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La verità è che nessuno sa esattamente cosa andrà in scena questa sera alle 2 1sul prato dell’Allianz Stadium, per l’occasione popolato da appena 300 persone, giocatori compresi. Una sosta di novanta-cinque giorni senza una partita, foss’anche un’amichevole, non esiste nella storia del calcio del Dopoguerra.



Oltretutto, i primi due mesi sono stati di pausa vera, intervallata da esercizi casalinghi, che per quanto intensi stanno ben al di sotto del minimo sindacale del lavoro da svolgere per un atleta professionista. Certo, da un mesetto,nei vari centri di allenamento, a partire da quello bianconero della Continassa, si respira un’aria quasi normale, con lavori più intensi e allenamenti di gruppo. Esattamente sette giorni fa, la Juventus ha addirittura simulato una partita, giocando un’oretta proprio sul campo dello Stadium, ma siamo lontani dal poterla ritenere una prova realistica.

Se quella di questa sera è certamente una festa per il calcio che torna a colorare la vita di milioni di appassionati in tutta Italia (facile prevedere un record di ascolti per la diretta di Rai 1 ), quanto vedremo ha molti aspetti misteriosi. Nessuno, nemmeno gli allenatori, hanno il polso esatto della fonna dei giocatori. Sì, certo, li hanno visti in allenamento e hanno misurato i loro parametri fisiometrici con le sofisticate macchine a loro disposizione, ma come reagiranno fisicamente e psicologicamente al ritorno in campo, oltretutto a porte chiuse, resta un’incognita

La Bundesliga che ha preceduto tutti ha dimostrato che, per quanto i valori tecnici conosciuti non vengano stravolti dalle nuove particolarissime condizioni, le sorprese non mancano e possono venire a mancare alcuni dei punti di riferimenti che normalmente si prendono per valutare in anticipo una partita.

Ma in una palude di incertezze, Maurizio Sarri può aggrapparsi al totem Cristiano Ronaldo, che come spesso accade, fa storia a sé. La seradi Juventus-Inter, l’8 marzo, è volato a Madeira con un po’ di paura per il virus e un piano preciso: non perdere nemmeno un giorno di allenamento. Da quel giorno è scattato un programma continuamente aggiornato da chi lo segue e condiviso con lo staff atletico della Juventus. Cristiano ha corso in campo (quello del Nacional Madeira, la sua squadra sull’isola); si è esercitato con il pallone, grazie al giovane portiere della Primavera del club; ha svolto un lavoro mirato in palestra e, ovviamente, non ha giocato per oltre tre mesi di fila.

E quest ultimo fattore ha inciso in modo estrema-mente positivo sul suo fisico, perché per uno come lui, abituato ai ritmi infernali e a trattamenti difensivi piuttosto ruvidi, non disputare una partita vera per così tanto tempo, ha significato risparmiare una quantità enorme di traumi alle sue articolazioni e ai suoi muscoli; scaricare parecchio stress mentale; gestire in modo impeccabile il riposo, senza dove incastrare tutto con i viaggi delle trasferte. Gestendo in modo scientifico il suo lavoro e la sua fatica, Ronaldo è tornato più forte, più veloce e ancora pi determinato di prima, perché il desiderio di giocare si è trasformato in smania nel corso delle settimane, la voglia di gol lo  divora ed è gasatissimo dall’idea di riprendere con due partite che, potenzialmente, potrebbero consegnargli un trofeo che non ha mai conquistato. il suo entourage lo ha definito: «Motivatissimo». I compagni lo hanno visto ancora più tirato e affamato di vittorie. Sarri ha capito di poter contare sulla sua estrema professionalità.

E questa sera scende in campo infuocato dalla voglia di fare gol, ma soprattutto di arrivare in finale per poter conquistare un trofeo che manca alla sua collezione (la Coppa Italia completerebbe un trittico inedito per mi calciatore con la Fa Cup e la Coppa del Re). Una collezione che rende imbarazzante il confronto con la formazione del Milan che, privo di Ibrahimovic, manderà in campo un undici che ha al suo attivo complessivamente 8 trofei, contro i 30 del solo Ronaldo.

Eppure CR7 resta insaziabile, anche perché quando ha iniziato a rimaterializzarsi davanti a lui la stagione, con il calendario che scandisce in tre tempi diversi Coppa Italia, Scudetto e Champions, è tornato ad accarezzare il piano triple-te che culla da sempre. Un dettaglio del palmares che Lionel Messi può vantare e lui no. E si sa che certe cose per Ronaldo sono particolarmente motivante.

La formula è nota: 7 più 10. Cristiano Ronaldo più Paulo Dybala. Ma per metterli insieme e farli splendere, trattandosi del miglior centravanti del mondo senza essere un centravanti» (cit Allegri) e di uno splendido esemplare di “falso 9′,’ non basta una semplice somma. «Sono due fenomeni, però atipici: la difficoltà tattica è farli coesistere», ha spiegato Maurizio Sarri a Sky-SporL II calcio non è algebra e l’allenatore juventino, seppur fanatico di numeri e statistiche, lo sa benissimo.

Così nella pratica, per arrivare al miglior risultato, serve qualcuno che li compensi leggendone in anticipo le intenzioni e muovendosi di conseguenza Sami Khedira, da buon professore, è quello a cui riesce meglio e più naturalmente questo gioco a incastri in fase offensiva Uno esce e l’altro entra. Quando l’area sembra essersi svuotata, perché CR7 ama partire largo a sinistra e la Joya arretra per raccordare il gioco, il tedesco si materializza a due metri dal portiere, spesso sorprendendo i difensori. Non sarà un fulmine di guerra, Sami. Eppure arriva sempre al momento giusto. Questione di intelligenza tattica e di una straordinaria abilità nell’inserimento.

La testa diKliedira va più veloce delle gambe di molti giocatori. L’assenza dell’ex Reai Madrid, che non gioca dall’operazione di pulizia al ginocchio di dicembre, si è fatta sentire in questi mesi. Khedira non ha la classe di Pjanic o il dinamismo di Ma-tuidi e Bentancur, però attacca l’area meglio di tutti. «Dybala può fare il falso nove – ha detto in passato Sarri. Il problema non è lui, ma i centrocampisti che devono inserirsi con continuità per riempire l’area». Soprattutto quando giochi senza un centravanti vero -Dybala appunto – te ne accorgi se manca un centrocampista che si presenta con regolarità negli ultimi metri e spesso e volentieri segna o crea i presup-posti per un gol di un compagno. In questa stagione si deve ancora sbloccare, Khedira, ma nelle prime quattro annate inbianconero è sempre stato importante in zona gol: 2 reti l’anno scorso, 9 in quello prima (record personale) e 5 in ognuna delle prime due stagioni Per questo Sarri, privo dell’acciaccato Higuain, benedice il rientro del 33enne centrocampista campione del mondo perla semifinale di Coppa Italia di stasera contro il Milan (andata 1-1 a San Siro) e in generale per il finale di stagione. E a essere felice è anche CR7, che con Khediraha vinto anche al Reai. Cristiano sa benissimo che, senza bisogno di dire nulla, al momento opportuno si troverà un appoggio in più in area.



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