Lady Diana contesa fra Richard Gere e Sylvester Stallone che arrivarono alle mani



C’è un “effetto Diana” di cui si è ampiamente parlato dopo la morte della principessa del Galles, nel 1997, cioè il suo essere riuscita a cambiare l’atteggiamento della gente nei confronti della famiglia reale, ma anche delle persone affette da bulimia, malattia mentale e Hiv. Ma c’era un altro “effetto Diana”, più legato al carisma della sua persona che al personaggio. “L’impatto che lei poteva avere sugli uomini etero. Sembrava che in sua presenza perdessero del tutto la testa: erano completamente stregati”.



A rivelarlo è Elton John, grande amico di Lady D, nella dirompente autobiografia Me (Mondadori, 384 pagine) – l’unica ufficiale – scritta con il marito David Furnish, in libreria in contemporanea mondiale il 15 ottobre (ma Gente l’ha letta in anteprima). Un volume in cui il cantante riesce a rivelare ancora molto di sé nonostante una vita sotto i riflettori e il successo del recente film Rocketman, mettendo in piazza tutto, ma proprio tutto, della sua esistenza fuori dagli schemi. Ma rimaniamo sul suo legame con Diana – capitolo 14 – per alcuni aneddoti che fanno scalpore. A proposito della sua “amica flirty” – una a cui piaceva flirtare – la popstar scrive che Richard Gere e Sylvester Stallone arrivarono quasi a fare a pugni per lei “come due teenager idioti che si sono presi una cotta”.

Accadde nel 1994, quando Elton stava lavorando alla colonna sonora del film Il re leone, durante una festa in onore dell’allora presidente di Walt Disney Studios, Jeffrey Katzenberg. “Con mio marito abbiamo organizzato una cena per lui e sua moglie. Gli ho chiesto se c’era qualcuno che volevano incontrare. Immediatamente dissero: «Principessa Diana». Così abbiamo invitato lei, George Michael, Richard Curtis con sua moglie Emma Freud, Richard Gere e Sylvester Stallone. Diana aveva un talento naturale per le relazioni sociali. Era una compagnia favolosa, la migliore ospite a cena, incredibilmente indiscreta, una vera pettegola: le potevi chiedere qualunque cosa e lei te la raccontava”. Quella sera, nella casa londinese di Elton, “Diana e Gere si erano piaciuti subito e finirono seduti insieme sul pavimento davanti al caminetto, sembravano molto presi l’uno dall’altra”.

Lei si era separata da Carlo, lui da Cindy Crawford. L’intimità tra i due fece ingelosire Stallone: “Penso che si fosse presentato alla festa con la precisa intenzione di rimorchiare Diana, ma inaspettatamente i suoi piani saltarono”. Al momento in cui la cena fu servita, le due star di Hollywood mancavano all’appello e il marito di Elton andò a cercarli. “Tornò con un’espressione abbastanza cinica e borbottò: «Abbiamo una situazione». Aveva scoperto Stallone e Gere in procinto di appianare le loro divergenze su Diana con una scazzottata”, scrive ancora John. Dopo cena Diana e il suo “ufficiale e gentiluomo” ripresero la chiacchierata davanti al fuoco mentre Rocky si precipitò fuori di casa, sbottando: «Non sarei mai venuto se avessi saputo che c’era quel principe azzurro del cavolo. Se l’avessi voluta me la sarei presa!».

Elton e Diana si erano conosciuti il 19 febbraio 1981 alla festa di compleanno del principe Andrea. “Diana arrivò nella sala da ballo e ci intendemmo all’istante. Finimmo per fingere di ballare il Charleston mentre ridevamo sguaiatamente per quanto era moscia la discoteca”. L’amicizia durò fino a quando Diana, forse consigliata da Buckingham Palace, ritirò la sua prefazione dal libro di Gianni Versace, Rock and Royalty, il cui ricavato era destinato alla Elton John Aids Foundation. “Non le parlai più fino al giorno dell’omicidio di Gianni. Lei fu la prima a chiamarmi dopo John Reid: «Mi dispiace. È stato un litigio stupido. Torniamo amici». Venne con noi al funerale. I paparazzi in chiesa impazzirono: fu come se fosse arrivata la più grande star del mondo, e in effetti era così”. Amici ritrovati, promisero di incontrarsi presto, ma non ci fu un’altra volta.

Ci fu, invece, la commovente Candle in the wind cantata da lui al funerale di Lady D. I 17 capitoli di Me sono densi di aneddoti sulle amicizie, le relazioni, gli errori, i momenti più intimi e difficili di una vita vissuta sul filo del rasoio, storie raccontate con candore o con ironica malizia, destinate a far riflettere. John parla dei dieci anni di dipendenza dalle droghe e del parrucchino seguito ai dolorosi impianti dei capelli: “La mia calvizie era diventata un’ossessione per le persone”. Dell’amore incondizionato per i figli – Zachary Jackson Levon, 8 anni, ed Elijah Joseph Daniel, 6 – che gli hanno fatto cambiare l’approccio alla vita – e dei gravi problemi con un cancro alla prostata scoperto alla soglia dei 70 anni e le sue conseguenze. “I medici dissero a David che ero a 24 ore dalla morte”. Per fortuna i medici sono riusciti a salvarlo. Ma poi recuperare è stata un’impresa. E mentre il pubblico lo applaudiva trionfale al Colosseum di Las Vegas, nel 2017, “all’insaputa della folla stavo copiosamente urinando in un pannolone per adulti nascosto sotto il vestito”. Perché oltre i bagliori della celebrità, la vita non è come appare. E l’insegnamento di questa sua vita sotto la lente di ingrandimento è di non arrendersi mai. Come ha fatto quel ragazzino timido nato nella periferia di Londra, che sognava di fare la popstar.



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