Katia Ricciarelli confessione shock, il suo dramma segreto



Nella sua lunga carriera – ha appena festeggiato i 50 anni di successi – ha cantato nei teatri lirici di tutto il mondo e conosciuto ogni tipo di persone, ma l’esperienza che forse ha più segnato la vita di Katia Ricciarelli risale a quando era ancora una giovane studentessa al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.



Come ha raccontato lei stessa in un’intervista Tv, fu un episodio in particolare a segnarla. Così grave da indurla a tentare di uccidersi. «Un frate benedettino venne al Conservatorio per cercare le voci per il coro del canto gregoriano e la mia gli sembrò adatta.

Ma gli dissi che doveva stare al suo posto, non doveva impormi di andare in chiesa o di pregare: “Lei si faccia gli affari suoi e io i miei”. Poi però il canto gregoriano, che è così mistico, mi ha stregato, tanto che già mi vedevo a insegnarlo alle suore in un convento». Katia Ricciarelli, all’anagrafe Catiuscia Maria Stella Ricciarelli, era andata a vivere con un’amica a Venezia a 17 anni proprio per studiare canto.

La sua infanzia, in quel di Rovigo, non era stata molto facile: aveva visto il padre solo una volta, per caso, ed era stata cresciuta dalla madre insieme con le due sorelle maggiori. «Mamma Molara era una donna molto forte, è sempre stata da sola, ha dovuto lottare e ha lavorato duro per mantenerci». Quando la figlia era piccola non aveva tempo per portarla al catechismo, inoltre, poiché era una donna indipendente e anche molto bella, in tanti sparlavano di lei.

Per questo motivo, per il modo in cui veniva trattata la sua famiglia, la piccola Catiuscia Maria Stella decise che non voleva assolutamente saperne di religione e preti. Non c’è da stupirsi, quindi, che quando Katia comunicò a mamma Molara l’intenzione di andare in convento, quest’ultima reagì malissimo: «Ti rendi conto che non sei nata per fare la suora?», disse sconvolta, cercando di farla ragionare.

Ma anche da ragazzina Katia era già molto determinata e le tenne testa, fedele al suo proposito di diventare suora, per poi accorgersi che in realtà quell’uomo di Chiesa voleva tirarla fuori dal mondo perché, se non poteva essere sua, nessun altro avrebbe potuto averla: «Quando mi accorsi che mi aveva mentito su certe cose, mi crollò il mondo: avevo avuto fiducia in lui, tanto più perché ero cresciuta senza un padre ed ero davvero convinta che quella fosse la mia strada.

Rimasi distrutta: per me fu un dolore tremendo». Il trauma la segnò al punto che la giovane Katia tentò il suicidio: «Quando lui venne a trovarmi in ospedale mi chiese: “Come stai, angelo?”. Io diedi un ceffone che gli girò la testa, e questa è stata la liberazione da tutto». Per fortuna, la giovane età le permise di passare oltre quella terribile delusione e di iniziare una nuova vita fatta di soddisfazioni e successi. Di lì a poco, nel 1969, a 24 anni, avrebbe infatti debuttato ne La Bohème a Mantova, per poi calcare le scene dei più importanti palcoscenici, dalla scala di Milano al Metropolitan di New York.



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