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Non c’è tempo per pensare al passato, perché il futuro è già oggi . Il Toro dovrà misurare i propri progressi in casa del Milan capolista: un cliente decisamente scomodo, ma messo in grave difficoltà dal Covid-19, che per la gara contro la Juventus ha messo ko Rebic e Krunic (pallino di mercato dei granata, ora inevitabilmente in stand-by dopo la positività al tampone). L’incognita legata al virus può scombinare ulteriormente i piani dei rossoneri in caso di nuove positività, mentre Giampaolo dovrebbe avere a disposizione tutti gli elementi della rosa.



Buongiorno ha recuperato, Ansaldi pure (lo dimostra l’ingresso nel finale contro il Verona) e chissà che per la prima volta a San Siro non si possa finalmente vedere Daniele Baselli. Quasi impossibile che giochi dall’inizio: Rincon è ancora a rischio squalifica (è diffidato), per cui le occasioni di vedere l’ex Atalanta in regia non mancheranno a breve. A gara in corso il centrocampista classe ’92 potrà già dire la propria davanti al Diavolo, ma per la titolarità bisognerà aspettare martedì, serata in cui il Toro giocherà contro il Milan gli ottavi di finale di Coppa Italia. E’ possibile che Baselli scenda in campo dal primo minuto, mentre per quanto concerne il campionato Giampaolo valuterà l’undici titolare solo domani. Possibili i rientri di Verdi e Rodriguez al posto di Gojak e Murru, ma tutto dipenderà dalla giornata odierna, in cui il tecnico avrà modo di valutare le condizioni fisiche dei suoi giocatori.

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Da una parte Gigio, dall’altra Salvatore. Gli angeli custodi azzurri si sfidano stasera a San Siro. Roberto Mancini, nonostante i travagli granata di Sirigu, la sua scelta l’ha già fatta: sarà lui il guardaspalle di Donnarumma ai prossimi Europei. Una decisione spiegata pure nei numeri: nelle 27 partite azzurre da ct, il Mancio, sin dal suo esordio contro l’Arabia Saudita (28 maggio 2018), non ha mai mancato di convocare Sirigu che – al contrario – era stato sempre regolarmente ignorato da Giampiero Ventura.

L’ultima chiamata azzurra era coincisa con l’avventura a Euro 2016 con Antonio Conte ct, poi il lungo inverno si è chiuso con lo sbarco di Mancini in Nazionale. Questi, oltre a puntare forte su Donnarumma – che, per età e talento, può frantumare tutti i record di Gigi Buffon -, ha applicato lo schema caro ai ct che frequentava da calciatore: gerarchia cristallizzata, un secondo esperto e il terzo portiere di prospettiva, anche se in questo caso la definizione va presa con le molle, stante la precocità di Donnarumma nel bruciare le tappe.

Sirigu, negli ultimi due anni e mezzo, ha comunque racimolato 9 gare in azzurro alle spalle di Gigio: cinque di qualificazione agli Europei (le due con il Liechtenstein, più quelle con Grecia, Bosnia e Armenia), più quattro amichevoli con Francia, Stati Uniti, Moldavia ed Estonia dove Sirigu ha indossato la fascia da capitano, scelta che sottolinea anche la centralità che il portiere possiede nel gruppo anche come leader nello spogliatoio di cui si è spesso fatto da portavoce, insieme agli altri senatori, su tutti Bonucci, considerato che le presenze di Chiellini si sono notevolmente diradate, causa infortuni assortiti.

Donnarumma e Sirigu sono anche accomunati dall’essere protagonisti sul mercato. Gigio, almeno in linea teorica, potrebbe firmare da svincolato per un altro club: così non sarà soprattutto per la volontà dell’interessato. Sull’argomento rinnovo, il barometro volge verso il sereno: a livello economico il Milan riconoscerà lo status di star a livello mondiale del suo portiere arrivando a 7,5 milioni più bonus di ingaggio (Raiola però vorrebbe che sia alzata la parte fissa).

Distanza c’è ancora sulla clausola rescissoria: che il procuratore vorrebbe bassa, nel caso in cui il Milan non dovesse qualificarsi alla Champions. Però, come sottolineato, a tenere insieme i cocci c’è la volontà di Gigio di restare al Milan, soprattutto dopo aver visto che la squadra può essere già competitiva anche per lo scudetto. Sirigu invece questa estate era stato più che tentato dall’idea di andare prima alla Roma, quindi al Cagliari. Non se n’è fatto nulla ma la crepa tra le parti è rimasta profonda: impensabile, a oggi, che Sirigu possa rinnovare il contratto con il Torino in scadenza nel giugno 2022 anche alla luce dei rapporti tesi con Cairo. Considerato che il mercato di gennaio non porterà soluzioni, le parti hanno firmato un armistizio. Poi, in estate, sarà divorzio.

Tenuto conto del contesto, della vicinanza di impegni che certo non aiutano il recupero dei calciatori, ma soprattutto della pandemia in atto che ha colpito e sta penalizzando un po’ tutte le squadre, trovarsi con l’intera rosa a disposizione è un lusso più unico che raro. Non che il Toro non abbia pagato il conto al Covid, che anzi ha investito pure i granata fin dall’estate. Successivamente anche Giampaolo, fermo per circa tre settimane perché contagiato dal virus. Questi giorni, però, fanno eccezione, anche in tema di infortunati. Via libera per tutti, in vista della partita contro il Milan di sabato sera. Una gara nella quale è presumibile che il tecnico abruzzese proceda con qualche cambio, vista la vicinanza di impegni: domenica scorsa i granata erano a Parma, mercoledì hanno affrontato il Verona in casa, domani saranno a Milano in quello stesso stadio che li vedrà protagonisti anche martedì, in Coppa Italia e sempre contro i rossoneri. Sabato 16 ci sarà poi la prova interna contro lo Spezia, a chiudere un ciclo di cinque partite in appena quattordici giorni.

Tante le valutazioni ancora in atto, in vista del prossimo snodo. Un punto fermo sarà Sirigu, in questo 2021 in netta crescita rispetto agli ultimi mesi del 2020, negativi al punto da costargli due panchine consecutive contro Roma e Bologna. Davanti al portiere azzurro probabile la conferma di Izzo, in tale frangente uno tra i calciatori granata più in forma. Possibile un turno di riposo per Bremer, con Nkoulou che rientrerebbe dopo cinque partite consecutive trascorse in panchina (altrettante e dall’inizio alla fine sono state disputate dall’ex Atletico Mineiro), o Buongiorno quali alternative al brasiliano. Lyanco dovrebbe invece ancora ricevere una maglia da titolare.

Per le corsie e nonostante contro il Verona sia affiorata un po’ di comprensibile stanchezza resta favorito a destra Singo su Vojvoda, con Rodriguez destinato a riprendere posto sulla fascia sinistra al posto di Murru. Dopo due convocazioni con altrettante panchine a Parma e nel giorno dell’Epifania, a San Siro è possibile che, fosse anche a gara in corso, Giampaolo decida di testare i progressi di Baselli in una partita ufficiale (così, magari, da impiegarlo poi dall’inizio negli ottavi di Coppa Italia). In mediana il tecnico vorrebbe chiedere uno sforzo ai “titolari” Rincon, Lukic e Linetty, visto l’equilibrio trovato nelle ultime uscite (bene ricordare che il Toro è reduce da quattro risultati utili consecutivi: una vittoria e tre pareggi). Davanti Verdi dovrebbe tornare a comporre il tandem offensivo con Belotti. Centravanti che ha già colpito il Milan in sei occasioni: un bottino che fa ben sperare Giampaolo, il quale in 16 precedenti contro i rossoneri ha ottenuto appena 3 successi.

Guardi il Milan e le prestazioni di Rafael Leao, e raramente ci trovi un nesso: la squadra che nel 2020 ha incantato il calcio italiano, la più convincente, quella che ha conquistato più punti, è una squadra che ha fatto della continuità di rendimento la sua forza. Continuità e punto di forza sono invece un ossimoro se affiancati al nome del giovane attaccante portoghese: no, Leao non è continuo, non lo è fra una partita e l’altra, ma neanche all’interno dello stesso incontro. Si accende e sparisce, lunghe pause, magari anche per un’ora. Un difetto figlio senza dubbio della sua giovane età, 21 anni, e del suo ruolo, un attaccante che ancora non ha trovato la sua dimensione e collocazione. Prima punta? Seconda? Esterno d’attacco? Difficile dirlo, anche se i gol in questa stagione, cinque, una loro indicazione l’hanno data: Leao ha sempre segnato quando ha giocato da centravanti, da vice Ibra. Anche per questo il club ha deciso di non cercarlo sul mercato, un sostituto dello svedese. E a proposito di continuità: nella partita che ha segnato la fine di un’infinita serie di risultati positivi del Milan, proprio lui è stato il miglior in campo tenendo in apprensione la difesa della Juventus per quasi tutti i 90 minuti. Suo l’assist per il gol di Calabria (il quarto in campionato), sue altre iniziative pericolose e tiri vari, uno neutralizzato bene da Szczesny. Leao stasera guiderà l’attacco del Milan orfano di Ibrahimovic, Rebic e Calhanoglu, oltre a Saelemaekers. Di fatto i quattro titolari offensivi del 4-2-3-1.

IBRA SCALPITA

Già, Ibra non dovrebbe esserci. Usiamo il condizionale perché ieri lo svedese si è allenato parzialmente in gruppo e Pioli in conferenza ha buttato lì un «non credo che sarà disponibile per la partita». I convocati arriveranno questa mattina e lo svedese al 99% non ci sarà. Tornerà nella lista probabilmente martedì, quando a San Siro ci sarà ancora il Toro in Coppa Italia, anche se il ritorno in campo da titolare avverrà quasi certamente lunedì 18, quando i rossoneri saranno a Cagliari. Ibra, fuori dal 22 novembre per due infortuni muscolari in serie – lesione al bicipite femorale e soffusione emorragica nel contesto del muscolo soleo -, sta meglio, scalpita, ma è meglio non rischiare. Avanti con Leao, quindi: finora ha segnato 5 reti in 17 gare (Europa League compresa), la stagione scorsa arrivò a 6 in 33 partite. Il suo primato di 8, messo a segno col Lille nel ’18-19, è dietro l’angolo.

Giù si alza l’asticella, più si abbassa l’età lì davanti. Perché il conto alla rovescia per rivedere Ibra il saggio al centro dell’area è vicino alla fine, ma i tempi non sono ancora del tutto maturi: «Ha lavorato in parte col gruppo, ma non credo ci sarà», dice Pioli, più probabile vederlo martedì in coppa.

E allora il Milan che stasera torna all’attacco dello scudetto dopo il primo k.o. con la Juve non potrà che essere verde, verdissimo. Castillejo, Brahim Diaz, Hauge e Rafael Leao il quartetto in cerca di gol contro il Torino: l’età media recita 22 anni e 7 mesi. Non sarà l’attacco più giovane in assoluto schierato da Pioli – i 20 anni e 7 mesi toccati contro lo Spezia, con Colombo in campo dal 1’, restano la soglia più bassa – ma sarà comunque il reparto avanzato più giovane tra quelli delle capoclassifica d’Europa. Alle spalle, i quattro si mettono gli attacchi titolari di chi comanda negli altri campionati che contano, dalla coppia Liverpool-United in Premier (28 anni e 10 mesi per Salah e compagni, 23 anni e 6 mesi per i Red Devils) all’armata Bayern in Bundesliga (28 anni e 5 mesi). Fino allo stesso quartetto titolare del Milan: a ranghi completi, il classe ‘99 Saelemaekers è il ragazzetto che si imbuca alla festa dei più grandi e raggiunge Ibra, Calhanoglu e Rebic, per un totale di 28 anni e 7 mesi di età media.

Per capirci, tre dei quattro attaccanti che si daranno da fare dalle parti di Sirigu non erano neanche nati quando Gala scalava le classifiche con Freed from Desire, il tormentone che adesso spopola sul pullman del Milan dopo ogni vittoria con la versione aggiornata in «Pioli is on fìre». Quando Gala passava in radio, Castillejo aveva un anno: questa sera sarà lui l’anziano in zona gol. Quel pezzo dance diventò una hit in pochissimo tempo.

Se il Diavolo vorrà mantenere il 1° posto in classifica e magari allungare su qualche inseguitrice, la band allestita da Pioli nell’emergenza dovrà
seguire lo stesso ritmo: da inedito a successo in 90 minuti. Perché è di questo che si tratta: Castillejo, Brahim, Hauge e Leao hanno condiviso spezzoni di partita e contribuito alla causa in A con reti (7) e assist (4), ma insieme dall’inizio non si sono mai visti. Nemmeno in Europa League. Si va dal “minimo” di Hauge, che con la Juve ha giocato la sua prima da titolare in A e che in campionato ha messo insieme 282 minuti, al “massimo” di Leao, 856 minuti. Il portoghese è l’attaccante rossonero con il minutaggio più abbondante, ma è inutile sottolineare
come gli infortuni di Ibra e Rebic abbiano inciso nelle scelte dell’allenatore. Leao è cresciuto, segnando reti pesanti come quella flash contro il Sassuolo o la perla al Benevento, ma a ranghi completi, con Zlatan e Rebic a disposizione, resterebbe difficile trovargli un posto assicurato, anche se Pioli spiega che ha trovato l’intensità giusta e che si aspetta di vederlo crescere an-
cora. Il poker per la riscossa, però, somiglia più al lato B dell’attacco. Le rotazioni di Pioli -molte delle quali obbligate da infortuni e Covid – hanno concesso spazio ai giovani talenti, e i piccoli diavoli finora hanno risposto con molta personalità e qualche naturale passaggio a vuoto. Contro la banda Giampaolo, però, occorreranno meno fronzoli e più sostanza. A suo modo, il k.o. con la Juve ha acceso una spia anche in questo senso: la rete milanista è sbocciata dal destro di Calabria, terzino prestato al centrocampo.

Pioli coccola Calhanoglu («per il suo rinnovo e quello di Gigio c’è una trattativa ma credo ci sia volontà da entrambe le parti») ma dovrà fare a meno delle sue invenzioni tra le linee. Ecco un altro inedito che caricherà di pressione Leao e i suoi fratelli. In queste prime 16 giornate, chi ha giocato ha dimostrato di poter rimediare all’assenza di Ibra o degli altri titolari del gol, ma da quando lo svedese è tornato in A un Milan senza di lui e senza Calha nella stessa partita, dal fischio di inizio a quello finale, non si è mai visto. C’è aria di salto nel buio, insomma. O di un nuovo decollo, magari grazie l’incoscienza dei giovani.

Stefano Pioli, in base a quelle che saranno i risultati degli ulteriori controlli medici che verranno effettuati oggi, deve fare davvero la conta dei disponibili per la partita di domani sera contro il Torino. La parziale buona notizia è il rientro a disposizione di Sandro Tonali, più che degnamente sostituito da Davide Calabria contro la Juventus al fianco di Franck Kessie. Il regista lodigiano ha guardato la partita dalla tribuna a causa dell’espulsione rimediata contro il Benevento, ma adesso – con un Milan in piena emergenza di uomini – sarà chiamato ad un atto di responsabilità in più. Perché se anche Hakan Calhanoglu rischia di rimanere fuori contro i granata (botta alla caviglia sinistra già malconcia), ecco che qualcuno dovrà prendere in mano le redini della manovra della squadra e Tonali, nelle sue corde, ha quel tipo di gioco ed è arrivato il momento di tirarlo fuori dal baule. La sfida di domani sera è troppo importante per i rossoneri, che nonostante tutto vogliono reagire al ko con i bianconeri riprendendo a fare punti per cercare di girare, al termine del girone d’andata, oltre quota 40 punti. L’obiettivo primario rimane la qualificazione in Champions League, ma va anche detto che stare lassù – anche se la parola scudetto non è mai stata pronunciata da nessuno a Milanello – fa piacere ai rossoneri, sia come gruppo squadra sia come società.

CARICO E RESPONSABILE

Tonali, dentro questo Milan, ha dimostrato di poterci stare anche se ha fatto un po’ più di fatica del previsto ad entrare nei meccanismi di gioco di Pioli. La questione è ovvia ed evidente. A Brescia, tra Serie B e Serie A, ha sempre giocato in un centrocampo a tre e riadattarsi subito ad una mediana a due, con i ritmi che necessita il calcio proposto dal Milan, non è semplice. Ma Tonali, dal quale tutti si aspettano tanto anche in ottica nazionale, si è applicato in allenamento, ha grande considerazione dell’allenatore e dell’ambiente ed è carico perché non aver giocato contro la Juventus gli ha dato ulteriori stimoli per affrontare al meglio la partita con il Torino. Non ha paura di prendersi le sue responsabilità ed è voglioso di fare bene, in primis per la squadra e poi anche per se stesso. In un contesto di grande competitività, ha accettato la sfida e giornalmente cerca di meritarsi la grande fiducia che mister e compagni hanno nei suoi confronti. L’espulsione di Benevento è stata una lezione che ha imparato e che ha già immagazzinato. Adesso il suo focus mentale è sul Torino, perché sa bene che le geometrie della squadra passeranno anche dai suoi piedi, oltre a quelli di Kessie.

FALSI MITI

Nel corso delle settimane, sono state due le teorie che sono state appioppate sulla schiena di Tonali. La prima è quella del peso della maglia della squadra che tifava sin da bambino, la seconda quella della valutazione del suo trasferimento. Sandro è stato pagato dal Milan 25 milioni più 10 di bonus (divisi per obiettivi), che i rossoneri sarebbero ben felici di riconoscere al Brescia visto che si attiverebbero nel caso in cui si verificassero o una serie di qualificazioni in Champions League oppure, meglio ancora, la conquista dello scudetto che manca al Milan da dieci stagioni tonde tonde (l’ultimo è quello del 2010-11 con Allegri in panchina). In quell’occasione Tonali festeggiò da tifoso, oggi invece vuole provare a esultare per uno dei due traguardi sopradescritti da protagonista di una squadra che, adesso, ha bisogno di lui. E Sandro vuole farsi trovare pronto e far vedere, in campo, quello per cui è stato acquistato. Il Torino sarà un test di valutazione indicativo, perché il Milan è in difficoltà e avrà bisogno anche del suo giovane metronomo.



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