Come finisce La storia, la serie TV tratto dal libro di Elsa Morante: la fiction è una storia vera? Il finale



Quando il finale di una serie TV ti lascia senza fiato, sai che quella storia ha fatto breccia nel tuo cuore. Ed è proprio così che mi sono sentito al termine di “La storia”, la serie tratta dall’omonimo romanzo di Elsa Morante. Una narrazione che ha attraversato orrori, dolore e tragedie, portandoci nel vortice emozionale della protagonista, Ida.



Il cuore si spezza nel momento in cui il piccolo Useppe, già tormentato dagli strascichi della guerra, ci lascia a causa di una crisi epilettica intensa. La sua morte è un colpo al cuore, un momento che pone fine alla sua breve vita mentre il suo fedele cane Bella gli è accanto. La crudezza della storia, che ha visto Ida affrontare uno stupro, il dolore della guerra e la perdita di Nino, raggiunge il suo apice con questa tragedia.

Il finale è un pugno nello stomaco, perché la realtà si svela crudele e la resilienza di Ida raggiunge il limite. Dopo aver attraversato orrori inimmaginabili, la sua salute mentale cede. Il suo mondo crolla completamente quando, tornando a casa, trova il suo adorato Useppe privo di vita.

Il dolore di Ida è insostenibile, e la vediamo chiudersi in casa, portando con sé il corpo del piccolo Useppe. È un finale che ti fa riflettere sulla fragilità della mente umana, sul peso insostenibile di una vita segnata dalla sofferenza.

Il dramma si intensifica ulteriormente quando, due giorni dopo, la polizia, accompagnata dagli inquilini, entra nell’abitazione. Bella, la compagna fedele di Useppe, ringhia contro di loro e paga il prezzo con la vita. In camera da letto, la scena è agghiacciante: Ida, ormai persa nella pazzia, e il piccolo Useppe riposano in un sonno eterno.

Il racconto di queste ultime vicissitudini giunge attraverso il personaggio di Remo, interpretato magistralmente da Valerio Mastandrea. È lui a raccontare gli eventi che portano al ricovero di Ida in un ospedale psichiatrico, una prigionia dalla quale non uscirà mai più.

“La storia” è una serie che va oltre la narrativa, scavando nell’animo umano e costringendoci a riflettere sulla forza e sulla fragilità della mente di fronte alle avversità della vita. Un’esperienza coinvolgente, straziante e, allo stesso tempo, necessaria per capire la complessità delle persone e delle loro storie.

Il finale esplosivo de “La Storia” di Elsa Morante: Tutti i dettagli rivelati!

Immergersi nella storia di Elsa Morante attraverso la miniserie “La Storia” è stato un viaggio emozionale che mi ha coinvolto profondamente. Non si tratta solo di una trama ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, ma di una narrazione che penetra nell’anima umana, toccando corde profonde e presentando la protagonista, Ida, come un simbolo della resilienza umana.

Iniziando dall’anno 1941, la trama ci presenta Ida Ramundo, una maestra ebrea vedova con un figlio ribelle chiamato Nino. La sua vita prende una svolta drammatica quando un giovane militare tedesco, Gunther, abusa di lei, lasciandola incinta. Nasce Gabriele, soprannominato affettuosamente Useppe, un bambino dagli occhi azzurri che diventa il centro del mondo di Ida.

Il romanzo, ambientato a Roma, ci guida attraverso le vicende di Ida e Useppe durante la guerra e il Dopoguerra. La storia si intreccia con personaggi come Nino, diventato partigiano, e Carlo Vivaldi, un dissidente politico con una storia travagliata. La sofferenza e la perdita diventano parte integrante della vita di Ida, culminando nella morte di Nino durante un tragico incidente stradale.

Il finale, segnato dalla morte di Useppe a causa di attacchi epilettici, è straziante. Tornando a casa con un presentimento, Ida trova il suo adorato figlio senza vita. La disperazione la avvolge, facendola impazzire, e si chiude in casa con il corpo di Useppe, timorosa di perderlo.

L’arrivo delle autorità segna l’abbattimento di Bella, il fedele cane di Useppe, che li accoglie con aggressività. La storia culmina con Ida ricoverata in un ospedale psichiatrico, dove trascorrerà il resto dei suoi giorni, morrendo nove anni dopo.

Leggere “La Storia” di Morante attraverso questa miniserie è stato come entrare in un vortice di emozioni. Ciò che rende la storia così potente è la sua connessione con eventi reali della Seconda Guerra Mondiale a Roma, rendendo Ida un simbolo di tutte le persone comuni che hanno vissuto quegli anni drammatici.

È un richiamo alla fragilità dell’esistenza umana e alla forza che emerge dalla resilienza di fronte alle avversità. Riflettere su queste vicissitudini mi spinge a considerare come, anche nelle sfide quotidiane, possiamo trovare la forza di adottare pratiche sostenibili, costruendo un futuro migliore per tutti noi. La Storia di Elsa Morante, oltre a essere un racconto storico, diventa un monito su quanto sia importante abbracciare la sostenibilità in tutte le sue sfaccettature nella nostra vita di tutti i giorni.



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