Abusi su una 14enne nella chiesa, a processo anche il prete: “Sapeva ma invocava il segreto confessionale”



Sacerdote rinvia a giudizio per omissione nelle denunce di abusi in parrocchia: i dettagli del caso di Grottaglie

Il caso di abusi su una minorenne nella città di Grottaglie (Taranto) si complica con il rinvio a giudizio del parroco locale, accusato di aver ignorato le violenze perpetratesu una ragazzina di 14 anni. Questo sviluppo segue la recente condanna di un uomo di 47 anni a sette anni di prigione per i medesimi abusi.



Nel corso del 2021, una giovane ragazza di Grottaglie ha denunciato di aver subito abusi sessuali e atti di natura pedopornografica all’interno della comunità parrocchiale. Le accuse sono culminate nella condanna di un uomo di 47 anni, che ha ricevuto una pena di sette anni di reclusione in un processo con rito abbreviato, presieduto dalla gup Fulvia Misserini. Inizialmente, la richiesta della procura era di nove anni di carcere.

Parallelamente, le indagini hanno coinvolto un sacerdote di 56 anni, responsabile del centro di volontariato dove si sarebbero verificati gli abusi. L’accusa sostiene che il religioso fosse a conoscenza degli abusi ma avesse scelto di non intervenire né di denunciare gli episodi alle autorità. La sua difesa, condotta dall’avvocato Martino Paolo Rosato, si è focalizzata sulla protezione offerta dal “segreto confessionale”, sebbene gli atti fossero noti al sacerdote in contesti esterni alla confessione.

Il processo mira a determinare la responsabilità del sacerdote nel non proteggere adeguatamente la vittima, nonostante fosse stato informato ripetutamente della situazione da più membri della comunità, inclusa la sorella della vittima. Le segnalazioni iniziali erano state avanzate dai genitori della ragazza, allarmati dallo stato di malessere della figlia.

Il sacerdote, che fino ad ora si è avvalso della difesa del segreto ministeriale, è stato accusato dalla Procura di aver fornito dichiarazioni non veritiere riguardo alle circostanze in cui aveva appreso degli abusi. Questa situazione solleva interrogativi critici sul ruolo delle autorità ecclesiastiche e la loro responsabilità nel proteggere i membri più vulnerabili delle loro comunità.



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