La vera storia di Lucy Salani: Chi è, vero nome, guerra, film, Dachau e biografia



Lucy Salani è la donna transessuale più anziana d’Italia. Di nome Luciano, è nata a Fossano, in provincia di Cuneo – vicino a Torino – il 20 aprile 1924. Ha 98 anni e la sua storia è stata trasformata in un film dal titolo “C’è un soffio di vita”. Questo film è uscito per tutti gli italiani il 10 gennaio 2015.



Nata negli anni ’20, si trasferì con la sua famiglia in Emilia e fu marchiata come “diversa” dal padre e dai fratelli. Nella seconda guerra mondiale quando fu catturata da un esercito per essere diversa, ma riuscì a scappare da loro. Finì poi in un primo campo di concentramento dove rimase fino alla liberazione degli alleati avvenuta nel 1945.

Le parole di Lucy, una sopravvissuta del campo di concentramento di Dachau, sono strazianti e potenti. “Allora ero già morta”, afferma. Ma a Dachau è tornata alla vita e oggi condivide con noi i suoi sentimenti. Fa sogni orribili anche adesso, dopo tutti questi anni; ma la cosa più importante per lei è che la gente sappia cosa è successo nei campi di concentramento: hanno bisogno di capire questa parte oscura della storia, così possiamo imparare dai nostri errori passati.

“Rimasi in quel campo sei mesi e il giorno in cui i tedeschi capirono che era finita ci ammucchiarono al centro del campo e iniziarono a sparare. Io fui ferita a una gamba e svenni, mi trovarono gli americani in mezzo ai cadaveri… E così ritornai a casa, in Italia.

Quando mia madre mi vide, svenne. Mi credeva morto, fucilato. È stata una bella festa, eh sì. E quando ci penso ancora oggi non so proprio come ho fatto a sopravvivere a tutto questo. È stata una tortura. Nessuno voleva sapere al mio ritorno. Nessuno mai mi chiese cosa mi fosse accaduto a Dachau. Siamo stati dimenticati. Alla gente non fregava niente. Non voleva sapere, non voleva sapere… A Torino ho vissuto dei momenti stupendi.

Facevo il tappezziere. Andavo per locali. Stavo bene. Ero amata. Avevo amici. Mi sono divertita tanto a Torino. Sono già tornata tre volte a Dachau dopo la liberazione e tutte le volte provo una sensazione che non riesco a descrivere. Ho un blocco e mi continuano a scendere le lacrime. È impossibile dimenticare e perdonare. Ancora alcune notti mi sogno le cose più orrende che ho visto e mi sembra di essere ancora lì dentro e per questo voglio che la gente sappia cosa succedeva nei campi di concentramento perché non accada più”, si legge nell’articolo pubblicato per la Giornata della Memoria 2021 e dedicato a Lucy Salani.

La vita privata e l’operazione

Sulla sua vita racconta: “Mi sono sempre sentita femmina fin da piccola. Mia madre era disperata. Volevo sempre fare ciò che a quell’età facevano le bambine: cucinare, pulire e giocare con le bambole. Mio padre e i miei fratelli non mi accettarono. Negli anni trenta i miei genitori si trasferirono nel bolognese. Non mi aspettavo la guerra. Quando uno è giovane, non è che pensi tanto a quello che potrebbe venire. Sono stata chiamata. Mi è arrivata la cartolina, ma non me l’aspettavo così presto. Mi chiamarono a 19 anni e mi mandarono al nord. E lì ho incominciato a fare il militare”. Nel 1982 Lucy è stata una delle prime italiane a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale avvenuto a Londra.



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