Sapete chi è Agata Scuto: chi era, cosa è successo, la storia e chi è stato a ucciderla



L’arresto di Rosario Palermo, l’ex patrigno della 22enne Agata Scuto, offre un barlume di speranza a coloro che sono rimasti indietro dopo l’omicidio di una persona cara.

A seguito di un’indagine dei Carabinieri del Comando di Acireale, Rosario Palermo, 60 anni, è stato arrestato per i reati di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. I resti della ragazza disabile non sono mai stati ritrovati, ma recenti indagini hanno dimostrato che è stata uccisa nel 2012 e che il suo ex patrigno è responsabile dello smaltimento del suo corpo. La Sciarelli ha condotto Chi l’ha visto? per oltre un decennio e ha intervistato migliaia di persone sui loro cari scomparsi; spesso ha un ruolo chiave negli episodi riguardanti le persone scomparse.



Omicidio Agata Scuto: chi era la giovane siciliana

Nel 2012, una donna disabile di 22 anni di nome Agata Scuto è scomparsa ad Acireale, in Italia. Il suo corpo non è mai stato ritrovato. Nel 2020, una voce femminile chiamata “Chi l’ha visto?” affermò che “la ragazza non è mai uscita di casa, è in cantina”. Da lì sono partite indagini a tappeto con relative udienze e perquisizioni a casa della ragazza e la scoperta che il suo corpo non si trova a casa della madre. Tuttavia, è bastato riaprire le indagini per seminare il panico nell’ex patrigno.

Omicidio Agata Scuto: cosa è successo

Secondo Mariella, la madre di Scuto, il giorno della scomparsa lei e l’altro figlio erano andati a casa della nonna. Al suo ritorno non c’era traccia della ragazza, così la donna ne denunciò la scomparsa; denuncia ritirata qualche tempo dopo. Alla base di decisione ci devono essere state le rassicurazioni di una compagnia che sosteneva di aver visto Agata in compagnia di un fidanzato biondo, forse rumeno, prima in motorino e poi in auto. Un caso curioso visto che la 22enne non usciva mai di casa da sola e frequentava solo i familiari più stretti.

La madre della giovane donna uccisa a Palermo il 26 marzo 2009 ha indicato alla radio un altro particolare: l’assassino di sua figlia era un uomo-mano. La donna era stata oggetto di episodi di maltrattamento, tra cui un coltello puntato al ventre e percosse. Inoltre, la giovane aveva un diario in cui annotava i giorni in cui aveva le mestruazioni. In un’occasione, il padre le fece notare che non aveva le mestruazioni da due mesi. Pensando che si trattasse di un problema fisico e certa che la figlia non avesse rapporti sessuali, Mariella si confidò con Palermo. Dopo qualche giorno, Agata scomparve. Questo potrebbe essere stato il movente dell’omicidio.

Omicidio Agata Scuto: chi è stato a ucciderla

Agata Scuto è stata strangolata e bruciata. Il delitto è avvenuto in Sicilia e si ritiene che l’omicida, Pietro Palermo, abbia confessato il crimine parlando con se stesso nella sua auto con microspia. Gli investigatori, che avevano intuito alcuni elementi che non quadravano, sommati a una serie di anomalie nel comportamento dell’uomo, hanno messo una cimice nella sua utilitaria. L’uomo aveva paura di essere arrestato e temeva che le forze dell’ordine scoprissero che la povera Agata era stata strangolata e bruciata in un casolare di campagna a Pachino, nel Siracusano. Per gli inquirenti, le parole di Palermo equivalgono a un’ammissione di colpa che lascia cadere le sue precedenti dichiarazioni ai magistrati durante gli interrogatori, in cui ricostruiva i suoi spostamenti in quel terribile 4 giugno.

Per rafforzare le sue menzogne avrebbe “cercato di inquinare le prove” mettendosi d’accordo con alcuni conoscenti affinché confermassero il suo alibi e “avrebbe cercato di nascondere in una località sull’Etna un tondino di ferro intriso del suo sangue, tondino che avrebbe voluto fare ritrovare il giorno del suo arresto al fine di dimostrare il suo alibi e la sua innocenza”, come ha spiegato il Giudice per le indagini preliminari di Catania, Maria Ivana Cardillo.

Alla luce dei dati raccolti, la confessione in auto e le confidenze fatte ad un amico al telefono – “Bastiano, mi arrestano. Si sono portati tutti i telefoni”. E ancora: “Io con questa ragazza ci scherzavo, ci facevo… lei mi diceva: ’Ma tu lo vuoi fare un giro con me?’… Se rintracciano queste parole sono rovinato” – il Gip ha disposto l’arresto di Palermo.



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