Una recente dichiarazione sulla veggente di Trevignano rivela un episodio preoccupante: “Affermò di non temere il tumore di un bambino”



Nel quotidiano La Repubblica, Roberto Rossiello, un devoto cattolico e seguace di Gisella Cardia, la veggente di Trevignano Romano nota per la statuetta della Madonna che piange, ha espresso i suoi dubbi riguardo al fenomeno.



“Gisella non conosceva nemmeno il rosario, mia moglie gliel’ha insegnato. Dopo aver stretto amicizia, ha iniziato a comportarsi in modo strano. Ci chiamava a notte fonda dicendo di venire perché c’erano croci di sangue sul muro o incisioni in aramaico. Ci sembrava tutto molto sospetto, soprattutto perché ogni volta che doveva mostrare la statua si chiudeva per 15 minuti in una stanza”, racconta Rossiello.

Un episodio in particolare lo ha turbato: “Mi ricordo di una madre con un figlio malato di tumore al piede. Si era rivolta a Gisella per il bambino, e lei l’aveva rassicurata che non sarebbe successo nulla. Alla fine, al bambino è stato amputato il piede, e a soli 13 anni è morto.”

Rossiello spiega che il motivo per cui si è fidato di Gisella è stato il sostegno dell’allora vescovo di Civita Castellana, Romano Rossi. Il monsignore, però, chiarisce che il suo appoggio era solo per la preghiera del rosario, non per le apparizioni o le presunte lacrime della statua.

Il nuovo vescovo, Marco Salvi, ha annunciato l’istituzione di una commissione diocesana per indagare sul fenomeno. Nel 2016, erano state condotte analisi sulle lacrime della statuetta, ma i risultati non sono mai stati resi noti. Intanto, la veggente è scomparsa. Alcuni sostengono che sia all’estero, mentre il suo legale afferma che è ancora in Italia e teme solo l’attenzione mediatica. La vicenda è stata segnalata anche alla procura di Civitavecchia.



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