che l’Italia è il primo mercato europeo per l’uso di metano per autotrazione e vanta un parco circolante di quasi 1 milione di auto-veicoli a metano (circa il 2,4% del totale). Il regime di promozione del biometano si basa sull’assegnazione dei CIC, vale a dire dei certificati di immissione in consumo di biocarburanti di cui devono dotarsi i soggetti che immettono in consumo carburanti non rinnovabili. Il numero di CIC che tali soggetti sono obbligati a detenere deve essere sufficiente a coprire la quota di energia corrispondente all’obbligo di immissione in consumo di biocarburanti che viene definita di anno in anno. Come regola base, ai produttori è assegnato un CIC ogni 10 GCal di biometano prodotto e immesso in consumo; il CIC è assegnato ogni 5 GCal se il biometano deriva da biogas prodotto da particolari matrici (Allegato 3 al DM 10 ottobre 2014). Una volta che un impianto è entrato in esercizio e ha positivamente superato il processo di qualifica presso il GSE, il periodo di assegnazione dei CIC non è limitato temporalmente e permane fintanto che sarà operativo il meccanismo delle quote d’obbligo sui biocarburanti.

IL BIOMETANO AVANZATO

Tra le principali novità del Decreto è da evidenziare l’introduzione di specifiche misure dedicate al biometano avanzato. Il biometano avanzato è tale se deriva da determinate matrici, in particolare quelle di cui alla parte A dell’Allegato 3 al DM 10 ottobre 2014. Lo sviluppo del biometano avanzato dovrebbe essere garantito dal fatto che nell’ambito della definizione delle quote d’obbligo di biocarburanti è compresa una quota di biocarburanti avanzati e, in questa, una parte è specificatamente dedicata al biometano avanzato. In sostanza, dunque, il biometano avanzato diventa un obbligo nel sistema dei trasporti.

LE QUOTE D’OBBLIGO DEI BIOCARBURANTI

L’obbligo sulla quota dei biocarburanti costituisce il maggiore driver di sviluppo del biometano. Le quote di obbligazioni previste lasciano infatti immaginare un sensibile sviluppo del settore con particolare riferimento ai biocarburanti avanzati e soprattutto al biometano avanzato. Sulla base delle valutazioni riportate in figura, si osserva come l’attuale mercato potenziale rappresenti circa la metà del totale del consumo di metano per autotrazione. È utile sottolineare che il Decreto Biometano prevede la possibilità di modificare il limite massimo di volume incentivabile, sulla base dell’effettivo sviluppo della produzione così da consentire l’accesso al sistema dei CIC a tutta la produzione.

IL BIOMETANO AVANZATO, RITIRO DEDICATO E MERCATO DEI CIC

Per il biometano avanzato è previsto un regime di particolari agevolazioni: per i primi dieci anni di esercizio, su richiesta dei produttori di “biometano avanzato”, il GSE ritirerà il biometano avanzato che viene immesso nel sistema per una quota massima pari al 75% dell’obbligo, detratte le eventuali quote di soggetti obbligati che non intendono aderire al meccanismo. Il ritiro del “bene” biometano avverrà a un prezzo pari a quello del MPGAS (Mercato a Pronti del gas) ridotto del 5% e il GSE riconoscerà il valore dei CIC corrispondenti, attribuendo a ciascun certificato un valore pari a 375 euro. I produttori di “biometano avanzato” avranno anche la possibilità di richiedere al GSE di essere esclusi dal ritiro fisico del biometano prodotto, nel caso in cui provvedano a vendere autonomamente la loro produzione che comunque dovrà avere destinazione di immissione in consumo nel settore dei trasporti; in tal caso, avrebbero diritto al solo valore dei corrispondenti CIC, valorizzati dal GSE sempre a 375 euro. Successivamente a tale periodo di dieci anni, il produttore dovrebbe accedere, per il periodo residuo di diritto, alla modalità ordinaria di valorizzazione dei CIC, vale a dire attraverso la vendita in forma privata ai soggetti obbligati. Al fine di favorire il mercato di scambio dei CIC, il Gestore dei Mercati Energetici (GME) deve predisporre una piattaforma organizzata di scambio che dovrebbe rimuovere le criticità che caratterizzano l’attuale sistema di scambio dei CIC.

GARANZIE DI ORIGINE Il Decreto prevede l’introduzione di un sistema di garanzie d’origine che, secondo le intenzioni del legislatore, serve a comprovare al consumatore l’origine rinnovabile.del gas utilizzato. Una ricaduta di questo meccanismo si ha anche nel meccanismo EU ETS (European Union Emissions Trading Scheme): i soggetti obbligati nell’ambito ETS acquistando biometano con GoG assolvono in tutto o in parte al loro obbligo di acquistare quote di emissione in atmosfera di anidride carbonica. Sebbene il sistema di garanzie di origine riguardi soltanto una quota limitata della produzione di biometano (le GoG vengono infatti assegnate alla sola produzione di biometano non incentivata e derivante unicamente da particolari categorie di materie prime), la sua introduzione rappresenta un elemento di sicuro interesse verso uno sviluppo effettivo dell’utilizzo diretto di biometano in tutti i settori e non solo in quello del trasporto.

Energia elettrica, un profondo cambiamento nel settore automobilistico Dagli anni ‘90, a seguito di una crisi economica e ambientale, abbiamo visto un cambiamento significativo: lo sviluppo di auto sempre più elettriche, capaci non solo di utilizzare meglio il combustibile ma anche di viaggiare per tratti di percorso sempre più lunghi in modalità Zev, cioè a zero emissioni, è ora al centro delle politiche industriali dei più importanti marchi auto del mondo. L’elettrificazione dell’auto negli ultimissimi anni è andata crescendo. I motori elettrici sono diventati sempre più comuni nelle automobili, non solo nel far funzionare optionals di lusso, quali tetti apribili, sedili, specchietti retrovisori e aria condizionata, ma anche per garantire la trazione delle vetture: dalle ibride alle totalmente elettriche a batterie. Un “percorso” di elettrificazione dell’auto può identificarsi nella sequenza: veicolo non ibrido con MCI (Motore a Combustione Interna), veicolo ibrido – Hybrid Electric Vehicle – HEV (Micro Hybrid, Mild Hybrid, Full Hybrid, Plug-in Hybrid), veicolo ad autonomia estesa – Extended Range EV – EREV, veicolo elettrico a batterie – Battery Electric Vehicle – BEV e veicolo elettrico a idrogeno con celle a combustibile – Fuel Cell Electric Vehicle – FCEV. Non siamo più sorpresi di vedere berline come la Toyota Prius scivolare silenziosamente per le strade di città. Mentre diverse migliaia di autisti, soprattutto impiegati di ditte ed enti pubblici, già guidano autoveicoli 100% elettrici. In tutta Europa, in Asia e negli Stati Uniti, programmi di sviluppo arditi e innovativi stanno trasformando i semplici esperimenti in applicazioni pratiche. “Concept car” e prototipi danno origine a modelli prodotti in serie, e viene standardizzato ed esteso l’uso di energia elettrica. Si stanno trasformando tutte le categorie e tutti i segmenti di mercato. Compaiono di continuo nuovi attori nel settore dei veicoli elettrici, tra cui grandi investitori, dipartimenti di ricerca specializzati, nuove aziende produttrici di batterie e piccole industrie innovative. Tutte queste attività hanno ampliato il range di offerta e accelerato la domanda riguardante i modelli esistenti. Quasi ogni mese si assiste al lancio di nuovi concept e progetti di case automobilistiche, dai micro veicoli urbani alle berline standard, dai veicoli commerciali leggeri al trasporto merci di medio peso. L’energia elettrica può trasformare le attuali difficoltà di un settore industriale in un possibile miglioramento. La rapida diffusione di motori elettrici La tendenza verso l’elettrificazione ha subito una forte accelerazione a partire dal Duemila, con la ricerca di motori a combustione interna più efficienti, al fine di ridurre le emissioni di gas serra e ridurre il consumo di carburante. Per abbassare il consumo di carburante, sono stati aggiunti motori elettrici accanto al motore a combustione interna, dando vita alle prime vetture “ibride”. La Toyota Prius, nel 1997, e la Honda Insight, nel 1999, seguite dalla Civic IMA, sono state pionieri di questa nuova tecnologia sul mercato globale. Queste automobili ibride, come le auto elettriche prodotte da piccoli costruttori, beneficiano di uno dei principali vantaggi dati dai motori elettrici, cioè l’alta efficienza energetica. È un fatto innegabile che i moderni motori elettrici funzionino in modo molto più efficiente rispetto ai motori a combustione interna, sia che usino benzina, diesel o gas (come il GPL e metano).



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