Aborto: “Sono stata costretta ad ascoltare il battito del feto: mi sono sentita abbandonata e maltrattata”



Nel tumulto emotivo di un aborto terapeutico alla 22esima settimana, Laura ha affrontato un viaggio angosciante, osteggiata dall’insensibilità del sistema sanitario italiano. “Non ho trovato empatia, né appoggio“, ha rivelato Laura, pseudonimo adottato per raccontare la sua storia di sofferenza.



Laura e il compagno si sono trovati in una situazione disorientante quando hanno scoperto che il feto era affetto dalla sindrome di Down. In cerca di sostegno, si sono rivolti al personale sanitario, solo per essere delusi e abbandonati. Il ginecologo, dopo la comunicazione dell’esito del test genetico, sembrava svanire nel nulla, lasciandoli senza indicazioni né supporto.

In uno stato di confusione e angoscia, Laura si è trovata immersa in un “limbo protettivo”, incapace di riconoscere la violenza emotiva che stava subendo. Solo col tempo ha realizzato l’ingiustizia della sua situazione, scontrandosi con un sistema insensibile alle sue necessità umane più elementari.

Il dolore di Laura è stato ulteriormente amplificato dalle azioni crude e ignoranti del personale medico. Dall’indifferenza alla sofferenza fisica, Laura ha affrontato un’agonia solitaria, priva di conforto umano o assistenza compassionevole. Persino nel momento dell’espulsione del feto, è stata lasciata a lottare da sola, senza alcun supporto emotivo o fisico.

Nel contesto di questo dramma personale, emergono domande cruciali sul trattamento delle donne che scelgono di interrompere una gravidanza. Laura si chiede perché, in un momento così delicato, le è stato negato il sostegno umano di cui aveva disperatamente bisogno. La sua esperienza evidenzia una lacuna nel sistema sanitario che deve essere affrontata con urgenza e sensibilità.

L’ecografia fetale e il battito cardiaco, sebbene siano strumenti diagnostici importanti, non dovrebbero mai essere usati per infliggere ulteriore dolore o indecisione a chi si trova in una situazione già difficile. È essenziale che il sistema sanitario offra un sostegno compassionevole e informato a tutte le donne in situazioni simili, garantendo dignità e rispetto in un momento così delicato della loro vita.

Questa testimonianza sconvolgente mette in luce la necessità di riforme nell’assistenza sanitaria femminile, promuovendo un ambiente più empatico e comprensivo per le donne che affrontano decisioni così intime e personali. Solo attraverso un cambiamento significativo e una maggiore sensibilità alle esigenze delle donne possiamo evitare che altre storie come quella di Laura si ripetano.



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