Cristina Golinucci: il suo prete confessore non disse la verità



C’è un caso che mi sta particolarmente a cuore da molti anni, in particolare da quando ho avuto l’opportunità di conoscere una madre coraggiosa e determinata a fare luce sul mistero che ha fagocitato la sua amata figlia Cristina Golinucci. Stando a quanto afferma proprio la madre di Cristina, Marisa Degli Angeli, la nuova inchiesta porterebbe al coinvolgimento di un “uomo di Chiesa” tra i vari sospettati e, in tutta franchezza, questo scenario non mi sorprende affatto.



L’esposto depositato da Marisa si fonda su elementi solidi. Ora si riparte da una trascrizione di un’intercettazione tra padre Lino, il confessore di Cristina, l’uomo con cui aveva appuntamento il giorno in cui sparì, ed Emanuel Boke, che all’epoca era ospite del convento. Secondo questa nuova trascrizione, proprio padre Lino (dec ed uto) avrebbe pronunciato la frase: “Ma tu non sei mica andato in convento”.

Sulla base di questa frase, nessuno sapeva dove si trovasse Boke mentre Cristina spariva e la ricostruzione riferita da padre Lino sarebbe un’invenzione. Proprio le parole del religioso avevano rappresentato l’alibi inattaccabile dietro cui si era riparato Boke. A questo punto è lecito ipotizzare che il suo alibi fosse falso. Ma ora sta prendendo piede anche un’altra ipotesi: Cristina potrebbe non essere l’unica vittima riconducibile allo stesso aggressore. Mi riferisco allo “strano” suicidio di Chiara Bolognesi. A mio avviso, sono molte le analogie nel profilo vittimologico delle due ragazze e l’ipotesi di una stessa mano, quella di un predatore sessuale, dietro la morte delle due ragazze la ritengo verosimile.



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