Picchiato ferocemente con catene e bastoni alla vista dei passanti: ragazzo di 18 anni muore dopo un giorno di estremo conflitto vitale



Il tragico destino di un giovane di 18 anni, vittima di un’aggressione brutale avvenuta nel centro di Canelli, in provincia di Asti, si è concluso con la sua morte. Il ragazzo, colpito ripetutamente con bastoni e catene, non ha sopravvissuto nonostante i tentativi di soccorso che l’hanno visto trasportato in elisoccorso all’ospedale di Alessandria, dove è deceduto il mattino del 2 maggio.



Il giovane, identificato come Manneh Nafugi, era originario della Gambia e alloggiava presso il Centro di Accoglienza Straordinaria di Cassinasco. La violenza è scaturita da dissapori tra Manneh e un gruppo di richiedenti asilo di origine pakistana, anch’essi residenti nel centro. La situazione è degenerata martedì sera, quando Manneh è stato brutalmente attaccato in strada da questo gruppo, che lo ha colpito ripetutamente fino a renderlo incosciente.

Passanti che hanno assistito all’episodio hanno immediatamente chiamato i soccorsi, che sono intervenuti prontamente. Nonostante gli sforzi dei medici, le condizioni del ragazzo sono rapidamente peggiorate, portando al suo decesso. A seguito dell’incidente, le forze dell’ordine hanno arrestato un uomo di 34 anni, anch’egli coinvolto nell’aggressione. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso l’uomo mentre colpiva la vittima alla testa con una catena usata per legare gli scooter, prima di fuggire dalla scena.

L’arresto del sospetto aggrava la sua posizione legale, mentre la comunità e le autorità cercano di fare luce su un evento che ha scosso la cittadina di Canelli. La perdita di una vita così giovane in circostanze così violente pone interrogativi critici sulla sicurezza e sull’integrazione nelle comunità che ospitano centri di accoglienza.

Il caso continua a essere oggetto di indagine, mentre la comunità locale e i familiari della vittima chiedono giustizia e risposte. Questo evento sottolinea la necessità di maggiori misure di sicurezza e di un dialogo più costruttivo all’interno delle strutture di accoglienza, per prevenire futuri episodi di violenza così devastanti.



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