Nasci femmina? Non avrai per niente vita fsacile



Tra i molti studiosi che si sono occupati di geopolitica, da Montesquieu a Ratzel, oggi si aggiunge anche Bill Gates. In una recente intervista inserita nell’ultimo Rapporto sulle disuguaglianze globali redatto della Fondazione dei coniugi Gates, il guru dell’informatica evidenzia come la disparità di genere sia uno dei problemi più rilevanti a livello planetario. Le parole usate sono lapidarie: nonostante la globalizzazione, il luogo di nascita è ancora ad oggi l’elemento maggiormente predittivo sulle sorti del futuro di un individuo.



Al secondo posto si classifica l’appartenenza di genere, perché la vita sarà più difficile per chi nasce femmina. Geografìa e genere sono i cardini sui quali si articola l’avvenire delle persone a prescindere dalla latitudine e dallo sviluppo raggiunto dal Paese d’origine. Parità di diritti, equità, quote rosa, pari opportunità… se ne parla moltissimo, sia nei palazzi del potere sia nelle manifestazioni di piazza, ma a tanta attenzione nei confronti del tema non corrispondono significativi miglioramenti della qualità della vita delle donne. La libertà, che sembra un diritto scontato almeno per chi è nato in Occidente, è per molte donne un’utopia a causa di incastri impossibili tra vita personale, professionale e familiare.

Cosa potrebbe azzerare o almeno ridurre il gap di genere? La risposta è una risorsa che spesso viene sottostimata: il tempo. Se si considera che fin dai quattordici anni d’età, le ragazze impiegano almeno due ore della propria giornata in attività domestiche rispetto ai propri coetanei e che per le donne in età adulta il numero medio di ore destinate all’accudimento dei familiari e alle faccende domestiche sale a quattro ore giornaliere rispetto agli uomini, è lapalissiano che molte delle attività che potrebbero gratificare ed autorealizzare l’universo femminile vengano asfaltate da incombenze poco gratificanti e non retribuite. Una questione culturale frutto di una lenta sedimentazione è complessa da modificare ma averne consapevolezza può esser già d’aiuto. Potrebbero essere le donne-madri ad attivare la prima forma di decondizionamento.

Contrastare, in famiglia, il gender gap confìdence ed educare ad un’equa distribuzione delle incombenze domestiche sia i figli maschi che le femmine potrebbe essere una rivoluzione pacifica, risolutiva e vincente per far crescere armoniosamente gli uomini e le donne del futuro. La forza delle donne utilizzata a supporto di altre donne. Un femminile plurale che possa garantire alle nuove generazioni una libertà consapevole che veda uomini e donne in collaborazione e non in contrapposizione.



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