Chi è il figlio di Michael Schumacher, Mick: Biografia, Fidanzata, Storia e curiosità



Schumacher torna in Formula 1. No, non stiamo parlando del grande Michael, vincitore di sette Mondiali di Formula 1. Ci sarebbe piaciuto dare questa notizia annunciare che il grande campione si era risvegliato dalla nebbia in cui è immerso dal dicembre 2013, da quando un incidente sugli sci lo ha mandato in coma, e da cui non si è mai più ripreso.



Ma non si tratta di un’omonimia, lo Schumacher di cui parliamo è il figlio Mick, 21 anni appena e già così bravo da aver trovato un ingaggio nell’Olimpo dell’automobilismo. Dopo aver gareggiato (e spesso vinto) in Formula 3 e in Formula 2, ed essere entrato all’inizio del 2019 nella Ferrari Driver Academy, come dire le 4‘giovanili” del team italiano, da cui escono i piloti destinati a guidare un giorno “la rossa”, il giovane Schumi è stato assunto per il Campionato del prossimo anno solare da una scuderia piccola ma ambiziosa, la americana Haas, che frequenta il circuito dal 2016, e che in qualche misura è una succursale” della Ferrari, con cui ha un patto di collaborazione.

Si tratta, insomma, di una prova generale per Mick, in attesa che maturino i tempi per prendere il posto del padre anche sulla “rossa” più amata d’Italia. E lui, a 21 anni, di tempo davanti ne ha parecchio. Dal padre Mick Schumacher sembra aver ereditato la concretezza e le poche parole. Nella prima intervista dopo l’annuncio della sua promozione, ha ammesso un po’ di emozione, ma evitato ogni compiacimento: «Sono molto eccitato, molto. Ovviamente, è un sogno che si avvera.

È qualcosa che inseguivo da quando ho cinque anni, da tutta l’infanzia. Adesso che è finalmente arrivato questo giorno è davvero travolgente. È sempre stato parte di me, è sempre il mio grande obiettivo arrivare in Formula 1. Adesso so che ho raggiunto una parte di questo obiettivo ovviamente adesso c’è la seconda parte: devo guidare». Chiamato a dare un giudizio su se stesso come pilota, Mick risponde: «mi definirei un pilota molto strategico. Mi piace pensare quale potrebbe essere la mia prossima mossa, se ha senso per me.

Mi chiedo: vale il rischio? Devo correre il rischio? E allora provo a farlo. Mi piace pensare che mentre sto guidando decido di conseguenza le mie mosse, se ne vale la pena o no». Per poi concludere: «Sono molto orgoglioso di guidare con il mio cognome e avere la bandiera tedesca sulla mia macchina. Ho la possibilità di ricambiare l’affetto dei tifosi tedeschi. Il numero che ho scelto è il 47. Alcuni tifosi hanno fatto l’associazione pensando che il 7 sia per Michael, per i suoi 7 titoli E un pensiero molto bello, in parte anche vero».

“In parte”: si capisce già che l’ombra paterna sarà molto ingombrante per Mick, il confronto inevitabile e pesante, visto che Michael ha vinto tutto, e Mick ancora nulla, almeno nel “grande giro”. Non è certo la prima volta che, sulle piste della Formula 1, un figlio tenta di eguagliare le imprese del padre. E capitato a Nico Rosberg, figlio di Keke, campione degli anni ‘80, e a Michael Andretti, figlio di Mario. Jacques Villeneuve, orfano di Gilles, che morì quando lui era piccolo, ha eguagliato e superato il padre, vincendo quel Mondiale che il ferrarista canadese non ha vinto mai. Ma nessun si trova nella posizione di Mick, davvero difficile: il padre è vivo, ma non può stargli accanto, non può dargli consigli, non può offrirsi come esempio da emulare, o come obiettivo da superare. C’è ma non c’è, lontano, perso nel suo mondo, il mondo di una persona che non può vivere una vita normale, anzi probabilmente di fatto non vive.

Delle reali condizioni di Michael Schumacher ben poco si sa. Dopo essere uscito dall’ospedale, sei mesi dopo l’incidente, è rimasto a casa, curato dalla moglie Corinna, madre di Mick, e immaginiamo anche da tanti badanti e infermieri. Ogni tanto rimbalza qualche voce: «è cosciente», «gli ho parlato», che quasi subito viene minimizzata e smentita. Immaginiamo il campione, che in pista era freddo e calcolatore, sofferente e bisognoso di cure, ma non sappiamo se è presente al mondo, se ha coscienza di se stesso.



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