Ai giudici chiedo di non fare uscire l!assassino di mia sorella dal carcere. Parolisi dopo quello che ha fa”o non merita alcun permesso premio”. Poche parole quelle che Michele Rea dice a Giallo quando gli ricordiamo che nelle prossime settimane l’assassino di sua sorella Melania potrebbe uscire dal carcere di Bollate. Salvatore Parolisi, condannato a soli venti anni di prigione, ha le carte in regola per lasciare la sua cella e usufruire dei permessi premio, che potrà sfruttare sia per fare visita ai suoi parenti, sia per andare a lavorare presso una comunità. In tutto 45 giorni all’anno, quindici ogni quattro mesi. Come tutti ricordano, Salvatore Parolisi il 18 aprile 2011 uccise sua moglie Melania Rea. Fu un delitto efferato: la donna fu massacrata con 35 coltellate e il suo cadavere profanato con una siringa.
L’omicidio avvenne nel bosco di Ripe di Civitella, in provincia di Teramo. La vittima fu colta di sorpresa, alle spalle. Parolisi non ebbe pietà neppure per la figlioletta Vittoria, che allora aveva soltanto 18 mesi e che era nel seggiolino dell!auto parcheggiata a pochi metri dalla scena del crimine. Colpì la sua mamma sotto i suoi occhi. Dimostrò una grande malvagità. Stando agli inquirenti e ai giudici compì il delitto perché esasperato dalla sua doppia vita, Somma Vesuviana (Napoli) divisa tra la moglie Melania e l’amante Ludovica, anche lei militare dell!esercito come lui.
A Ludovica aveva promesso più volte che si sarebbe separato per andare a vivere con lei. A Melania, che aveva scoperto la tresca, invece, aveva assicurato di voler ricostruire il suo matrimonio. E infatti, la donna, per amore della figlia appena nata, stava disperatamente cercando di riannodare i fili spezzati del rapporto con il marito. A un certo punto, però, il caporal maggiore non ha più saputo gestire la situazione.
L’unico rimedio che ha trovato è stato, anziché troncare il matrimonio, ammazzare la moglie. Nonostante tutto quello che fece, Parolisi è riuscito a ottenere una condanna mite: solo 20 anni, senza vedersi riconosciuta neppure l’aggravante della crudeltà. Per i giudici le trentacinque coltellate che infisse alla moglie non sono una prova della sua malvagità. Ebbene, dopo soli nove anni di prigione e dopo aver scontato metà della pena compresi i giorni di carcere già decurtati per buona condotta – Parolisi ha già pronta la valigia. Infatti, i condannati come lui, in considerazione della buona condotta tenuta dietro le sbarre, possono uscire dal carcere.
Sarà il magistrato di sorveglianza, sentito il dire!ore dell”istituto penitenziario, a concedere i permessi premio. Non possono superare i 15 giorni di durata e devono essere concessi «per consentire al detenuto di coltivare interessi affettivi, culturali e di lavoro». La durata complessiva dei permessi non può superare i 45 giorni per ciascun anno di espiazione della pena. Rispetto alla possibilità, consentita dalla legge, che Parolisi possa presto uscire dal carcere, abbiamo sentito l”avvocato Mauro Gionni, il legale dei familiari di Melania.
Ecco cosa ci ha detto: «La famiglia Rea non è a conoscenza di alcuna richiesta fa!a da Salvatore Parolisi, né potrebbe esserne a conoscenza. È opportuno che si sappia che quando vi è una pena definitiva i familiari della vittima o la vittima stessa, se è ancora in vita, non vengono a conoscenza delle richieste che il detenuto fa al magistrato per ottenere sconti di pena o altri benefici. In altre parole, non accade come quando, ad esempio, vi è un detenuto accusato di stalking. Il soggetto che si è reso protagonista di un simile reato che fa una richiesta di revoca degli arresti deve me!ere a conoscenza delle sue intenzioni anche la vi!ima del reato, la quale può scrivere la sua opinione al giudice che logicamente ne terrà conto. Il magistrato, in ogni caso, comunicherà a tutti la sua decisione. Quando, invece, c”è una pena definitiva, come nel caso di Parolisi, il detenuto interloquisce solo con il giudice e non con le vittime. Quindi, noi non siamo a conoscenza di nulla.
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