Io sono Babbo Natale, l’ultimo film di Gigi Proietti assieme a Marco Giallini



Questo articolo in breve

Io sono Babbo Natale, ora nei cinema, è purtroppo l’ultimo film di Gigi Proietti. Il grande attore l’ha girato infatti all’inizio del 2020, prima di morire il 2 novembre dello stesso anno, giorno del suo compleanno numero 70. Una coincidenza macabra che Proietti avrebbe sicuramente usato per uno sketch dei suoi.



Nel film, Ettore è un ex galeotto dalla vita turbolenta e sgangherata. Non ha grandi prospettive se non quella di continuare la sua carriera da rapinatore. A suo modo è un “figlio d’arte” (i suoi genitori erano criminali e spacciatori) che esce di galera dopo anni di reclusione.

Senza un soldo e cacciato da chiunque, Ettore incappa in Nicola, un anziano e strano signore che lo accoglie in casa tendendogli la mano. Nicola custodisce in casa oggetti di valore, per lo più giocattoli e ha un’incredibile rivelazione da fare: «Sono Babbo Natale!».

Se Nicola è Gigi Proietti, il regista Edoardo Falcone ha affidato il ruolo di Ettore a Marco Giallini. Lo stesso Giallini presentando il film alla Festa del Cinema di Roma ha voluto rendere omaggio a Proietti: «Gigi faceva parte di quei giganti con cui sono e siamo cresciuti. È stato un privilegio passare tanto tempo con una persona del genere. Se fai questo lavoro, con l’avanzare degli anni hai meno tempo per te stesso.

Per me sul set era diventato come un padre, non stava bene, si vedeva, ma non credevo fino a quel punto. Faceva un sospirone e quando si batteva il ciak si alzava e sembrava uno di vent’anni. Con il il suo “Annnamo Gialli!”. Vederlo ridere per me è stato un onore». Giallini gli avevo scritto pochi giorni prima della morte, chiedendogli come stava e «mi aveva risposto: “Abito ancora in via di guarigione”. Mi mancano le nostre risate.

Ringrazio tutti per avermi fatto diventare amico di Gigi». Un affetto condiviso anche dalla protagonista femminile, Barbara Ronchi, che nel film è la compagna di Ettore: «Mi ha fatto tanto ridere. Era veramente divertente, chiacchierava tantissimo, aveva tanta voglia di sapere degli altri. Non è frequente lavorare con persone tante interessate a sapere di te. Mi raccontava dei tanti suoi progetti, del Globe Theatre e di un Amleto che voleva mettere in scena.

Mi ha molto colpito il divertimento con cui affrontava questo lavoro, oltre alla sua attenzione verso gli altri». Presentando il film, Falcone dice «Quando scrivo una commedia, quello che mi interessa di più è la possibilità di raccontare in maniera ironica e divertente l’umanità delle persone». Questa volta però «la sfida si presentava più ardua del solito. Mi trovavo di fronte a un personaggio che di umano ha ben poco.

Uno che durante l’anno fa perdere completamente le sue tracce, per materializzarsi improvvisamente la Vigilia di Natale e distribuire indiscriminatamente doni a tutti i bambini del mondo. Piuttosto eccentrico, direi. E non tanto per il vestito dal dubbio accostamento cromatico, o per il vezzo di spostarsi a bordo di una slitta volante, ma proprio per la sua incredibile generosità, cui noi mortali onestamente siamo poco abituati».

L’obiettivo allora è diventato «come raccontare Babbo Natale rispettando tutto il consueto immaginario natalizio, ma allo stesso tempo cercando di vivere il suo aspetto più normale, o meglio: quotidiano. Ho pensato a un uomo come tanti, che quando non “lavora” va a fare la spesa al mercato, passeggia al parco, guarda la tv o fa le parole crociate». Così è nato Nicola Natalizi «l’anziano mite e gentile sempre pronto a “dare”, senza mai chiedere nulla in cambio.

E questo nessuno lo sa meglio di Ettore, l’altro protagonista della storia. L’esatto contrario di Nicola. Una persona che ha costruito sul “prendere” la sua intera esistenza, ma che in realtà è solo un uomo infelice, cui da bambino, come a molti altri, è stato negato il regalo più grande: l’affetto dei propri genitori». Dall’incontro di questi due mondi agli antipodi «nasce Io sono Babbo Natale. Una commedia fantasy improntata al più classico realismo magico.

Un film che nasce per tutti, ma senza essere necessariamente un “family”, almeno nell’accezione più logora del termine. Una volta tanto non c’è il “cattivo” di turno che vuole distruggere il Natale e la “magia delle feste”. Di psicopatici ne abbiamo già tanti nella vita reale, non ne volevo aggiungere un altro alla già lunga lista». Falcone ha scritto il film pensando a Giallini e Proietti: «Perché nessuno come loro poteva rendere al meglio due caratteri così diversi, ma allo stesso tempo così pieni di umanità.

Oggi Gigi se ne è andato. Il dolore è ancora vivo. Anche se uomini come lui difficilmente ci lasceranno mai. Incontrarlo è stata una fortuna. Dirigerlo un onore. Parole che potrebbero sembrare retoriche, ma che acquistano ben altro valore alla luce di quello che era questa persona. E che è ancora, per tutti noi. Poter lavorare con lui è stato un grande “dono”. Forse Babbo Natale esiste davvero. Chissà».



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