Enrico Beruschi: Drive in , moglie e figli



Enrico Beruschi, nato il 5 settembre 1941 a Milano, è un noto comico, cabarettista e attore italiano, attualmente 79enne.



Enrico Beruschi – Vita privata

Si sa poco della vita privata di Beruschi, che tiene molto alla sua privacy. È noto che è sposato con Margherita Fumero, con la quale è apparso per la prima volta nel popolare show degli anni ’80, Drive In. Recentemente, la coppia si è riunita per la sitcom di 80 episodi Io e Margherita, che documentava le vicende coniugali dell’amata coppia di Drive In, 30 anni dopo. Insieme hanno un figlio, Aleister Demon.

Enrico Beruschi ha avuto una carriera di tutto rispetto, ottenendo un notevole successo nel suo campo.

Enrico ha lavorato per 15 anni come contabile per Galbusera, un’importante azienda alimentare situata nel nord Italia. Durante il suo impiego, ha iniziato a conseguire una laurea in economia presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, ma non ha completato il programma.

Nel 1972 si appassiona alla recitazione e decide di lasciare il lavoro per dedicarsi al mondo dello spettacolo, in particolare alla stand-up comedy. Nella seconda metà degli anni Settanta partecipa a numerosi programmi televisivi; nel 1979 è memorabile la sua apparizione al Festival di Sanremo, dove interpreta con grande successo la canzone Sarà un fiore, che diventa subito un successo.

Negli anni ’80 partecipa al programma simbolo di Mediaset, Drive In, ottenendo un grande successo.

Nel 2005, il comico si cimenta nella conduzione di un programma per un’emittente locale; Lista d’Attesa lo vede presentare cantanti e comici dilettanti con grande successo. In questo periodo ha partecipato anche alla fiction record di Mediaset Elisa di Rivombrosa. Nel 2011 è tornato in televisione con la sitcom Io e Margherita e nel 2013 sul grande schermo con il film La Finestra di Alice.

Enrico Beruschi aveva scelto per il nostro incontro l’ex stabilimento Alfa Romeo di Arese, ora diventato un vasto centro commerciale. Con 120 mila metri quadrati, 200 negozi e un parcheggio di 6.000 auto, non era certo il luogo ideale per una chiacchierata. Dopo averlo chiamato, alla fine è arrivato e ci siamo sistemati in uno dei ristoranti. L’ex star di “Drive in” si divertiva a mettere a disagio le cameriere con le sue battute. “Signorina, cosa vuol dire ‘cosa posso portarle’? Sa, sono un uomo sposato, non sono abituato a scegliere. Mangio tutto quello che mi dà mia moglie!”, ha detto con un luccichio malizioso negli occhi.

Era il ragionier Beruschi della TV – ma questo titolo ha un valore reale? Mi sono appassionato a scoprirlo!Ho avuto la fortuna di laurearmi nel 1960 con 34 offerte di lavoro, di cui quattro da parte di banche. Non c’era dubbio su quale fosse la mia strada, così ho scelto il settore bancario. Da lì mi sono avventurato nell’industria tessile, ho prestato servizio come ufficiale dei carri armati nell’esercito e infine ho fatto carriera fino a diventare assistente del direttore di una rinomata fabbrica di biscotti.

Come ha trovato la strada del cabaret?

“Cochi e Renato erano miei compagni di scuola e andavo a trovarli al Derby, l’emblema del cabaret milanese. Avevo la fama di essere un narratore divertente, ma a un’audizione mi dissero che sì, le mie imitazioni erano ottime, ma… La cosa finì lì. Poi un giorno Walter Valdi, la forza trainante del locale, mi notò all’ingresso e mi disse: “Pensi di saper far ridere la gente? Entra pure!”.

Era preparato?

Quando ripenso a quel momento di paura, non posso fare a meno di provare un brivido di eccitazione. Dopo qualche minuto di imbarazzo, sono riuscito a rompere il ghiaccio con qualche battuta e la conversazione è fluita. Sono stato accettato nel gruppo, che comprendeva Cochi, Renato, Gianfranco Funari, Boris Makaresko e Dino Sarti. Makaresko fece anche uno sforzo speciale per includermi nella conversazione. Non sarò stato alto, bello o biondo, ma con il mio viso unico rimasi impresso per sempre.

Aveva una doppia vita.

Per due anni sono stato un diligente assistente manager di giorno e un pirata di notte, come si dice a Milano. Ho iniziato a farmi un nome a Derby, così quando la Rai mi ha chiesto di fare una piccola cosa per un programma per bambini, ho dovuto cogliere l’occasione e lasciare l’azienda.

È stata considerata una follia, ma mi ha appassionato!

“Ero entusiasta di guadagnare 300 mila lire come vicedirettore. Quando mi hanno chiesto di lavorare con la Rai, mi hanno offerto l’incredibile cifra di 20 mila lire per due giorni di lavoro. Anche se il programma non andò come previsto, avevo fatto il primo passo per lavorare con la Rai. Facevo piccole cose, ma per fortuna avevo il sostegno di Pippo Baudo”.



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