Chi è Sam Altman, l’inventore di ChatGPT?



Similmente a Steve Jobs, abbandonò l’università in anticipo per fondare, appena ventenne, le sue iniziali startup. Tuttavia, Sam Altman (immagine sopra), creatore di OpenAI e genitore di ChatGPT, è anche un imprenditore coinvolto nella politica e sensibile alle ripercussioni sociali della rivoluzione digitale.



Per tale motivo, ha testato già un decennio fa, in piccole comunità californiane e con fondi raccolti da individui, la Universal Basic Income (Ubi): un sostegno economico minimo garantito per i lavoratori rimpiazzati dai robot “intelligenti” (il precursore del reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle).

Nel 2015, con Elon Musk e altri leader della Silicon Valley preoccupati per il pericolo di uno sviluppo incontrollato dell’Intelligenza Artificiale, avviò la sua iniziativa filantropica di ricercatori impegnati nell’innovazione etica. Attratto dalla politica, nel 2018 voleva candidarsi come governatore della California. Si ritirò all’ultimo momento e un anno dopo, quando comprese che per sostenere i grandi investimenti di ricerca di OpenAI necessitava di partner industriali e coinvolse Microsoft, Musk se ne andò accusando il tradimento della filosofia originale.

E quando, tre mesi fa, il gruppo fondato da Bill Gates ha investito ulteriori 10 miliardi di dollari in OpenAI e incorporato nei suoi prodotti la tecnologia ChatGPT, Musk ha richiesto di interrompere tutto per sei mesi con un appello condiviso da migliaia di scienziati e imprenditori.

Disagio, tentativo delle altre Big Tech di guadagnare tempo per colmare il divario con ChatGPT o autentica preoccupazione per un’Intelligenza Artificiale fuori controllo? Anche Altman teme abusi della sua tecnologia: «È necessario dare tempo alle istituzioni, agli enti regolatori e alla politica di comprendere e reagire». In Italia il Garante per la Privacy ora proibisce l’uso di ChatGPT, ma in un web senza confini il blocco in un solo Paese ha poco significato.



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