A Mottola, in provincia di Taranto, la celebrazione dell’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo si è trasformata in un caso politico. Durante i festeggiamenti del 25 aprile, un maresciallo dei carabinieri avrebbe impedito a un gruppo di cittadini di intonare il canto simbolo della Resistenza, “Bella Ciao”. L’episodio ha generato reazioni contrastanti e acceso un dibattito che ha raggiunto anche il Parlamento.
Secondo quanto riportato, dieci partecipanti all’evento sono stati identificati e potrebbero essere denunciati per non aver rispettato le disposizioni delle autorità, che avevano richiesto sobrietà in seguito alla morte di Papa Francesco, per cui erano stati dichiarati cinque giorni di lutto nazionale.
Tra i presenti ai festeggiamenti c’era Sergio Maglio, 69 anni, studioso di storia locale, che ha assistito all’accaduto. “Ci hanno vietato di cantare gli inni della Resistenza”, ha dichiarato alla Gazzetta del Mezzogiorno. “Niente sbracature o incitazioni alla violenza, solo le consuete note di ogni nostro 25 aprile”. Secondo Maglio, il gruppo, composto da persone tra i 30 e i 50 anni, aveva chiesto alla banda musicale che stava suonando l’Inno di Mameli di eseguire anche “Bella Ciao” e “Fischia il Vento”. Tuttavia, sia la banda sia l’amministrazione comunale avrebbero rifiutato la richiesta, citando gli appelli alla sobrietà diffusi dal governo.
Il maresciallo dei carabinieri presente sul posto avrebbe quindi ordinato ai cittadini di interrompere i canti, sostenendo che fossero inappropriati alla luce delle indicazioni ricevute dalla prefettura. “È vero, c’era un invito alla sobrietà”, ha affermato Maglio, “ma questo significa che ognuno non deve oltrepassare i limiti del lecito. È illecito forse cantare canzoni storiche come ‘Bella Ciao’ o ‘Fischia il Vento’ che siano poco appetibili al gusto musicale del carabiniere di turno?”.
Anche il vice sindaco di Mottola, Giuseppe Scriboni, ha preso posizione contro l’accaduto. Sostituendo il sindaco Giampiero Barulli durante le celebrazioni, Scriboni ha dichiarato alla Gazzetta del Mezzogiorno: “È inimmaginabile che qualcuno possa impedire di cantare una canzone. Prima che il corteo iniziasse, io stesso ho invitato i presenti a essere sobri, ma non mi sarei mai sognato di vietare una cosa del genere”.
La vicenda non si è limitata al dibattito locale. Il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha annunciato un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro dell’Interno. “Chissà se il maresciallo dei carabinieri che ha denunciato, a Mottola in provincia di Taranto, 10 cittadini accusati di aver voluto cantare ‘Bella Ciao’ e ‘Fischia il Vento’ durante le celebrazioni del 25 aprile, sa che per liberare l’Italia dai nazisti e dai loro servi fascisti l’Arma dei Carabinieri ha perso quasi 3mila uomini”, ha dichiarato Fratoianni.
Questo episodio si collega a un altro caso avvenuto ad Ascoli Piceno, dove la titolare di un panificio chiamato “L’Assalto ai forni” è stata sottoposta a due controlli da parte delle forze dell’ordine per aver esposto uno striscione antifascista con la scritta: “25 aprile: buono come il pane bello come l’antifascismo”. Anche in quel contesto, le autorità hanno sottolineato l’importanza della sobrietà nelle manifestazioni pubbliche.
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