La Storia di Stefano Tacconi chi è: età, squadre, moglie, figli, portiere e malattia



Il calcio italiano vive ore di grande angoscia per lo stato di salute di Stefano Tacconi. L’ex portiere, ora 64enne, lotta per la vita mentre è ricoverato nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Alessandria in Italia, con prognosi infausta per un improvviso ictus ischemico.



Tacconi, nazionalista italiano che ha riportato il gol della Juventus tra il 1983 e il 1992, è stato ad Asti dopo per partecipare a un evento di beneficenza e in cui ha anche presentato la sua biografia.

Sabato mattina, l’ex calciatore ha cominciato a sentire se è maschio e se lo sta portando all’ospedale più vicino. Dopo i primi esami, la situazione peggiora e Tacconi viene trasferito all’ospedale di Alessandria, dove rimane ricavato con prognosi favorevole.

Essendo un personaggio pubblico, la sua vita privata è stata spesso al centro dei riflettori. Si è sposato con Laura Speranza nel 2011. Il loro matrimonio era stato trasmesso in diretta da La vita in Diretta su Rai1. Il campione ha avuto insieme alla moglie quattro figli: Andrea, Virginia, Alberto e Vittoria.

Questo portiere italiano stava crescendo come giocatore degli anni ’70 fino a quando all’inizio degli anni ’80 fece il salto alla Juventus dove si distinse e divenne un idolo grazie alle prestazioni e ai titoli.

Durante gli anni ’80, come in quasi tutta la storia del calcio, ci sono stati molti portieri italiani protagonisti di grandi gesta e che sono stati addirittura contemporanei tra loro: Gianluca Pagliuca, Francesco Toldo, Walter Zenga, Dino Zoff, tra gli altri. Ma oggi parleremo di uno che è diventato una figura della Juventus. Ci riferiamo a Stefano Tacconi.

Nato a Perugia, il 13 maggio 1957, è cresciuto e cresciuto in una città a 63 chilometri a sud: Spoleto, dove si sarebbe allenato e cresciuto come giocatore nella squadra di punta di quella metropoli, l’Associazione Sportiva Spoleto, alla quale è entrato nel 1970, allenandosi come portiere.

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Per raggiungere il massimo livello, ha dovuto passare attraverso la Serie D, C, B prima di essere nella Prima Divisione italiana.

Ma in fretta, tra il 1974 e il 1975, sarebbe stato osservato da diversi club che vogliono contare su di lui e sarebbe stata l’Inter a rimanere con il nuovo calciatore 18enne. Con il “Neroazzurro” partecipa a tre competizioni giovanili nella stagione 1975/1976: in Coppa Italia Primavera, vincendo in finale, ottenendo il trofeo; nel “Campeonato Primavera 1”, il campionato della categoria; e nel Torneo Dante Berretti, classico nelle leghe inferiori di quel paese.

Il periodo successivo, 76/77, viene rispedito in prestito all’AS Spoleto, per giocare in Serie D, la quarta divisione d’Italia, dove giocano nel gruppo E con altre 17 squadre. È titolare con i “Biancorosso” e raggiunge solo la posizione 13, salvandosi dalla retrocessione, ma senza la possibilità di salire.

Sarebbe qui che Tacconi, inizia già a mostrare il suo talento: abile nell’uno contro uno, buoni riflessi, chiave in partite importanti, inoltre, ha avuto una grande leadership in campo e fuori. D’altra parte, i suoi punti deboli erano il gioco di gambe, qualcosa che è stato ulteriormente evidenziato alla fine degli anni ’90, con cambiamenti di regole che non hanno permesso al portiere di raccogliere la palla con la mano, dopo un passaggio da un compagno di squadra. In effetti, il cancerbero in quel momento era contrario a queste modifiche.

Nonostante sia un portiere straordinario, non potrebbe mai essere un titolare assoluto nella Nazionale Italiana.

Per la stagione 77/78 va in prestito alla Pro Patria di Serie C, dove è presente solo in sette partite a causa di una frattura dell’ulna in una delle braccia, che gli ha fatto saltare il resto della gara, oltre alla Coppa Italia Semiprofessionale (o Coppa Italia serie C), dove sono stati eliminati nella prima fase contro il Novara. Il cast “Biancoblu” finisce per scendere, per essere piazzato nei 18 del Gruppo A, scendendo con altri sette fotogrammi. Normalmente erano tre quelli che andavano in Serie D, ma questo è stato fatto per dividere la terza categoria italiana in C1 e C2.

Già recuperato, l’Inter lo manda nuovamente in prestito, ma questa volta a Livorno, dove è gestito da una leggenda dell’Azzurra: Tarcisio Burgnich, ex difensore, idolo dei negriazules, campione con i Lombardi di quattro Serie A, due Champions League e due Coppe Intercontinentali. Sarebbe lui a mettere Stefano nell’undici di partenza degli amaranto per lottare nella neonata Serie C1, versione 1978-1979. Al termine della competizione ottengono solo il 12° posto su 18 squadre, e la perugina, assiste a 30 duelli su 34.

L’Inter, per la stagione 79/80, dovette fare spazio a nuovi ingaggi e al posto del portiere, non c’erano dubbi per l’allenatore del “Neroazzurro”, Eugenio Bersellini, quella posizione in campo era Ivano Bordon, che era il solito attaccante dei Lombardi dall’inizio degli anni ’70.

Questo costrinse Stefano Tacconi a cercare un nuovo istituto dove fosse militare ed è così che fu venduto alla SS Sambenedettese, di Serie B, che opera a San Benedetto del Tronto, comune in provincia di Ascoli Piceno sulla costa adriatica. Con la “Rossoblù” ha assistito a 38 partite nella competizione promozione, oltre alle quattro partite della Coppa Italia. Naturalmente, la sua buona prestazione non ha impedito al “Samba” di essere retrocesso in C1, piazzandosi al 17 ° posto in un campionato di 20 club.

Ma il custode della Sambenedettese, lascerà il suo set al periodo successivo (1980/1981), dal momento che lasciò impressionate diverse istituzioni che combatterono in Serie A e sarebbe l’Avellino statunitense a rimanere con i servizi dell’atleta peruviano (gentilicio de Perugia). Anche se nei cast è sempre stato allineato fin dall’inizio delle partite, sarebbe stato nella casella “Biancoverde”, dove raggiunge la stabilità, essendo più di una campagna.

L’esordio di Tacconi avvenne il 14 settembre 1980 contro il Brescia Calcio nella prima giornata della prima divisione italiana nell’edizione 80/81, dove ottennero un meritorio decimo posto, oltre ai quarti di finale di Coppa Italia (80/81) dove persero contro la “Vecchia Signora” per un totale di 6-3, così i perugini hanno partecipato a più di 30 incontri.

Emerse come una delle rivelazioni del torneo d’onore italiano in cui la sua migliore prestazione fu l’ottava posizione nella stagione 1981-1982 con la squadra statunitense dell’Avellino in cui si trovarono come nomi consolidati le future stelle: Gerónimo Barbadillo, attaccante che conquistò la Copa America 1975 con il Perù; Andrea Carnevale, attaccante, e Fernando De Napoli, centrocampista, (detto Nando), erano al Napoli dove brillava Maradona, che alla fine degli anni ’80 vinse diversi titoli; Juary Jorge dos Santos Filho, brasiliano che ha raggiunto la Champions League nel 1987 con il Porto.

Ma sarebbe un altro compagno di squadra della squadra bianco-verde a rimanere legato a lui: Beniamino Vignola. Entrambi, dopo il loro lavoro nel “Lobo”, partirono per Torino nel 1983 per unirsi alle fila dei “bianconeri” per il periodo 83/84, dove coincideranno con uomini brillanti del calcio internazionale come Michel Platini, Zbigniew Boniek, Paolo Rossi, Antonio Cabrini, Gaetano Scirea, tra gli altri. Alla fine lasciò la “Biancoverde” con 90 partite in tre anni (dal 1980 al 193).

Stefano al suo arrivo aveva una missione molto complicata: sostituire al suo posto lo storico Dino Zoff, che era stato 11 anni sotto i tre bastoni della “Juve” dal 1972 al 1983. Ma per questo ha conteso il posto di cuidapalos con Luciano Bodini, arrivato al club torinese nel 1979 e sembrava che sarebbe stato lui a mantenere lo spazio lasciato dall’ex portiere bianconero. Tuttavia, l’allenatore, Giovanni Trapattoni, ha optato per il Perusino.

E Stefano Tacconi ha risposto alla fiducia. Il suo esordio avviene il 21 agosto 1983 contro il Perugia per la Coppa Italia in cui è presente in sette duelli, cadendo all’ottavo con il Bari di Serie B; mentre per la Serie A, è apparso in 23 delle 30 partite, venendo incoronato campione del campionato. Ma sarebbe nella Coppa dei Campioni di Coppa UEFA o meglio conosciuta come la Coppa delle Coppe della campagna 1983/1984 in cui è stato consacrato facendo parte di coloro che hanno iniziato in campo per tutto il campionato del “Vecchio Continente”.

Nel primo turno della competizione hanno combattuto contro Lechia Danzica della Polonia. All’andata furono battuti da un clamoroso 7-0 nel loro stadio di quel tempo, lo “Stadio Comunale” di Torino il 14 settembre 1983; mentre nella gara di ritorno vinsero 3-2 al “Lechia Gdańsk Stadion” il 28 dello stesso mese. Negli ottavi, incontrano il Paris Saint-Germain con il quale pareggiano 2-2 il 19 ottobre al Parc des Princes nella capitale francese; come locali ricevono il PSG nella stessa sede, il 3 novembre dove pareggiano 0-0 lasciando fuori i francesi per i gol in trasferta. Già nei quarti di loro è il sorprendente FC Haka della Finlandia contro il quale conquistano due trionfi per 1-0: uno il 7 marzo 1984 allo Stade de la Meinau di Strasburgo nella nazione francese e il 21 marzo nel loro campo. Il loro avversario in semifinale è stato il Manchester United con il quale sono finiti in pareggio come outsider l’11 aprile all’Old Trafford e hanno ottenuto una vittoria casalinga per 2-1.

Per la finale sono stati accoppiati con FC Porto con il quale hanno celebrato la definizione della competizione continentale il 16 maggio 1984 al “St. Jakob Stadium”, che è stato demolito dall’attuale “St. Jakob Park”. Con Tacconi titolare, la Juventus ha ottenuto l’oro dopo aver sconfitto i portoghesi 2-1 con gol di Vignola (12′) e del polacco Zbigniew Boniek (41′), mentre lo sconto è stato di António Sousa (29′).

Nonostante fosse una stagione di successo, sarebbe stata nella successiva, la 1984/1985, in cui il portiere della “Vecchia Signora” sarebbe passato alla storia essendo protagonista di una delle gesta della squadra bianconera. Fa ancora parte degli iniziati in campo, già assicurato nello spazio del portiere. Anche se hanno terminato il torneo italiano sesto e in Coppa Italia sono stati eliminati nei quarti contro il Milan, questa campagna è ricordata per i successi a livello internazionale.

Nella Supercoppa Europea, che classificano come vincitori della Coppa delle Coppe 83/84, hanno battuto il Liverpool 2-0 il 16 gennaio 1985 ai Giochi Olimpici di Torino, che erano allora attuali vincitori della Champions League. I gol sono di Zbigniew Boniek, che ha segnato al 39° e al 79° minuto. Mentre Stefano guardava questa partita dalla panchina dei sostituti, per dargli riposo. D’altra parte, questa competizione avrebbe dovuto essere sviluppata in un doppio confronto, ma a causa di problemi di calendario, è stato giocato solo il duello di andata.

A differenza della competizione precedente, nella Coppa dei Campioni è l’undici di partenza dall’inizio al culmine del torneo. Nel primo turno si incrociano con l’FC Ilves, che si è qualificato come campione della Finlandia nel 1983, che hanno battuto all’andata per 4-0 il 19 settembre 1984 allo stadio Tammelan nella città finlandese di Tampere; mentre nella gara di ritorno ottengono un 2-1 in favore il 3 ottobre allo “Stadio Comunale”. Nella seconda fase si affrontano le Grasshopper, vincitrici del campionato svizzero 83/84, raggiungendo una vittoria per 2-0 in casa il 24 ottobre; dei visitatori ha battuto gli Zuriques 4-2 il 7 novembre al Letzigrund, GCZ sede. Nei quarti rimangono inarrestabili e sono in coppia con l’AC Sparta Praga, che sconfiggono 3-0 in casa il 6 marzo 1985; ma hanno perso 1-0 a Praga il 20 marzo, anche se è stato sufficiente per loro con il confronto in casa. In semifinale si incrociano con l’FC Girondins de Bordeaux, raggiungendo un 3-0 in favore in casa il 10 aprile; ma il passaggio alla finalissima era quasi a rischio dopo essere caduto 2-0 contro “Les Girondins” il 24 aprile sul campo dello “Stade Jacques Chaban-Delmas”, poiché all’80 ° minuto, Patrick Battiston, ha fatto il secondo gol ed erano vicini al gol che poteva pareggiare l’aggregato.

La “Juve” incontrò nuovamente il Liverpool, ma questa volta nell’istanza che definirebbe il vincitore del torneo europeo, che si tenne il 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles in Belgio, dove si verificò il tragico disastro in cui morirono 39 persone a causa delle scarse misure di sicurezza oltre al cattivo stato del recinto.

Nonostante ciò, la partita si sviluppò e Stefano Tacconi fu uno dei nomi di spicco, poiché gli inglesi, si generarono diverse occasioni davanti al loro gol, ma comunque gli italiani riuscirono a turbare e complicare il cancerbero dei “Reds”. Fu così che Zbigniew Boniek fu abbattuto all’interno dell’area dei suoi contendenti da Gary Gillespie (che entrò al quarto minuto per Mark Lawrenson, che fu ferito da uno stiramento), innescando un rigore che fu convertito da Platini. Solo quel gol è bastato al custode dei Blanquinegros per conquistare la Coppa dei Campioni con la rosa dell’istituzione torinese.

La conquista continentale li ha portati a combattere la Coppa Intercontinentale 1985 l’8 dicembre allo Stadio Nazionale di Tokyo in Giappone di fronte a 62 mila persone contro l’Argentinos Juniors, vincitori della Copa Libertadores quello stesso anno, dove atleti come Claudio Borghi, Sergio Batista, Jorge Olguín, tra gli altri, si sono distinti.

La “Vecchia Signora”, con Stefano come titolare, avrebbe superato ai rigori il “Bicho Colorado”, dopo il pareggio per 2-2, essendo il portiere protagonista quando fermò due dei tiri dei sudamericani, che permisero loro di vincere il trofeo.

Questi successi elevarono il peruviano alla categoria di idolo della Juventus, ma pur essendo un placcatore consolidato, anche così, il grande debito della sua carriera fu la Nazionale Italiana con la quale partecipò ad alcune partite amichevoli. Ma nel 1988 ha costituito la delegazione che va alle Olimpiadi di Seoul in Corea del Sud, dove è allineato fin dall’inizio delle partite. Passano la fase a gironi con due vittorie, guatemala 5-2 e Iraq 2-0, ma sono stati sorprendentemente battuti 4-0 dallo Zambia. In caso di eliminazione diretta sconfiggono la Svezia 2-1 nei tempi supplementari nei quarti, ma cadono in Unione Sovietica per 3-2, che alla fine sarebbero quelli che ottengono la medaglia d’oro.

Tacconi ha trascorso fino al 1992 nella “Vecchia Signora” ottenendo in totale due Serie A (1984 e 1986), una Coppa Italia (1990), la Champions League (1985), la Coppa delle Coppe (1984), una Coppa UEFA (1990), la Supercoppa Europea (1984) e la Coppa Intercontinentale (1985), assistendo a più di 250 duelli.

Tacconi ha vinto il suo ultimo titolo internazionale, la Coppa UEFA, il 16 maggio 1990.

Dopo gli 11 anni nei bianconeri, il portiere del Perugia si unisce al Genoa CFC a cui partecipa dal 1992 al 1995 ritirandosi quell’anno. Stefano Tacconi è stato un grande portiere che ha avuto una carriera ascendente e che ha dato conto delle sue qualità in ogni cast che è stato, ma che non è mai stato premiato con un Mondiale, essendo presente solo in Italia nel 1990 ma come sostituto, ma ha comunque lasciato un segno sui tifosi della Juve che oggi lo hanno come leggenda.



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