Gli occhiali scuri. L’andamento lento. Il volto affaticato. È il giorno di San Valentino e sembra primavera. Sabrina Ferilli, comunque bellissima, si palesa a Ostia, sul litorale romano. Fasciata da un cappotto color cammello, l’attrice passeggia pensierosa sul lungomare e poi va a pranzo in un ristorante di piazza Anco Marzio. Ordina alcune delizie di pesce ma mangia poco: ha lo stomaco chiuso. È comprensibile. Sta per andare a piazzale Clodio, nel quartiere Prati, dove ha sede la Procura della Repubblica di Roma.
È stata convocata per il riconoscimento formale del suo stalker. È soltanto l’ultimo atto, almeno si spera, di un incubo durato cinque anni. L’attrice lo aveva svelato a fine gennaio al pubblico ministero Francesca Cento, assegnata al pool specializzato sui reati sessuali, le molestie e gli stalker. Sabrina era rimasta nella stanza della pm per due ore e mezzo. Pur senza avvocato era riuscita a vincere la paura di eventuali ritorsioni e a parlare senza filtro. L’uomo, immediatamente individuato dagli investigatori, è un sessantenne di stanza a Roma. Sta perseguitando l’attrice dal 2014. Inizialmente sembrava un fan come tanti altri. Una chiacchiera buttata lì, un paio di selfie, qualche autografo. Insomma, ha raccontato la Ferilli, «si trattava di comportamenti apparentemente innocenti ».
In seguito il sessantenne ha purtroppo cominciato a farsi sempre più invadente, spedendo regali e mazzi di fiori accompagnati da messaggi espliciti sulla loro inesistente storia d’amore. Fino a quando il molestatore -e siamo a primavera del 2015 – ha cominciato addirittura a rendersi protagonista di veri agguati. Utilizzando l’agenda pubblica dell’attrice, lo stalker è diventato una presenza costante in tutte le occasioni a cui la Ferilli ha partecipato: dalle trasmissioni televisive alle presentazioni dei film, passando per gli eventi mondani. Nell’agosto del 2018, saputo che Sabrina era in vacanza a Ischia con il marito, il manager Flavio Cattaneo, ha persino cercato di raggiungere la sua vittima.
Ma è arrivato troppo tardi: la coppia aveva già lasciato l’isola. Tuttavia, interpellati da Gente, gli addetti del porto ancora se lo ricordano: l’uomo, disperato, «ha cominciato a chiedere a destra e a manca dove la barca di Cattaneo si fosse indirizzata». Insomma, nell’ultimo periodo lo stalker era diventato particolarmente ossessivo. «Me lo trovo davanti in continuazione », si è sfogata l’attrice in Procura, «mi aspetta sotto casa, compare all’improvviso mentre passeggio e persino quando vado a prendere l’auto in garage». Pare che la seguisse pure in trasferta. Il 23 gennaio l’uomo sembra essere stato avvistato nei pressi del ristorante Berton, a Milano, dove la Ferilli stava cenando. Insomma, una persecuzione, della quale si è accorta anche la troupe di L’amore strappato, la nuova fiction di Canale 5 con Sabrina protagonista. Un giorno lo stalker si è presentato sul set di Villa Torlonia, a Tivoli, chiedendo di poter incontrare la sua fidanzata. Quando gli è stato chiesto chi fosse questa donna, lui ha risposto: «Sabrina ovviamente. Perché, non lo sapete? ».
Scambiato per una persona semplicemente un po’ stravagante, l’uomo è stato allontanato. Dopo questo ennesimo episodio, la Ferilli, particolarmente stressata, stava già maturando la decisione di procedere con la denuncia. Oltre a consultarsi con suo marito, ne ha parlato a lungo con un’amica speciale e sensibile, con la quale ormai si confida da lungo tempo: Mara Venier. Tuttavia, la scelta definitiva è arrivata quando, per un progetto Tv per il quale dovrebbe vestire i panni di una magistrata, ha incontrato il procuratore aggiunto di Roma, Maria Monteleone, assegnata all’inchiesta sulle baby squillo dei Parioli. Proprio la Monteleone le ha suggerito di rivolgersi al pool sui reati sessuali. «Ho paura che questa storia possa ulteriormente degenerare. Ormai mi segue ovunque, l’ho anche trovato sotto casa», ha detto Sabrina al pubblico ministero Francesca Cento.
Avviati gli accertamenti, lo stalker è stato immediatamente identificato. Adesso rischia la reclusione da sei mesi a cinque anni al netto delle aggravanti. Nel frattempo, e a breve, scatteranno le misure cautelari, che vanno dai divieti di comunicazione e di avvicinamento all’attrice all’ammonimento, fino all’arresto preventivo. Speriamo che ora l’uomo si redima. Certo è che non appena la notizia è circolata, a Sabrina sono arrivati migliaia di attestati di affetto, tra cui quelli di Virginia Raffaele, del ministro Giulia Bongiorno, delle attiviste della Casa delle donne di Roma, e naturalmente di tanti ammiratori. Uno, fra gli altri, risulta essere particolare. Si tratta di Mario Forte, un cantante neomelodico napoletano. L’11 ottobre 2018 su Instagram la Ferilli lo ha esaltato al punto da intonare una sua canzone, N’ammore sincero. Ecco, il video della canzone di Forte si chiude con una frase: «Nessuna forma di violenza verrà mai chiamata amore sincero». Non è casuale: anche lo stalker di Sabrina è un violento.
In Italia negli ultimi anni sono state numerose le modifiche normative volte alla maggiore tutela delle donne e dei minori che subiscono violenza sessuale o di forme di maltrattamento e di aggressione fisica e psichica anche all’interno del nucleo familiare. Pietra miliare di un radicale cambio di prospettiva nell’affrontare il tragico problema della violenza sessuale è la svolta normativa del 1996, che ha trasformato il reato da “delitto contro la moralità pubblica e il buon costume” a “delitto contro la persona”, così sottolineando anche simbolicamente la prioritaria doverosa tutela dell’incolumità fisica e della libertà personale e morale di ogni soggetto. In tale scenario si inserisce anche, più recentemente, l’introduzione nel codice penale italiano del reato di “Atti persecutori” previsto e punito dal nuovo art. 612 bis c.p.: fenomeno diffusamente noto con la denominazione di “stalking”. Il Telefono Rosa di Torino ritiene fondamentale porre una particolare attenzione a questa pericolosa realtà, e pertanto ha pensato alla realizzazione di un “vademecum anti-stalking”: strumento indispensabile per diffondere le informazioni a tutela di tutte le donne, ugualmente e trasversalmente esposte al rischio di tale forma di violenza. Si coglie l’occasione per lanciare anche la proposta di un tavolo tecnico ed istituzionale costituito dalle parti sociali, dalle forze dell’ordine, da realtà del mondo dell’associazionismo laico e religioso, dalle istituzioni territoriali, dal contesto giudiziario, con l’obiettivo di creare un osservatorio permanente che monitori il fenomeno con finalità di prevenzione e contrasto alla violenza in tutte le sue manifestazioni.
In Italia il fenomeno dello Stalking (il termine deriva dal verbo inglese to stalk : inseguire, fare la posta, cacciare in appostamento) è stato sanzionato dall’introduzione nel codice penale dell’art. 612 bis intitolato “Atti persecutori”, che è così formulato: “ Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stessa ad alterare le proprie abitudini di vita. La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici. La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero con armi o da persona travisata. Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. Si procede tuttavia d’ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio. La remissione della querela può essere soltanto processuale. La querela è comunque irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate nei modi di cui all’art. 612, secondo comma ”.
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