Un uomo tranquillo il film da oggi al cinema – Recensione



Questo articolo in breve

L’uomo tranquillo non è il pronipote del John Wayne sui prati d’Irlanda, ma un massiccio, bonario sessantenne del Colorado, conducente di spazzaneve. Da decenni Lens Coxman spiana i muri di neve della regione di Kehoe ed è giustamente ritenuto un personaggio benemerita. Dovunque arriva Lens, la gente respira perché ritorna a circolare.



Lens ha appena ricevuto la targa a personaggio dell’anno (di Kehoe) che gli arriva la mazzata. È morto il figlio. Per overdose, dicono. Balle, il ragazzo è stato ammazzato perché coinvolto con una banda di spacciatori (che ha inscenato la morte). È allora che Lensmuta pelle. Dabonario cittadino emerito a implacabile vendicatore. Ogni spacciatore coinvolto nell’assassinio deve pagare. Dal corriere più lercio (ammazza a pugni il primo della lista, al capo supremo del commercio, il giovane Viking che detta legge. Al di sopra di magistrati e poliziotti, al di sopra dei politici (il film, probabilmente sceneggiato da repubblicani non risparmia qualche unghiata al Colorado democratico).

Essendo Viking al di sopra, Lens non si prova nemmeno per mezzo minuto a chiedere l’aiuto delle autorità. Sa che non può che sbrigarsela da solo (e magari lo preferisce). E spara e spara aprendo paurosi vuoti nel cartello del Colorado. E non solo di quello. Perché pestando un nido di vipere, Nels non s’è accorto che le vipere non sono solo quelle di Viking. Un cartello rivale a quello di Viking è stato messo in allarme. Non ci credono che quelle stragi sono opera di uno solo. Nei monti del Colorado si scatena una guerra tra trafficanti. Logica vorrebbe che Nels preso tra due fuochi rimanga inevitabilmente arrostito. Ma l’uomo tranquillo ha sette vite. Anzi otto o nove viste le situazioni in cui si trova ai ferri cortissimi..

PIACERÀ Ai fan di Liam Neeson (66 anni) naturalmente. Quelli che dieci anni fa dopo l’exploit di Io vi troverò hanno eletto a divo l’irlandese Liam dopo quattro lustri di onorato, ma non dorato professionismo. Per contentare i fan la produzione ha voluto manipolare un thriller norvegese del 2014, In ordine di sparizione, credendo (giustamente) che potesse funzionare da buon veicolo per Neeson (al che ci fa sorgere qualche dubbio: non era mica il norvegese che si ispirava ai precendenti Liam?). Per la manipolazione, si sono rivolti allo stesso regista Hans Petter Molland. Che non s’è per la verità spremuto molto a rinnovare (lo pagavano per fare il copia e incolla, non per costruire l’opera originale). Per fortuna a riscattareUn uomo tranquillo dalla prevedibilità del remake puro e semplice, c’è lo scenario (le montagne del Colorado sono più fotogeniche delle anonime nevi norvegesi) ma sopratutto (merito dello sceneggiatore Frank Baldwin) l’inedito solleticante scontro di etnie. Nel precedente norvegese, la nazionalità dei trafficanti era solo elemento di colore). Qui Coxman va a pestare i piedi ai mafiosi indiani i discendenti di Nuvola Rossa abituati a considerare i monti del Colorado loro riserva di caccia (e poi di droga). E a trattare ogni intervento estraneo come disturbo da eliminare (non solo i “cartelli” ma anche i vendicatori solitari).



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