La storia di Carlo Conti chi è la moglie: età, figli, The band, vita privata



Carlo Conti è un conduttore che fa squadra, come si dice in gergo calcistico. È uno che si mette al servizio degli altri, basti pensare al suo ruolo nel trio Conti- Pieraccioni-Panariello: è quello che passa la palla per la battuta, che si fa prendere in giro bonariamente, un regista in campo.



Forse è per questo che ha voluto dedicare un programma ai gruppi musicali: The Band, che parte il 22 aprile su Raiuno. Perché su un palco è sempre una questione di accordi, di spartiti, di intesa. E ha scelto di giocare in casa, visto che andrà in onda dal teatro Verdi di Montecatini, dove è già stato in tour con Pieraccioni e Panariello. Sembrava un programma per appassionati di band musicali, invece Carlo, che conosce bene i gusti del pubblico, ha allestito uno show per tutti: in giuria ha tre pezzi da novanta come Asia Argento (che brillò come giudice di X Factor), Carlo Verdone, appassionatissimo di musica, e Gianna Nannini, la sacerdotessa del rock. E poi, se da un lato le otto band in gara sono formate da persone comuni, dall’altro i tutor sono nomi già amatissimi: Giusy Ferreri, Federico Zampaglione (fondatore dei Tiromancino), Marco Masini, Irene Grandi, Dolcenera, Francesco Sarcina (delle Vibrazioni), Enrico Nigiotti e Rocco Tanica (ex tastierista di Elio e le storie tese).

Francesca Vaccaro, 50 anni, è nata nel 1972 in Toscana. La donna è una costumista e stilista televisiva. Fin da bambina – come direbbe sua madre – ha sviluppato un interesse per la moda fino a farne il suo lavoro per passione. Questo l’ha portata ad incontrare suo marito Carlo Conti quando lavorava al popolare show Domenica In (un noto programma televisivo italiano). Lo ha sposato nel 2012 con Leonardo Pieraccioni come testimone di nozze e hanno un figlio insieme chiamato Matteo che avrà ormai tre anni!

Conti ha confessato che con Francesca c’è stato un vero e proprio colpo di fulmine e a lei spetta il dono di averlo reso un uomo premuroso e attento alla propria compagna, abbandonando la sua aurea da Don Giovanni. Sul suo profilo ufficiale, la Vaccaro – qualche tempo fa, nel giorno della ricorrenza delle nozze con il presentatore – ha scritto:

7 anni fa in questo momento ci siamo detti “per sempre” davanti a Dio…. e ogni giorno che passa siamo sempre più innamorati, più complici, più uniti, più NOI. ❤️ “C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età. Quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare.” Alda Merini.

Domanda. Sta cercando i nuovi Pink Floyd, il suo gruppo preferito? Risposta. «No, assolutamente. Lo dimostra il fatto che qui non si vince nulla, non ci sono soldi o contratti o dischi, solo la soddisfazione di tornare a fare musica dal vivo, di potersi esprimere davanti a un pubblico vero. È la gioia di fare capire ai giovani che è bello suonare insieme». D. Lei è cresciuto in una band, con Pieraccioni e Panariello, quali sono le doti che deve avere un musicista, un comico o un conduttore per stare in una band? R. «Più che una band siamo una gang (ride, ndr). Siamo cresciuti con un gruppo di comici e io ero quello che faceva da collante. Se lo spettacolo fosse una partita di pallavolo, io sarei quello che alza la palla e loro quelli che schiacciano».

D. A proposito, scusi, esce il nuovo film di Pieraccioni, Il sesso degli angeli: farà un cameo come in tutti gli altri? R. «Questo non lo diciamo, sono un po’ come Hitchcock. Bisogna andare a vedere il film e cercare di scoprire dove sono, un gioco tipo “Dov’è questa volta Carlo Conti?”. In Ti amo in tutte le lingue del mondo ero un frate che cantava in un coro, adesso vediamo, si tratta sempre di angeli». D. Ha mai sognato di suonare in una band? In quale ruolo? R. «No, anzi, ho fatto il deejay proprio perché non sapevo suonare. Secondo me è una vocazione che devi avere fin da piccolo».

D. Siamo molto curiosi della giuria, Carlo Verdone in mezzo a due Erinni come Asia Argento e Gianna Nannini, come funziona questa band? R. «Innanzitutto mi hanno fatto un regalo ad accettare l’invito perché è una giuria insolita, Gianna Nannini e Carlo Verdone non si vedono spesso in tv. Hanno apprezzato lo spirito del programma, stimolando i ragazzi, soprattutto i più giovani, a esprimersi e a divertirsi. Per questo può accadere che privilegino, magari, band acerbe ma con grande entusiasmo. Sono molto obiettivi, dicono quello che pensano, ma non sono cattivi a tutti i costi, hanno tutti una grande competenza musicale e ciascuno ha un periodo musicale e uno stile che ama».

D. Che differenza c’è fra le sue band rispetto a quelle che vanno a X Factor o ad Amici? R. «Non c’è la voglia di ottenere un contratto, ma solo di suonare nelle cantine e nei locali. Poi, magari, un giorno li rivedremo, ma è una cosa secondaria. Lo scopo è quello di far crescere le band, fare musica e divertirsi. Anche se, nell’ultima puntata, presenteranno un brano inedito». D. Non volete creare scontenti. R. «È una filosofia diversa che ci ha guidato anche nella scelta dei gruppi. Magari molti erano fortissimi o formati da professionisti, ma abbiamo privilegiato la freschezza, band più fresche con sapori diversi, anche band al femminile ».

D. A Sanremo ha lanciato tanti artisti, come si capisce se uno ha talento? Basta una canzone? R. «A Sanremo scegli il brano. Ho avuto la fortuna che fra i giovani delle mie edizioni ci fossero Mahmood, Ermal Meta, Enrico Nigiotti, Giovanni Caccamo, Irama, Francesco Gabbani. Quando ho sentito Amen ho capito che era un pezzo potente e che c’era qualcosa dietro, non era solo quel pezzo. Mi dispiace solo che fra questi non ci fosse una donna».

D. Anche la famiglia è una band, come sono i ruoli? Tutti si immaginano lei che dice: “Signore e signori, la colazione!”. R. «Non arriviamo a questo (ride, ndr), in casa parlo meno. Giochiamo di più, c’è un clima più democratico. Non detto i tempi, anche se può capitare. Mia moglie, Francesca, scherza dicendo che anche al nostro matrimonio avevo preparato la scaletta, ma il fatto è che non amo i tempi morti».

D. Che cosa dice suo figlio quando la vede in tv, le dà dei consigli? C’è qualcuno che vorrebbe vedere nei suoi programmi? R. «Capisce che è il mio lavoro, ha voluto sapere di The Band perché gli piace il titolo. E poi mi ha chiesto se conoscessi uno youtuber che si chiama Mattiz perché è incuriosito, mi ha detto: “Puoi portarlo a giocare con me?”».

D. E sua moglie? Visto che è una famosa stilista, le parla dei look? R. «Sì, si parla del lavoro, di certe idee e commenta i look, ma non il mio perché sono abbastanza classico». D. Non dice niente su Pieraccioni che l’altra sera, a Che tempo che fa, indossava una giacca catarifrangente? R. «Con Leonardo è una battaglia persa. Lui, per provocarla, le manda foto di suoi look improbabili, e le scrive: “Ciao zia, guarda come mi vesto!”. Si è messo a comprare le giacche su internet e vuole assomigliare a Rod Stewart».

D. Il suo cavallo di battaglia è Una carezza in un pugno, in amore ha preso più carezze o pugni, inteso come delusioni? R. «Solo carezze, anche quando le storie sono finite è stato di comune accordo, con la logica. Magari è più facile che abbia fatto stare male, ma poi ho cercato di rimediare». D. Qual è la canzone sua e di sua moglie Francesca? R. «Ci piace molto Viva la vida dei Coldplay e a lei piacciono gli Spandau Ballet».

D. Li ha mai invitati in una sua trasmissione? R. «Certo, hanno fatto la reunion da me a Sanremo e poi li ho invitati ad Assisi, alla serata benefica che conduco ogni anno». D. È stata fortunata ad aver sposato un uomo che esaudisce i suoi desideri. R. «Mica tanto, perché voleva farsi una foto con uno degli Spandau Ballet in particolare e non ci è riuscita. Ogni volta me lo rinfaccia, dice che sono stato io a non fargliela fare».

D. Il 3 maggio condurrà i David di Donatello con Drusilla Foer, il 2 giugno sarà all’Arena di Verona con Fiorella Mannoia a condurre una serata in onore di Lucio Dalla, e il 10 giugno sarà la volta di Con il cuore, nel nome di Francesco, da Assisi. Meno male che si doveva riposare. R. «Riposarmi per me vuol dire non fare il preserale, un programma quotidiano. Conduco eventi singoli o sviluppo programmi che siano nuovi, da sperimentare, come Ora o mai più, Top dieci, The band».

D. È difficile intrattenere in un momento come questo, però lei in tv è sempre stato antiretorico, non ha mai mischiato i generi, non ha mai ospitato monologhi impegnati, qual è la funzione dei suoi programmi? R. «Regalare due ore di svago e mettere davanti alla tv il maggior numero di famigliari, che è la cosa più difficile perché ognuno ha i suoi gusti». D. Quindi dovrà trovare il modo di invitare in un suo programma Mattiz». R. «Per forza, prima o poi Mattiz bisogna chiamarlo, così mi vede anche mio figlio».



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