Alessia Pifferi sospende il digiuno per fare attività fisica: «Ha bisogno di cibo per allenarsi»



Alessia Pifferi, la 38enne condannata all’ergastolo per l’omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana, ha interrotto il suo sciopero della fame. La donna, attualmente detenuta nel carcere di San Vittore, aveva deciso di smettere di alimentarsi a partire da lunedì 20 maggio, una decisione comunicata il giorno successivo dall’avvocata Alessia Pontenani: «Sta malissimo, è distrutta. Non fa altro che piangere», aveva dichiarato l’avvocata.



Tuttavia, a pochi giorni di distanza dalla sua decisione, Alessia Pifferi ha chiesto il permesso di dedicarsi alla palestra per un’ora al giorno, come riportato dal programma “Quarto Grado”. Dopo aver ottenuto il permesso, la detenuta ha ripreso ad alimentarsi per avere l’energia necessaria per l’attività fisica.

Secondo alcune relazioni interne citate da Rete 4, Alessia Pifferi è stata recentemente sottoposta a una visita psicologica. I risultati non hanno evidenziato in lei uno stato «anti conservativo» né hanno rilevato segni di «pentimento». Una delle psicologhe che la assistono in carcere ha dichiarato: «Credo che non sia in grado di pensare a uno sciopero della fame, ma che si trovi in una situazione depressiva e reattiva di fronte a un processo per lei pesante sotto tutti i punti di vista. Con questo processo lei ha capito di essere sola al mondo e che quella bambina era forse l’unica persona che avrebbe potuto starle vicino».

La vicenda di Alessia Pifferi ha scosso profondamente l’opinione pubblica. La donna è accusata di aver lasciato la figlia Diana, di soli 18 mesi, sola in casa per sei giorni, durante i quali la bambina è morta di stenti. Questo atroce delitto ha portato alla sua condanna all’ergastolo.

Nel frattempo, il suo stato emotivo e mentale continua a essere monitorato attentamente. La sua avvocata e le psicologhe che la seguono cercano di comprendere meglio le sue condizioni psicologiche e di fornirle il supporto necessario. Tuttavia, la mancanza di pentimento evidenziata dalle relazioni interne solleva interrogativi sul suo percorso riabilitativo.

Il caso di Alessia Pifferi rappresenta un drammatico esempio delle conseguenze devastanti che possono derivare da situazioni di isolamento e disperazione. La sua storia continua a essere seguita con attenzione dai media e dall’opinione pubblica, mentre si attendono ulteriori sviluppi sul suo stato psicologico e sulle sue condizioni detentive.



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