Una vicenda drammatica si è svolta sulla spiaggia di Durley Chine, a Bournemouth, dove il 24 maggio scorso la 34enne Amie Gray è stata brutalmente uccisa. Durante il processo presso la Winchester Crown Court, l’accusa ha delineato un quadro inquietante sul presunto movente e sulla preparazione meticolosa dell’omicidio da parte dell’imputato, il ventenne Nasen Saadi.
Secondo quanto emerso in aula, la sera del delitto Amie Gray si trovava in compagnia di un’amica, vicino a un fuoco acceso sulla spiaggia, per ammirare la luna piena. In quel momento, le due donne sono state attaccate improvvisamente da Saadi, che le ha accoltellate ripetutamente. Purtroppo, per Amie Gray non c’è stato nulla da fare: è morta a seguito delle ferite riportate. La sua amica, invece, è sopravvissuta, seppur gravemente ferita.
Il pubblico ministero ha definito l’atto “orribile nella sua ferocia e casualità”, descrivendo come l’imputato abbia inseguito le due donne mentre cercavano disperatamente di fuggire. “Le ha lasciate sulla sabbia a morire dissanguate mentre lui si allontanava e cercava di scomparire di nuovo nell’ombra, lontano dal bagliore dei lampioni o dalla luce della luna, per tornare nell’anonimato”, ha dichiarato il pm.
Ciò che rende questa tragedia ancora più agghiacciante è la presunta premeditazione dietro l’omicidio. Nonostante le vittime siano state scelte apparentemente a caso, l’accusa sostiene che Saadi avesse pianificato il delitto con cura. Tra marzo e aprile, il giovane avrebbe condotto ricerche online su metodi per uccidere, utilizzando frasi come “il coltello più letale”, “il machete” e “quali hotel non hanno telecamere di sorveglianza”. Inoltre, durante le lezioni frequentate presso l’Università di Greenwich, dove studiava criminologia, Saadi avrebbe posto domande inquietanti su argomenti come l’analisi del DNA e la giustificazione legale dell’omicidio in caso di legittima difesa. Questi comportamenti avevano destato sospetti persino nei suoi insegnanti. Uno di loro, nelle settimane precedenti al delitto, gli avrebbe detto in tono scherzoso ma preoccupato: “Non starai mica pianificando un omicidio, vero?”
Gli investigatori hanno ricostruito che prima dell’aggressione Saadi aveva prenotato una stanza in un hotel della zona. Dopo il crimine, avrebbe cercato di eliminare ogni prova cambiando abiti e scarpe e sbarazzandosi dell’arma utilizzata. “Si è sbarazzato della sua arma. Ha cambiato i suoi vestiti e le sue scarpe ed è tornato come se nulla fosse accaduto”, ha spiegato il pubblico ministero in aula.
La motivazione dietro questo gesto spietato rimane al centro del dibattito in tribunale. Secondo l’accusa, il ventenne avrebbe agito per pura curiosità morbosa: voleva sapere cosa si provasse a togliere una vita umana. “Sembra che il killer volesse sapere cosa si prova a togliere la vita”, ha affermato il pm durante il processo.
La vicenda ha sconvolto non solo la comunità locale ma anche l’intero Paese. La famiglia di Amie Gray ha espresso profondo dolore per la perdita della donna, descritta come una persona solare e generosa. Amici e conoscenti si sono uniti nel ricordarla come una donna piena di vita e sempre pronta ad aiutare gli altri.
L’accusa ha sottolineato come la preparazione dell’omicidio dimostri una chiara intenzione premeditata da parte dell’imputato. Il comportamento di Saadi prima, durante e dopo il crimine evidenzia una freddezza calcolata. La sua scelta di colpire in un luogo isolato e buio, lontano da telecamere o testimoni, conferma ulteriormente questa ipotesi.
Durante il processo sono stati presentati anche dettagli riguardanti la personalità dell’imputato. Secondo quanto emerso, Saadi avrebbe mostrato un crescente interesse per argomenti legati alla violenza e al crimine nelle settimane precedenti l’omicidio. Questo interesse si sarebbe manifestato non solo attraverso le sue ricerche online ma anche nelle sue interazioni con colleghi e docenti all’università.
Il caso ha sollevato interrogativi più ampi sulla prevenzione di atti violenti da parte di individui che mostrano segnali di comportamenti preoccupanti. Gli esperti hanno evidenziato l’importanza di riconoscere e segnalare tempestivamente tali segnali per evitare tragedie simili in futuro.
Mentre il processo continua, la comunità attende giustizia per Amie Gray e spera che venga fatta luce su tutti gli aspetti di questa tragica vicenda. La testimonianza dell’amica sopravvissuta potrebbe rivelarsi cruciale per comprendere appieno cosa sia accaduto quella notte sulla spiaggia di Durley Chine.
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