Maurizio Costanzo nella tomba che ha ospitato Monica Vitti



Il triste addio a Maurizio Costanzo – L’affetto del pubblico è tangibile al cimitero monumentale del Verano di Roma, dove il noto presentatore è stato sepolto in una tomba provvisoria. Tra i fiori lasciati dai suoi ammiratori, la foto del sorriso sornione di Costanzo attirava l’attenzione. Persone commosse si riunivano davanti alla sua tomba, come se stessero di fronte a un televisore, e gli parlavano, fotografavano la lapide, leggevano i pensieri e asciugavano le lacrime. La perdita di Maurizio Costanzo è stata un lutto per l’intero paese.



Il pubblico di Maurizio Costanzo non lo amava semplicemente, ma gli era grato. Non provava la stessa passione che si poteva avere per personalità come Massimo Troisi o Raffaella Carrà, ma la commozione che ha attraversato il paese alla sua morte testimonia un legame profondo e ragionato. Se n’è andato in un giorno maledetto di febbraio, proprio quando cadevano la morte di Alberto Sordi e l’invasione russa in Ucraina, e inaspettatamente, nonostante la sua avanzata età. Costanzo non aveva mai smesso di lavorare, perché il lavoro era l’ossigeno della sua vita. Non per avidità, ma per la sua costante sete di conoscenza, esplorazione e scambio.

L’affetto che Maurizio Costanzo suscitava nelle persone che lo conoscevano non era semplice, bensì profondo e motivato da una riconoscenza sincera. La sua scomparsa inaspettata ha lasciato un segno indelebile nella memoria del Paese e testimonia un rapporto speciale che va oltre le parole.

Nonostante l’età avanzata, Maurizio non aveva mai smesso di lavorare, perché il lavoro era per lui una fonte inesauribile di conoscenza e scambio. Era un uomo che non si accontentava di sedersi, ma che era sempre alla ricerca di nuove esperienze e di nuove storie da raccontare.

Maurizio aveva il dono di ascoltare gli altri e di estrarre il meglio dalle persone che incontrava. Era un vero artista dell’intervista, che sapeva come mettere alla prova le personalità e farle emergere. Era considerato un maestro nell’arte di scoprire e valorizzare i talenti, e molti dei protagonisti dello spettacolo italiano hanno avuto modo di sperimentare la sua magia.

Chi lo conosceva sapeva quanto fosse appassionato e generoso, sempre pronto ad ascoltare e a raccontare. Era un uomo che aveva un grande rispetto per le persone e che sapeva come farle sentire a loro agio. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile nella vita di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

Maurizio Costanzo non si è mai seduto, nonostante il suo mestiere gli richiedesse di farlo. Si alzava solo per raggiungere una sedia, una poltrona, uno sgabello, e iniziare a fare quello che amava di più: parlare. Ascoltare e parlare, non tutti sono capaci di entrambe le cose. Ma lui aveva il dono di saper ascoltare, di usare le domande come un rabdomante per l’anima, per scoprire le personalità di chi gli stava di fronte. Era un abile intervistatore, che incontrava i personaggi, li analizzava come un entomologo delle personalità, li metteva alla prova con la sua saggezza e li faceva emergere come veri successi.

Maurizio era già noto a me da quando ero bambino. Era amico di mia madre e frequentava casa mia insieme a sua moglie di allora, Lori Sammartino, una fotografa di talento. Si ricordava sempre di mio padre e mi piaceva molto perché mi ascoltava con attenzione, cosa che non tutti gli adulti fanno con i bambini.

Nel corso del tempo, Maurizio ha creato una compagnia di giro, formata da personaggi diversi, sotto il suo tendone del Parioli. Durante la passerella finale, voleva richiamare la dimensione circense del suo lavoro, facendo sfilare acrobati, clowns, domatori e equilibristi. La sua televisione era quella di un mimo, che non aveva nulla in scena se non poltrone e un po’ di musica. Amava le parole e sapeva che definivano una persona.

Quando chiamò Eugenio Scalfari per un’intervista in cui liberarsi del peso della stupidaggine alla quale lo portò l’iscrizione alla P2, usò parole semplici e dirette, capaci di arrivare a chiunque. Le parole del suo lavoro potevano anche costargli la vita, come fu quando la mafia cercò di ucciderlo per punirlo del suo schieramento contro di loro.

Maurizio ha scritto, parlato in radio, detto in televisione, scritto una canzone, collaborato alla sceneggiatura di film e spettacoli teatrali. Ha attraversato tutti i linguaggi dello spettacolo, parlando credibilmente di politica, musica, gossip, filosofia, storia, sport. È stato presentatore, autore, regista, direttore, produttore e conduttore. È stato anche compagno di Maria De Filippi.



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