Mara Venier, il doloroso segreto legato a Domenica In



L’attesa è finita. Mara Venier riapre il suo salotto domenicale di Raiuno con la tredicesima edizione. «Lo so, non ci crede nessuno, ma penso davvero che sarà la mia ultima Domenica in», ha detto. Al programma lei associa tanti successi ma anche un dolore segreto: «Mi ha tolto molto nel privato: il lavoro mi assorbiva e ho sottratto troppo tempo al resto. Penso che lavorare a Domenica in abbia influito sulla fine del mio amore con Renzo Arbore. Sono errori che oggi non ripeterei più», ha detto al Corriere della Sera.



Dopo un’estate trascorsa in Toscana, circondata dai suoi affetti, la conduttrice Veneziana è tornata più carica che mai a quello che le riesce meglio: tenere compagnia ai telespettatori entrando nelle loro case come un’amica di famiglia, con la quale si prende il caffè sul divano dopo pranzo. «Questo programma mi ha regalato l’affetto del pubblico. Ho cominciato a essere conosciuta come l’amica, la vicina di casa, la zia», ha detto la vulcanica presentatrice.

La sua avventura a Domenica in è cominciata nel 1993. Avrebbe dovuto limitarsi ad affiancare Luca Giurato in un gioco a premi; invece, il caso ha voluto che fosse proprio lei a condurre l’intera trasmissione. «Giurato aveva capito di doversi occupare solo di inchieste; Monica Vitti desiderava parlare solo di cinema e Don Mazzi voleva fare solo il sociale. Perciò serviva chi tenesse insieme tutto e io mi sono ritrovata a condurre, a soli quattro giorni dalla partenza» ha raccontato la Venier.

Da allora è diventata la “zia” più amata del piccolo schermo e il rapporto con la Rai, che pure ha avuto una serie di alti e bassi, oggi è tornato a essere idilliaco come un tempo. Mara è una delle colonne dell’azienda di viale Mazzini che si affida a lei per ottenere ottimi ascolti domenicali.

Eppure, nonostante una carriera dorata e ancora ricca di soddisfazioni, la conduttrice ammette che l’aver concentrato tutte le energie sul lavoro ha messo in crisi la sua vita sentimentale e il rapporto con Renzo Arbore. Il paradosso è che all’epoca fu proprio il mattatore pugliese a spingere la compagna ad accettare la conduzione di un programma importante come Domenica in. E anche a regalarle consigli preziosi, come quello di adottare uno stile semplice, senza fronzoli né orpelli, rimanendo semplicemente se stessa.

Questo modo di porsi è diventato, poi, il marchio di fabbrica e la carta vincente della Venier. Mentre però Mara raggiungeva le vette del successo televisivo, il rapporto con Arbore si era incrinato e i due si erano lasciati in malo modo.

Solo il passare del tempo ha fatto sì che tornassero a parlarsi, facendo riemergere piano piano quell’affetto che peraltro non avevano mai smesso di provare. Ogni tanto Renzo è ospite nel salotto di Mara e, quando accade, la complicità tra loro è notevole.

Oggi la loro è solo una bella amicizia perché dal 2000 il cuore della conduttrice appartiene al marito Nicola Carraro, il produttore che ha sposato nel 2006. «Lui è l’uomo della mia vita ed è speciale. Non ha mai pensato di annullare la mia vita precedente, non è mai entrato in competizione con la mia professione e non è mai stato geloso del mio passato», ha sottolineato con orgoglio la signora della domenica targata Raiuno. E poi ha aggiunto: «Ma Nicola non aspetta altro che io smetta di lavorare…».

Al fianco di Carraro, Mara ha trovato la serenità e l’equilibrio che le erano sempre mancati nella sfera amorosa. Carraro è il primo fan della moglie ed è sempre pronto a scendere in campo per difenderla da eventuali accuse. Però Nicola vorrebbe che lei si godesse di più la vita, magari nella loro villa di Santo Domingo, dove l’imprenditore ama passare le giornate.

Ma il pubblico la reclama e la Venier, anche per quest’anno, non ha saputo dire di no. Staremo a vedere se i vertici Rai e soprattutto il calore della gente saranno in grado, ancora una volta, di convincerla a non prendere il volo. «Sono arrivata a tredici edizioni di Domenica in, come quelle di Pippo Baudo», ha detto lei. «Pari e patta: se ha smesso lui posso farlo anche io».



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