La storia di Donatella Rettore chi è: età, carriera, marito, Sanremo 2022 e figli



Mancano poche ore all’inizio del 72° Festival di Sanremo, che si svolgerà in Italia dal 1° al 5 febbraio. Per il suo terzo anno consecutivo, Amadeus ha preparato un cast stellare! Questa edizione si preannuncia scoppiettante con artisti emergenti e vere e proprie colonne della musica italiana. Tra loro c’è anche Donatella Rettore, che torna per il suo 45° anniversario a questo prestigioso festival!



Donatella Rettore torna sul palco di Sanremo per la prima volta dopo quasi 30 anni. È nata l’8 luglio 1955 e la sua carriera è iniziata nel 1971 con alcune provocazioni alla manifestazione simbolo di quel decennio. Il suo stile ironico l’ha resa un’icona di libertà e lo rimarrà fino a quando sarà attiva artisticamente!

Nel 1973, fa parte del tour estivo di Lucio Dalla. Questo sarebbe il suo punto di partenza nel mondo della musica – un anno dopo pubblica il suo primo singolo e debutta a Sanremo! Nel 1979 arriva Splendido splendente, seguito da Lamette e da molti altri successi. Queste canzoni sono state tra i brani più famosi di Celine Dion negli “80!”.

Questo articolo racconta la storia di come si sono incontrati nel 1977 e si sono sposati nel 2005 – 45 anni dopo. Donatella Rettore sta con Claudio Rego dal 1978, ma lui la accompagnerà al Festival di quest’anno per una celebrazione speciale. I due stanno insieme da oltre 40 anni e sono ancora felici come non mai!

Arriva in gara al Festival 2022 e si pensa subito alla sua forza graffante. Ma è reduce da un anno nero: «Due interventi per un tumore al seno: è stata dura finire in ospedale e vedere i medici stremati dalla lotta al Govid. Chi non si vaccina e poi viene ricoverato si rende conto che priva gli altri della libertà di cure?!». «A Sanremo mi farò 8 tamponi al giorno. Sono immunodepressa e terrorizzata». «La Rettore è trasgressiva, Donatella invece non beve, non fuma e da tutta la vita ama lo stesso uomo»

Il suo Lupo, un Border Collie dagli occhi azzurrissimi, le sta accanto anche nella foto profilo di WhatsApp. «È un dolcissimo combina guai. E anche Collins: a chiunque arrivi in casa chiede di giocare.

Il capofamiglia era Orso, scrutava ogni nuovo arrivato e mi faceva capire se potevo fidarmi. Mi proteggeva. Se n’è andato qualche mese fa. Ha aspettato che tornassi a casa io, si è assicurato che stessi bene. Poi si è lasciato andare… lo stesso mio male».

Già, Donatella. Perché lei non arriva da un anno facile. «Un anno tanto difficile. Anche il ferro più duro, a forza di batterlo, s’incrina, s’incurva. Io minimizzavo, mi dicevo che quella roba lì, al seno, sarà stata al più una calcificazione. Invece il 5 marzo ho fatto il primo intervento, il 15 un secondo perché era una neoplasia maligna e molto aggressiva. Mi sono spaventata da morire. Per fortuna i medici lo hanno preso in tempo. Ma non è facile stare in ospedale mentre non si sente parlare altro che di Covid, con i medici stremati da due anni di lotta.

Ma i No vax si rendono conto che sono degli assassini?! Che per curare loro, specie i non vaccinati che finiscono in terapia intensiva, i malationcologici o gli altri non trovano spazio? Parlano di libertà quando sono loro che ci privano del nostro diritto alle cure».

La convalescenza in lockdown poi com’è andata?«Mi sono sentita bene quasi subito perché ho un bel giardino, si andava verso la bella stagione, sono stata molto all’aria aperta con i miei cani. E poi accanto come sempre ho Claudio, da 45 anni, fondamentale nella miavita. E tanti amici, il famoso amore platonico che è grandioso. “Se ci lasci tu con chi facciamo casino”, mi dicevano».

A Sanremo con che spirito va? «Con un sacco di amuleti. In realtà sono terrorizzata. Io sono immunodepressa per via della mia talassemia, mi farò otto tamponi al giorno. Nel 2009 mi son beccata la Sars e sono stata un mese con la febbre a 40.

L’anno scorso sono stata alla serata delle cover, con La Rappresentante di lista (a proposito, io tifo per loro quest’anno, sono bravissimi), c’era un clima difficile per la pandemia, ma quest’anno è forse anche più pesante. Perché pensavamo di esserne fuori, invece siamo ancora qui a combattere contro un virus che io non credo proprio qualcuno abbia potuto creare intenzionalmente».
Però, nel duetto con la giovane Ditonellapiaga, portate una botta di allegria irriverente, con Chimica dove dite anche: me ne frego del pudore delle suore.

Che le hanno fatto le suore? «Ma nulla! Anzi alle medie c’era questa Suor Esterina che per me era un mito, mi capiva: “Se tu non vai d’accordo con Suor Alfreda, evitala, e non rispondere a Suor Pietra”. E io invece sempre lì a provocare!» Margherita, Ditonellapiaga, è la figlia che non ha avuto? «Solo a volte. Più spesso è una compagna talentuosa che mi trasmette il suo entusiasmo. Lei è molto carica, io le ho detto: “Al massimo arriviamo decime, va bene, sempre nella top ten!” E lei: “Non dire così che porti sfiga”.

È stimolante. Anche se la gara, i voti, i vestiti… sarà una faticaccia». Già, i vestiti, ha lo stesso stilista di Orietta Berti e Achille Lauro… «Il che è tutto un programma, vero? Di certo i miei abiti saranno molto… rettoriani». Di rettoriano, nel senso di trasgressivo nella sua vita cosa c’è? «Nulla, non fumo nemmeno! E dal 1977, e sono 45 anni, sto con Claudio. Volevamo pure un figlio, ma poi io mi sono ammalata e i medici hanno scoperto che ero talassemica.

Fino allora avevamo provato di tutto, il termometro, l’ovulazione, giusto l’inseminazione artificiale non abbiamo fatto. Poi ci siamo detti: “E se ci nasce un figlio malato, ce la sentiamo di dargli questa croce?” A quel punto basta! E forse è giusto così: un figlio deve arrivare da giovani». Claudio Rego è anche autore della musica di molte sue canzoni. Oltre che sulla musica, 45 anni di equilibrio di coppia su cosa si reggono? «Abbiamo gli stessi amori: gli animali, l’ecologismo, i viaggi ma il punto vero è che lui è quello perspicace, intuitivo, mi tiene, o ci prova, con i piedi per terra. Io sto sulla mia nuvoletta: “Esci dal fumetto”, a volte mi dice. Ma lì, sulla nuvoletta, alla fine lo convinco a salire, perché gli dimostra che la realtà non è che sia proprio bellissima».



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