Alessandro Cattelan è tornato in libreria con sua figlia Nina



Alessandro Cattelan è tornato in libreria con sua figlia Nina e una nuova avventura della protagonista nata dalla loro fantasia. È la piccola Emma che, dopo aver salvato il Natale nel libro dello scorso anno, si trova ad affrontare la scomparsa casalinga di un orsetto.



Emma detective (Gallucci) è una favola che parla ai più piccoli (e non solo), ma che soprattutto i più piccoli li aiuta, donando parte del ricavato a un’associazione benefica. Alessandro, come è stato scrivere a quattro mani con un’altra Cattelan? «Divertente, come è divertente fare qualunque altra attività insieme che ci permetta di scambiarci pareri e punti di vista. I bambini, in questo senso, sanno essere una miniera d’oro di spunti».

In quali momenti della quotidianità tu e Nina vi siete ritagliati il tempo per scrivere il libro? «Ci abbiamo lavorato la sera, prima di andare a dormire, in sostituzione ai momenti dedicati alla lettura e per qualche tempo abbiamo portato avanti la storia: Nina, che ha 9 anni, me la raccontava e io la battevo al computer». La vostra “collaborazione” è iniziata con un altro libro uscito lo scorso Natale. Come vivete in famiglia questa passione per la creazione e il racconto delle storie? «I bambini non fanno quello che dici, ma quello che ti vedono fare.

Nella nostra famiglia è stato abbastanza naturale vedere le nostre figlie prendere da subito un libro in mano e appassionarsi alle storie, come è naturale provare a ricreare a modo tuo quello che ti piace fare». State pensando a un terzo libro per chiudere la “trilogia di Emma”? «È un’idea. Il primo libro è andato molto bene e ha fatto anche del bene a tanti bambini, quindi finché abbiamo idee andremo avanti».

Vedremo le avventure di Emma a cartone animato? «Anche questa è un’opzione, ci stiamo lavorando». Tra i protagonisti del libro c’è un giocattolo, l’orsetto Noblù. Tu sei un grande collezionista di giochi anni Ottanta. Quali ricordi con maggiore affetto? «Tutta la collezione di Masters». E ci lasci mai giocare le tue figlie? «Loro non la possono toccare!». In un passaggio del libro tu e Nina scrivete: “I grandi dicono sempre che i mostri non esistono…”.

Forse crescere significa questo? Fare di tutto per non far preoccupare qualcun altro? «No, non credo. Con tutte le dovute precauzioni e senza creare ansie ingiustificate penso che a un bambino giovi conoscere quale sia la realtà nella quale si troverà a vivere. E se si ha la pazienza di provare a spiegargliela per il meglio, penso anche che siano abbondantemente in grado di capirla. Non sono un fan della campana di vetro, anche perché prima o poi quella si rompe».

Una parte dei compensi derivanti dai diritti finiranno ad Associazione Caf – Centro di aiuto ai minori e alla Famiglia in crisi. Ce ne parli? «Caf è un luogo che nasce per accogliere i bambini e i ragazzi che, allontanati dai propri familiari, hanno subito traumi e ferite relazionali profonde. Nel tempo, accanto al lavoro con i minori, l’Associazione ha sviluppato anche servizi specifici di prevenzione dell’abuso e del maltrattamento infantile e supporta le famiglie dei minori accolti e le famiglie affidatarie. Il centro dà un importante sostegno a molti nuclei famigliari: dalla sua fondazione, nel 1979, a oggi ha accolto e curato oltre mille minori in crisi».



Lascia un commento