La storia di Volodymyr Zelensky presidente dell’Ucraina



Dice la leggenda che Kryvyi Rih fu fondata nel Seicento da un cosacco ciclope venuto da oriente e chi ci andò a vivere non abbia smesso per tre secoli di piantare alberi lungo le strade. Il che è abbastanza vero, la faccenda delle piante s’intende, perché vista dall’alto questa città di oltre mezzo milione di abitanti a nord della Crimea è tra le più verdi dell’Ucraina.



Ed è lì nel quartiere 95 Kvartal, intorno a piazza Gorkogo, che con le proporzioni del caso viene descritta come una piccola Times Square fatta di neon, cinema e teatri, che si è formata la classe dirigente che sta guidando il Paese nella resistenza contro l’invasore russo.

E lì è cresciuto Volodymyr Zelensky. Studente con la media del sette tranne che nella lingua ucraina (parlava meglio quella di Putin, racconta la sua insegnante), attore comico, protagonista della serie televisiva Il servitore del popolo, poi capo del partito Servitore del popolo (proprio così) e oggi presidente in mimetica che un giorno sì e l’altro pure parla al telefono coi capi di Stato del mondo occidentale per esortarli a difendere i confini violati della sua nazione e dell’Europa libera. Eroe nella fiction e nella politica. O viceversa, ma poco importa.

L’ARMA SEGRETA: LA COMUNICAZIONE

Ecco, in effetti la sua storia e quella dei suoi amici, gira davvero intorno a piazza Gorkogo, a quel quartiere e alla 95 Kvartal che nel 2015 ha ideato la serie che in quattro anni e 51 episodi ha costruito fortuna e mito di Zelensky e del suo cerchio magico che nel 2019 ha conquistato il potere col 73 per cento dei voti.

Al punto che Ivan Bakanov da capo della società di produzione (e naturalmente amico del cuore di Volodymyr) è diventato capo dei servizi segreti e oggi interagisce con il direttore della Cia, per capirci. E proprio dai satelliti dell’intelligence americana ha ottenuto le informazioni che hanno consentito all’esercito ucraino di fermare almeno in parte la poderosa macchina da guerra del Cremlino. Certo, sul campo le informazioni della Cia hanno pesato non poco.

Ma c’è un’arma in più che Vladimir Putin non aveva messo nel conto. Quella della comunicazione, in cui Zelensky si è rivelato maestro. Con la sua trasformazione in presidente combattente, la sua faccia di attore e la capacità di sceneggiatore sperimentata scrivendo Il servitore del popolo (che La7 sta trasmettendo in esclusiva da lunedi scorso). Attore comico, nella serie in cui interpreta il professore di storia Vasiliy Goloborodko che diventa presidente per combattere la corruzione della classe politica. Attore drammatico nella realtà di queste ore, di questi giorni e di questa guerra che ci sta consegnando ogni genere di atrocità.

ELETTO QUASI PER SCHERZO

Poteva scappare Zelensky, dopo l’attacco del 24 febbraio. Il presidente americano Joe Biden gli aveva offerto una via di fuga dal Paese che tutti credevano sarebbe collassato nello spazio di una settimana. Ma non lo ha fatto. Anzi, qualche giorno fa era a Bucha in mezzo ai sopravvissuti alla strage, con la barba incolta e con le occhiaie a stringere mani e a mostrare che resistere si può e si deve. Con zero retorica, al contrario di quella che usa ogni volta che si rivolge al parlamento di un Paese occidentale per battere sul tasto degli aiuti militari.

Ed è sorprendente come questa trasformazione dove è ormai impossibile distinguere tra l’attore e il politico abbia convinto gli ucraini a non mollarlo nel momento peggiore della loro storia. Loro che lo avevano eletto a suon di risate, come ultima risorsa populista contro la corruzione (vera) in cui si dibatteva il Paese. Che ne sarà di Volodymyr-Vasilij quando la guerra si fermerà, è impossibile dirlo. Intanto continua la sua battaglia anche a colpi di video sulla Rete, cercando di mostrare al mondo come era l’Ucraina prima delle bombe e come è stata ridotta adesso. Un po’ fiction e un po’ brutale realtà. Come nella serie tv, che a riguardarla strania parecchio ma racconta parecchio di lui. Piccolo e scattoso come un Dustin Hoffman. E però capace di fronteggiare l’orso russo con la determinazione di quel cosacco ciclope che nella leggenda fondò la sua città. Tornerà attore? Rimarrà un politico? Per ora, più che recitare Vasilij interpreta soprattutto Volodymyr.



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