Massimo Cannoletta: chi è il campione de L’Eredità che ha stupito il pubblico e Flavio Insinna



Seduto al tavolino di un bar nel cuore di Lecce, la splendida città pugliese in cui ci ha dato appuntamento, il super campione de L’eredità Massimo Cannoletta si gode un meritato caffè. A dicembre, con oltre 35 puntate, ha battuto il record di presenza nella trasmissione in onda su Raiuno condotta da Flavio Insinna e prodotta da Banijay Italia, aggiudicandosi un montepremi di oltre 250 mila euro.



È una delle figure più interessanti nella storia dei telequiz e noi siamo andati a incontrarlo. Brillante, estroverso e simpaticissimo, Massimo, laureato in Scienze politiche a indirizzo storico, è un vulcano di entusiasmo e competenze.

Chi le ha trasmesso l’amore per la cultura? «Da bambino ho imparato a leggere sfogliando Gente. È un giornale che è parte della mia storia. Conservo ancora una collezione di vecchi numeri», racconta. «Sono cresciuto in casa di mia nonna, che era avida di riviste ed era abbonata al vostro settimanale.

Da adolescente, grazie agli articoli di attualità, ho scoperto il mondo e la voglia di viaggiare. A casa divoravo anche i libri e le enciclopedie per ragazzi che ci aveva regalato mio padre. Internet non c’era, la carta e la Tv erano l’unica fonte per apprendere». Lei ha viaggiato tantissimo. «Ho fatto due volte il giro del mondo.

Sono stato direttore artistico sulle navi da crociera, intrattenevo i passeggeri con spiegazioni di arte e storia. Per due volte sono partito da Genova per fare il giro del globo. In circa 4 mesi, con scali di 1-2 giorni nelle città principali, ho praticamente visto tutto. Molti viaggi li ho fatti con i miei nipoti, Laura e Giacomo.

Ora sono grandi e frequentano entrambi l’università, ma per me sono come fratelli minori. Ho iniziato a portarli in giro per l’Europa quando avevano 7-8 anni. Insieme abbiamo visitato Messico, Giappone e Stati Uniti. Appena sarà possibile voglio portarli in Sudamerica, in Colombia.

Gliel’ho promesso». Il posto più bello che ha visto? «L’arcipelago delle Isole Samoa nel Pacifico. È un paradiso terreste, sembra che un giardiniere abbia cura di tutta l’isola. La gente è sorridente, ospitale, cortese». Il suo luogo del cuore in Italia? Tanti! Il Salento per motivi affettivi, perché sono nato qui.

A settembre ho fatto un viaggio in auto lungo la costa adriatica: sono partito da Leuca e arrivato a Trieste. Mi sono appoggiato ai suggerimenti dei follower che mi seguono su Instagram. Mi hanno indicato i loro luoghi preferiti, alcuni mi hanno accompagnato di persona.

Un posto che mi ha sorpreso è il Molise. È ricchissimo di piccoli borghi, eremi e storia. Sono affascinato dalle vicende degli esseri umani più di quelle dei re o delle battaglie. È una passione che ho ereditato da mio papà Michele, che oggi ha 79 anni.

Era un tecnico della Sip, leggeva tantissimo e amava raccogliere e conservare reperti della civiltà contadina, oggetti abbandonati trovati nelle vecchie masserie del Salento. Li ha messi tutti in una stanza che ancora oggi chiamiamo “il museo”.

Alcuni hanno cento anni, raccontano le abitudini della gente di allora». Pensando al futuro, che progetti ha? «Appena possibile tornerò a fare il mio lavoro: divulgare dal vivo. Mi piace dare a più gente possibile quello che a me danno Piero e Alberto Angela: ogni volta che aprono bocca è una gioia. Non mi interessa la notorietà, ma se nascesse un’opportunità per fare divulgazione in Rai non mi tirerei indietro».

E la vita privata? C’è una donna importante? «Sì, mia sorella Giusy. Quando mia madre, scomparsa 13 anni fa, si è ammalata, ha preso il suo posto. Ha 8 anni più di me e ha sempre avuto un atteggiamento più da mamma che da sorella. Mi ha accudito e continua a farlo. E mi ha regalato due nipoti meravigliosi ». Ha pensato all’idea di costruire una famiglia? «Al momento sono single, sperimento la gioia di rapportarmi con il mondo.

Sui social seguo due account in cui faccio divulgazione e appena posso viaggio. Non ho ancora pensato di fermarmi». In una donna cosa la colpisce? «La conversazione. Ma questo in qualunque rapporto. Sono all’antica, non ho una tecnica di seduzione e non punto sull’aspetto fisico. Un bell’involucro è gradevole per un giorno o due, poi ci vuole sostanza. Mi interessa scoprire l’altra persona con il dialogo».

Lei si è rivelato un gentiluomo anche in trasmissione, sbagliando una risposta per favorire un “rivale”. «L’ho fatto in maniera lucida, serena, non sono pentito. Tutti vanno lì per giocare, ma anche con la speranza che la vincita possa cambiare la vita. E in un periodo difficile come quello attuale i soldi possono dare un aiuto.

Mi sono detto: Tommaso, che fa il capostazione a Viterbo, è venuto con la mia stessa speranza, ha messo insieme un montepremi ricco, perché devo arrivare io a soffiarglielo? Ho dato volutamente la risposta sbagliata per favorirlo. Non sono timido, ma se ho la serenità di concentrarmi e di riuscire a rispondere alle domande lo devo a Flavio Insinna. Per lui provo una gratitudine infinita perché non mi mette in soggezione, mi fa sentire a casa così posso ragionare a mente lucida. Se non fosse stato così, forse sarei uscito alla prima puntata».



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