Il tribunale di Palermo ha assolto il ministro dei Trasporti Matteo Salvini dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nel processo legato al caso della nave Open Arms. La sentenza, pronunciata in primo grado, è arrivata dopo un lungo procedimento giudiziario che ha visto coinvolti i pubblici ministeri Marzia Sabella, Geri Ferrara e Giorgia Righi. Le accuse si riferivano agli eventi del 2019, quando la nave dell’Ong spagnola rimase bloccata in mare con 147 migranti a bordo.
Il leader della Lega, arrivando nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, aveva ribadito la sua posizione e il suo orgoglio per le scelte politiche prese durante il suo mandato come ministro dell’Interno. “Ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato le immigrazioni di massa e qualunque sia la sentenza, per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di aver difeso il mio Paese. Rifarei tutto quello che ho fatto e entro in questa aula orgoglioso del mio lavoro”, aveva dichiarato Salvini.
Nel corso del processo, oltre a Salvini, erano presenti anche altri esponenti della Lega, come il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. La difesa del ministro è stata condotta dall’avvocata Giulia Bongiorno, che durante le udienze ha sostenuto che le decisioni prese nel 2019 rappresentavano una scelta politica legittima e necessaria per la tutela dei confini italiani.
Il caso Open Arms risale all’estate del 2019, nel pieno della cosiddetta politica dei “porti chiusi”, promossa dalla Lega. Il 1° agosto di quell’anno, la nave dell’Ong spagnola aveva soccorso un centinaio di persone in difficoltà al largo delle coste libiche. Tuttavia, il governo italiano, allora guidato da Giuseppe Conte, con Matteo Salvini come ministro dell’Interno, negò l’accesso della nave alle acque territoriali italiane. L’imbarcazione rimase quindi in acque internazionali per diversi giorni, rifiutandosi di dirigersi verso la Spagna, come richiesto dalle autorità italiane.
La situazione si sbloccò solo il 14 agosto, quando il Tar del Lazio autorizzò l’ingresso della nave nelle acque italiane. Sei giorni dopo, il 20 agosto, la procura di Agrigento ordinò l’ispezione dell’imbarcazione e l’evacuazione dei migranti a bordo. Questo episodio portò all’apertura di un’indagine nei confronti di Salvini con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
Durante il processo, l’accusa ha sostenuto che il comportamento del ministro avrebbe violato i diritti fondamentali delle persone a bordo della nave, impedendo loro lo sbarco in un porto sicuro per motivi politici. Secondo i pubblici ministeri, Salvini avrebbe abusato del suo potere ministeriale per perseguire una strategia di chiusura dei porti, mettendo a rischio la vita e la salute dei migranti.
La difesa, invece, ha cercato di dimostrare che le decisioni prese dal ministro facevano parte di una politica condivisa dal governo dell’epoca e che non si trattava di una responsabilità esclusiva di Salvini. In aula, l’avvocata Giulia Bongiorno ha sottolineato che la Open Arms avrebbe potuto dirigersi verso altri porti sicuri, ma che scelse deliberatamente di rimanere in attesa nelle acque internazionali per esercitare pressione sulle autorità italiane. Inoltre, ha ribadito che le azioni del ministro erano volte a tutelare i confini nazionali e a contrastare l’immigrazione illegale.
La sentenza odierna rappresenta un importante punto di svolta nel caso. Dopo oltre un anno di processo, i giudici della sezione penale del tribunale di Palermo, presieduti da Roberto Murgia, con i colleghi Andrea Innocenti ed Elisabetta Villa, hanno stabilito che non sussistono elementi sufficienti per condannare Salvini per i reati contestati. La decisione è stata accolta con soddisfazione dal leader leghista, che ha ribadito la sua convinzione sulla correttezza delle sue azioni.
“La giustizia italiana ha confermato ciò che ho sempre sostenuto: ho agito nell’interesse del mio Paese e nel rispetto delle leggi”, ha dichiarato Salvini dopo la sentenza. Il ministro ha inoltre sottolineato che continuerà a lavorare con lo stesso impegno per difendere l’Italia.
Nonostante l’assoluzione in primo grado, il caso potrebbe non essere ancora chiuso. La procura potrebbe decidere di presentare appello contro la sentenza, prolungando ulteriormente il procedimento giudiziario. Tuttavia, per il momento, Salvini può considerare questa decisione come una vittoria personale e politica.
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