La regista si è spenta in Svizzera con il suicidio assistito
Sibilla Barbieri, attrice e regista romana di 58 anni, si è spenta lo scorso 31 ottobre in Svizzera tramite suicidio assistito. La donna era malata da tempo di cancro, e aveva scoperto la scorsa estate che la sua malattia era ormai inguaribile.
In Italia il suicidio assistito non è permesso, perciò Sibilla ha dovuto rivolgersi alla Svizzera per porre fine alle sue sofferenze. L’ha accompagnata il figlio 25enne Vittorio Parpaglioni, che il giorno dopo si è autodenunciato assieme all’ex senatore Marco Perduca e a Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni.
“Hanno giudicato la mia sofferenza”
Nell’ultima intervista rilasciata al podcast “Disobbedisco”, Barbieri ha raccontato i suoi ultimi tre mesi di vita. Dopo aver scoperto che la malattia era inguaribile, i medici le hanno sospeso le cure per passare alle terapie palliative.
A quel punto Sibilla ha iniziato l’iter per accedere al suicidio assistito. Ma la ASL romana glielo ha negato, valutando che non sussistessero tutti i requisiti. *”Non è giusto che giudichino la quantità e qualità del mio dolore”*, ha detto Barbieri con amarezza.
La scelta della Svizzera e il sostegno del figlio
Non potendo farlo in Italia, Sibilla Barbieri ha scelto di recarsi in Svizzera per porre fine alle sue sofferenze. *”Ho provato una profonda serenità, perché decidevo io, non sarei stata in balia degli eventi”*, ha raccontato.
Ad accompagnarla c’era il figlio Vittorio, che per questo rischia ora conseguenze legali. *”Lui ha scelto di fare disobbedienza civile. Ma punire lui perché mi sta semplicemente accompagnando? Che paese incivile”*, ha detto la donna.
Un gesto politico per l’Italia
La scelta di Sibilla vuole essere anche un messaggio politico al nostro paese: *”Lo voglio per me e per tutte le persone che lo desiderano in Italia”*. Il suicidio assistito le è costato 11 mila euro, una cifra che molti malati terminali non possono permettersi.
*”La legge deve essere flessibile, altrimenti può creare grandi ingiustizie”*, è stato l’appello finale della regista 58enne. Un messaggio che spera possa smuovere la situazione in Italia, affinché a nessun malato terminale venga negato il diritto di porre fine alle proprie sofferenze.
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