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Il dramma di Giulia Tramontano: gli inquietanti messaggi che rivelano l’avvelenamento



I messaggi inviati all’amica

“Lo stomaco mi brucia da morire”; “Mi sento una pezza, ho troppo bruciore di stomaco”; “Mi sento drogata”._ Questi sono solo alcuni dei messaggi che gli investigatori hanno rinvenuto nel telefono di **Giulia Tramontano**. La ragazza li aveva inviati quest’inverno a un’amica, senza immaginare che proprio in quei giorni **Alessandro Impagnatiello** stava avvelenandola con del topicida.



L’esame autoptico rivela la tragica verità

L’esame autoptico sul corpo della 29enne incinta al settimo mese ha confermato il sospetto: nel suo sangue e nei capelli del bambino che portava in grembo, sono state trovate tracce di veleno per topi.

Le ricerche di Impagnatiello: la pianificazione dell’avvelenamento

Quando ha iniziato ad avvelenarla?

Non è possibile stabilire con certezza da quando Impagnatiello avesse iniziato ad avvelenare Giulia Tramontano con il topicida, ma con ogni probabilità aveva iniziato appena saputo della gravidanza della sua fidanzata.

Le prove del piano

Ad avvalorare questa tesi ci sono, oltre ai messaggi tra la ragazza e una sua amica, anche le ricerche fatte da Impagnatiello sul web. _”Quanto veleno è necessario per uccidere una persona?”_, cercava il 30enne a dicembre su internet.

L’omicidio: 37 coltellate dopo i tentativi di avvelenamento

Impagnatiello aveva pensato di sbarazzarsi di Giulia Tramontano e del figlio che la 29enne portava in grembo, avvelenandoli. Dopo che la ragazza aveva iniziato a manifestare malessere, l’omicida aveva scoperto che:

– Se sciolto in sostanze, la dose di veleno da utilizzare per uccidere una persona dev’essere maggiore.

Infatti, negli ultimi mesi, aveva iniziato a somministrare sempre più topicida alla ragazza. Fino al **27 maggio** scorso, quando Impagnatiello ha ucciso la 29enne incinta al settimo mese di gravidanza, pugnalandola alle spalle con 37 fendenti.



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