Giovanna Botteri, vittima di una campagna di body shaming, risponde a chi l’ha attaccata per la pettinatura



Anima, corpo e… capelli. Giovanna Botteri, inviata di guerra e corrispondente Rai, per 12 anni da New York e da settembre da Pechino e tutta l’Asia, non aveva mai prestato tanta attenzione alla sua chioma come in questo periodo. Per lei testa significa altro. Né si era mai soffermata sulle magliette scure che porta a ogni collegamento, ormai quotidiano vista l’emergenza coronavirus partita proprio da Wuhan, in Cina, più del secondo utile per indossarle.



Ma dopo la pioggia di critiche miserabili partite dalla Rete al suo modo di vestire, di insolenti appunti al suo look e soprattutto ai suoi capelli (“lavateli”’, è stato l’invito più gentile), insomma dopo quella che si può definire una campagna di demolizione gratuita della sua immagine, body shaming in piena regola – e dopo un servizio satirico di Striscia la notizia – la giornalista accetta di parlarne con Gente con intelligenza e ironia. E posa in esclusiva per noi nello studio della sede di Pechino in modo per lei non abituale: giacca, orecchini e un raffinato chignon. «Credo che ci siano priorità nella vita. Se lavori tantissimo, sempre, anche di notte per rispettare il fuso orario italiano, il tempo che resta è poco.

Mangio di corsa, dormo solo quando ho terminato dirette e lavoro. E se prima di andare in video ho qualche minuto, preferisco riguardare ciò che devo raccontare, piuttosto che sistemare l’acconciatura», racconta. «Quando conducevo i Tg ero perfetta grazie a truccatrici e parrucchiere. Ora non è così, ma sono convinta che, in certi casi, sia più utile ascoltare, comprendere, piuttosto che soffermarsi sull’esteriorità.

L’unica cosa che mi turba è pensare che i miei capelli non in piega e i miei look sempre uguali siano percepiti come mancanza di rispetto verso i telespettatori, che per me sono sacri. Dopo le dirette chiedo a mia figlia Sarah, che ha quasi 30 anni e vive a Roma: “Come sono andata? Come stavo?”. Lei è di parte, mi rassicura sempre, ma quando ci vediamo la prima cosa che fa è prenotarmi il parrucchiere», rivela con una risata. Poi, con garbo spiega: «Come tutte le donne triestine tengo molto al benessere del corpo, che considero come una macchina che va manutenuta per funzionare bene.

Ho la consapevolezza di non essere fragile, ho spalle larghe, da ex nuotatrice, che metaforicamente significa essere predisposti a gestire le difficoltà, e ho gambe lunghe, utili per scappare veloce in caso di necessità. Se mi guardo allo specchio vedo il mio viso che cambia con i giorni che passano, con il lavoro che segna, ma riconosco i miei occhi che sono sempre gli stessi», racconta con la saggezza di chi nella vita ne ha viste tante, soprattutto tragedie, che si è trovata a raccontare conflitti, la guerra in Bosnia e l’assedio di Sarajevo, il Kossovo, l’Iraq, l’Aghanistan. Il lavoro è centrale nella sua vita, ma non si pensi che questa donna dagli occhi color cielo e l’altezza da mannequin, «1,76, per la precisione», e una vita in prima linea, spesso in giubbotto antiproiettile, non abbia vezzi femminili. «Appena mi è possibile mi tuffo in piscina per allenarmi, e già questo è un bel modo di prendersi cura si sé. Utilizzo crema mattina e sera, non vado mai a letto senza struccarmi, lavo i capelli con prodotti di qualità e li asciugo con un phon buono, che non li brucia.

Quanto alla magliette, è vero, sono ripetitiva: ne ho 40 tutte uguali, scollo a V, nere e blu. Le ho scelte per due motivi: sono pratiche, perfette per sostenere il microfono senza farlo cadere, e pensavo passassero inosservate per dare più spazio all’ascolto delle notizie». E ancora: «In questo periodo di super lavoro, anche a causa del coronavirus, la vita sociale è azzerata. Detto ciò amo i fiori, sono un giardiniere mancato. Mi piacciono le gonne e i tacchi, ma ammetto camminarci male. Con scarpe basse e stivaletti sono più sicura». Poi confida: «Metto sempre qualche goccia di Shalimar, il profumo preferito di mia madre. Ogni volta è come sentire il suo abbraccio». È gentile e tosta, la Botteri. «Sono orgogliosa, determinata, un po’ testarda. Mi sento una donna normale come tante. Sono piena di dubbi, di insicurezze, mi domando sempre se è giusto quel che faccio». Ma hai preso premi, riconoscimenti… «Sì, ma il giorno dopo mi chiedo se sarò in grado di fare altrettanto bene. A volte mi piacerebbe montarmi la testa, vivere con solo certezze e mai nessuna esitazione. Ma non sarei io. Perciò resto con la testa che ho. Capelli inclusi».



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