Achille Lauro plastificato è primo in classifica con 1990: la trasformazione è sorprendente



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Lo avevamo lasciato a Sanremo nei panni della regina Elisabetta I Tudor e in tutina nude look di Gucci. Ora Achille Lauro è tornato, e non smette di stupire e divertirci. Dopo essersi trasformato in un bambolotto tatuato, è lui stesso a presentare sui social il nuovo disco appena uscito, 1990, una raccolta di sette successi di quel decennio rivisitati in chiave techno dance: «Ho lasciato», spiega l’artista, «che la mia bambola desse vita a questo progetto di respiro internazionale, il primo da direttore creativo di una delle più importanti case discografiche del mondo: Elektra Records».



Non solo cantante e compositore, dunque, ma anche uomo di punta e mente dell’etichetta “figlia” del colosso Warner Music. Ciò che subito colpisce è l’immagine della cover, insieme con le tante varianti utilizzate per la campagna pubblicitaria: quella di un bambolotto in sella a un pony, perfetta sintesi tra Barbie e Ken che di Lauro ricalca ogni tatuaggio. L’opera è frutto dell’ingegno creativo di Mario Paglino e Gianni Grossi, due designer di Novara che si fanno chiamare Magia 2000. L’ennesima provocazione riuscita, seppur con una variante discutibile, per non dire di peggio: ci riferiamo alla bambola in hot pants e stivaloni di vernice inchiodata su una croce di caramelle rosa, manifesto pubblicitario mancato, diventato un caso nel caso.

Ecco cosa ha detto il cantante postando lo scatto su Instagram: «Questa è l’immagine che avreste dovuto vedere in un maxi-cartellone di Corso Como a Milano, ma la pesante mano della censura delle pubbliche affissioni lo ha impedito. Io invece la regalo a tutti voi e come sempre “Me ne frego”». Tutta pubblicità in più, come ben sa l’ormai navigatissimo personaggio lanciato dal collettivo indipendente Quarto Blocco, e approdato nel 2017 alla fama televisiva con Pechino Express in coppia con il suo produttore e chitarrista sul palco Edoardo Manozzi, in arte Boss Doms.

Del resto anche la fortunatissima Rolls Royce, lanciata a Sanremo 2019, non mancò di suscitare polemiche roventi: qualcuno sostenne addirittura che il brano strizzasse l’occhio alla droga, ricordando il nome di una pasticca di ecstasy (detta appunto Rolls Royce per via dello stemma automobilistico impresso sulla pillola), piuttosto che la celeberrima vettura che porta sul cofano la statuetta chiamata Spirit of Ecstasy. Ma provocazioni e giochi di immagine a parte, com’è il disco dal punto di vista musicale? «L’Achille Lauro di 1990 è un dandy di borgata che balla su musiche zarre da autoscontro: il jukebox vivente si dà all’eurodance, prende sette pezzi Anni 90 e dintorni e li usa per raccontare storie un po’ struggenti e un po’ decadenti.

Manca però lo scossone», dice del nuovo progetto il critico musicale Patrizio Ruviglioni, della rivista Rolling Stones. «Se da un lato il nuovo disco recupera vessilli dell’eurodance, dall’altra definirlo semplice raccolta di cover è riduttivo». Inutile dire che i fan sul tema hanno già detto la loro: il singolo 1990 pubblicato qualche mese fa è già disco d’oro, avendo venduto oltre 35 mila copie. E l’omonima raccolta appena uscita promette altrettanto bene, raggiungendo al cuore i rapper più duri, come gli amanti della disco o del genere più melodico. Già perché eccessi a parte, nella vita privata De Marinis (il vero cognome di Lauro) è ultra riservato: si racconta di un lungo amore con una coetanea romana, Francesca, ma dettagli e immagini della coppia sono rarissimi. A tal punto che a un tratto si parlò di un possibile flirt con Anna Tatangelo. Un falso: la cantante in realtà di Achille è solo amica e senz’altro fan, visto che deve il successo del remake del grande classico Ragazza di periferia, rieditata due anni fa in chiave più moderna, proprio ad Achille Lauro e Boss Doms. E sempre a loro va ricondotta la sua ultimissima trasformazione rap con Guapo, già una hit su tutte le piattaforme streaming. Successo chiama successo?



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