Michele Placido, pensieri e riflessioni del grande attore



Attore, regista, sceneggiatore. Impossibile dimenticarlo nel ruolo del Commissario di Polizia Corrado Cattani nelle prime quattro stagioni della celebre serie televisiva La piovra. Una carriera ricca di soddisfazioni e la certezza, per noi spettatori, che Michele Placido, in ogni lavoro, ha dato il meglio di sé.



Lui è così: ci mette l’anima e si vede ed anche la sua vita potrebbe essere accostata ad un film: terzo di otto fratelli, a diciottenni si trasferisce a Roma per entrare in Polizia, ma il sacro fuoco dell’arte ha la meglio e per lui si aprono le porte dell’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico”, lascia la divisa e debutta in teatro, a vent’anni, col regista Luca Ronconi; il resto è storia fatta di cinema, tv, teatro, premi vinti e traguardi raggiunti. Placido, reduce dal suo quattordicesimo film da regista L’ombra di Caravaggio, è attualmente tra i protagonisti di Appunti di un venditore di donne in onda su Sky Cinema. Nella pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di Giorgio Faletti, pubblicato nel 2010, si raccontano cupe storie di intrighi e misteri nella Milano “da bere” di fine anni Settanta.

La sorte, in passato, le aveva già fatto “sfiorare” questo bel romanzo di Faletti.

«Sì, è vero. Quando uscì il libro, me lo proposero per farne la regia, ma, in quel frangente, non mi sentivo pronto ad affrontarla, non ero convinto. Per uno strano gioco del destino, dopo  qualche anno, questa storia è tornata da me, con la regia di Resinaro. In passato, peraltro, ho fatto, come regista, Vallanzasca – Gli angeli del male e Romanzo criminale che, come tematiche, “incrociano” parecchio questo lavoro».

Cosa l’ha spinta ad accettare di interpretare il senatore Sangiorgi?

«Ho accettato il ruolo perché sono rimasto colpito dalla bravura e dalla preparazione di Resinaro, mi piace molto la sua abitudine di parlare parecchio con gli attori ed il dialogo con lui è sempre ricco di spunti e suggestioni nuove; gli riconosco, inoltre, il merito di esser riuscito a dar vita alla ricostruzione di un’epoca di cui c’era bisogno e penso che lo abbia fatto con grande originalità e freschezza».

Dopo una miriade di ruoli interpretati nella sua carriera, come ha
affrontato questo?

«Durante la vita e la carriera ho conosciuto tante tipologie di persone, compresi politici e mafiosi, mi ritengo abbastanza preparato in materia (sorride) ed e forse per questo motivo che ho affrontato il ruolo assegnatomi, come si suol dire, “col braccio sinistro”, nel senso che non mi è risultato difficile calarmi nei panni del senatore Amedeo Sangiorgi».

Come si approccia generalmente ad interpretare un ruolo?

«Confesso che sono un attore che, da sempre, legge poco i copioni, ma parlo sempre molto con i registi, mi piace confrontarmi e trarre spunti».

Nel film si intravedono vicende politiche, c’è la criminalità organizzata e tutta la Milano fatta di luci ed ombre di fine anni Settanta.

«Le commistioni tra politica, malavita, potere ci sono sempre state; oggi, a malincuore, devo ammettere che, nonostante tutto, quasi rimpiango la politica di quegli anni dato che, attualmente, è proprio pari a zero».

Lei ha cinque figli di cui tre artisti. Cosa pensa di loro?

«Sì, tre sono artisti e devo dire anche bravi, fanno bene il loro mestiere e certe volte, guardandoli, mi sento quasi con un piede nella fossa e mi rode un po’ (sorride), ma sono, ovviamente, orgoglioso di loro».



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