Rita Dalla Chiesa “Carlotta non mi ha mai messo contro Fabrizio Frizzi”



Questo articolo in breve

La giornalista ed ex conduttrice storica di “Forum” si racconta a 360 gradi: «La mia vita da single non è una scelta. La voglia d’amore, quella c’è, sempre. Come la rabbia per quei “leoni da tastiera” che mi accusano di indelicatezza se parlo di Frizzi Solo la Mantovan avrebbe titolo di farlo, ma è una donna intelligente e sa che io sono leale». «Fu lo stesso Fabrizio a dirmi del suo nuovo amore, una sua delicatezza non farmelo sapere dai giornali». «La sua scomparsa è stata durissima. Ero convinta che la mia vita fosse finita li». Nel 1982 l’assassinio del padre, il generale Carlo Alberto: «Gli racconto ancora tutto quel che mi succede. Fabrizio arrivò pochi mesi dopo l’omicidio. È stato il mio salvatore e sono convinta che sia stato un regalo di papà, da lassù»



Con Rita Dalla Chiesa, nella sua casa romana, è ima grandiosa seduta spiritica, qua e là distolta dalle interferenze di quanto le vive attorno. «Basta Pedro!», all’amato quattrozampe che abbaia non si sa se festoso o geloso, «Grazie Oti» alla tata filippina, la grazia fatta tata, che si prende cura di lei da una vita. L’amica Mara che le telefona («Le voglio un bene dell’anima…»). La figlia Giulia o il nipote Lorenzo. Una divagazione sull’arte e il supplizio di perdere peso. «Faccio da tre giorni l’Herbalife… Ho accumulato sei chili in un anno.

Sai, lo stress. Non entravo più nei miei vestiti preferiti». L’ascolto quasi e mi sembra di respirarlo il ring, i suoi match fisici prima che mentali con il dolore, l’ebbrezza, la solitudine, la mancanza e il desiderio. Settant’anni insostenibilmente densi per chiunque li abbia letti (Mi salvo da sola, ed. Mondadori), figuriamoci per lei che li ha stravissuti. Figlia di una storia drammatica e di un eroe predestinato, già a partire dal luogo di nascita. Casoria, area urbana di Napoli, dove il padre era stato spedito a combattere la camorra. Ascolto Rita e ascolto i suoi indimenticabili fantasmi.

La voce del papà generale, gli schiamazzi allegri di Fabrizio, tutto quello che la riempiva ieri e il vuoto di oggi, impossibile da riempire. Vestita di nero, il sole che la illumina da dietro, biondo su biondo, il tema è: come si può esistere al di là di Dora, di Carlo Alberto, di Massimo, di Fabrizio? Dicevi di Mara Venier. «Mi ha fatto tanto ridere nei momenti più duri. Mi fa stare bene con la sua allegria. Non sopporto i musoni, chi si piange addosso. Mara è quella che io vorrei e non ce la faccio a essere». Incontravo ieri Lucio Presta, altro tuo intimo oltre che agente. Di te dice: «Rita è il cuore». «Lo conosco da più di trent’anni. Non 10 vedo come un manager, è una persona cui voglio profondamente bene. Il suo carattere così schivo, ruvido, mi scatena una tenerezza inimmaginabile. Mi piacciono gli uomini come lui». Passa per un tipaccio. «A volte ti fa girare di brutto le palle, lo sbatteresti contro il muro, ma poi gli basta una battuta e ti smonta. Lui è calabrese puro e i suoi assistiti sono la sua famiglia. Guai a chi li tocca». 11 tuo libro. Una confessione più che un’autobiografia. «A me stessa prima che agli altri. Troppe cose mi sono tenuta dentro per troppi anni».

Anagramma di Rita Dalla Chiesa: “Schierata al di là”. «Mi piace molto. Sono figlia di un carabiniere, ma la passione mi ha sempre schierata al di là dei codici e delle convenzioni». “Al di là” anche nel senso dei tanti, troppi cari perduti. Tua madre, tuo padre, tuo genero Massimo, il tuo amore Fabrizio. Lo stesso Falcone. Tutte morti drammatiche e/o premature. «Ho fatto a pugni con il dolore, ma non mi ha mai messo all’angolo. Mi sono sempre salvata da sola», scrivi. «I lividi ci sono tutti. La mia vita è un lungo, sofferto romanzo». La tua amica Mara mi ha detto che è uscita dai suoi dolori solo affrontandoli. «Smise di prendere i tranquillanti e li affrontò a brutto muso. Giusto così. Il dolore lo devi vivere, devi toccare il nero del fondo». Arrendersi anche. Lasciarsi battere qualche volta. «Sì, ma c’è un momento in cui devi dire basta. Quel dolore c’è, resta, un macigno dentro di te, ma bisogna tornare a vivere. Per questo ho bisogno di gente allegra intorno a me. Oggi c’è il sole. Ci sei tu… Sono stata da Caterina». Caterina Balivo? «Sempre carina e brava. Ricordo una sua bella intervista a mio fratello Nando. Non era facile intervistare un professore serioso come lui in una trasmissione leggera».



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