Un grave episodio si è verificato ieri sera a Roma, quando un giovane ha cercato di togliersi la vita lanciandosi nelle acque del fiume Tevere dal Ponte Sisto. L’evento ha avuto luogo intorno alle ore 20, attirando l’attenzione di numerosi passanti che hanno assistito alla scena e allertato le forze dell’ordine. Tra i primi a intervenire, due carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma, il vicebrigadiere Clemente Vinciguerra e il carabiniere scelto Riccardo Leanza, si sono distinti per il loro coraggio e prontezza, tuffandosi nel fiume per salvare il giovane.
Secondo quanto riportato, la segnalazione è giunta alla centrale operativa dei Carabinieri da una testimone che aveva visto il ragazzo gettarsi nel fiume. Sul posto si sono subito recate diverse squadre, tra cui quelle della Sezione Motociclisti e dell’Autoradio. Tuttavia, i tempi di arrivo della sezione fluviale erano incerti e ogni secondo risultava cruciale per la vita del giovane. Clemente Vinciguerra, intervistato da Fanpage.it, ha spiegato: “Siamo stati chiamati dalla centrale, ma quando siamo arrivati ci siamo resi conto che la sezione fluviale sarebbe arrivata soltanto pochi attimi più tardi, così siamo intervenuti noi.”
Una volta giunti sulla sponda del Tevere, i due carabinieri hanno preso la decisione di agire immediatamente. Dopo aver affidato le loro armi ai colleghi per garantirne la sicurezza, si sono spogliati e si sono tuffati nelle acque del fiume. Riccardo Leanza ha dichiarato: “Se non avessimo fatto qualcosa, sarebbe potuta essere una tragedia. Conoscevamo le difficoltà, abbiamo anche agito d’istinto: dovevamo fare di tutto per salvare quel ragazzo.”
La scena era drammatica: una folla di persone si era radunata lungo il ponte e le sponde del fiume, indicando il giovane in acqua. I due carabinieri hanno raggiunto il ragazzo, ma il salvataggio si è rivelato più complicato del previsto. Il giovane, visibilmente in preda al panico e determinato nel suo intento, non collaborava e opponeva resistenza. Riccardo Leanza ha ricordato quei momenti: “Non era per niente collaborativo, ha opposto resistenza e continuava a provare a spingerci con la testa sott’acqua o ad allontanarci. Una volta raggiunto, per prima cosa abbiamo provato a tranquillizzarlo, ma senza successo. Era preso dal panico, respirava con affanno. Urlava: ‘Lasciatemi stare, voglio morire.’ E poi abbiamo iniziato a spostarci tutti e tre insieme verso la riva, nella speranza che nel frattempo potessero riuscire ad arrivare ulteriori aiuti.”
La situazione ha iniziato a migliorare solo quando è stato lanciato un salvagente al giovane, permettendo ai due carabinieri di portarlo finalmente a riva. Nel frattempo, sul posto era arrivato anche il personale medico del 118, che ha preso in carico il ragazzo e lo ha trasportato in ambulanza al pronto soccorso per le cure necessarie.
L’intervento tempestivo dei due carabinieri ha evitato una tragedia e dimostrato grande professionalità e senso del dovere. Entrambi hanno sottolineato l’importanza di agire rapidamente in situazioni simili, nonostante i rischi personali. Clemente Vinciguerra ha aggiunto: “Conosciamo le difficoltà che possono esserci in un fiume come Roma, ma abbiamo entrambi esperienza nel nuoto, così non ci abbiamo pensato due volte.”



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