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A Torino, un intervento unico ha salvato una neonata gravemente malata: trapianto di fegato dalla madre e autotrapianto della vena giugulare per ricostruire la funzionalità epatica



Un’operazione senza precedenti in Italia ha permesso di salvare la vita di una neonata di sei mesi affetta da una grave malformazione delle vie biliari. Presso il presidio Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino, un’équipe multidisciplinare ha eseguito un complesso intervento chirurgico che ha combinato il trapianto di una parte del fegato donato dalla madre con l’autotrapianto della vena giugulare della piccola paziente.



La bambina, nata a fine dicembre dello scorso anno, era affetta da una rara e pericolosa anomalia delle vie biliari. Le sue condizioni si sono aggravate ad aprile, quando è stata ricoverata d’urgenza presso l’ospedale infantile Regina Margherita a causa di uno scompenso epatico. Presentava ittero severo e un significativo accumulo di liquido nell’addome, sintomi che indicavano un quadro clinico estremamente critico.

I medici del reparto di gastroenterologia pediatrica, coordinati dal dottor Pierluigi Calvo, hanno deciso di inserire la piccola in lista d’attesa per un trapianto di fegato pediatrico, ma l’attesa di un organo compatibile da donatore deceduto si è protratta per venti giorni senza risultati. Nel frattempo, le condizioni della bambina continuavano a peggiorare, rendendo necessario un intervento d’emergenza. A quel punto, la madre della neonata, una donna di 32 anni, ha scelto di donare una parte del proprio fegato per salvare la figlia.

Il delicato intervento è stato guidato dal professor Renato Romagnoli, responsabile del Programma regionale per i trapianti di fegato in età adulta e pediatrica. La procedura si è svolta in stretta collaborazione con il Dipartimento di Anestesia diretto dal dottor Maurizio Berardino. La prima fase dell’operazione ha previsto il prelievo della parte sinistra del fegato materno, una porzione più piccola ma perfettamente compatibile con le dimensioni corporee della bambina.

La seconda sfida è stata rappresentata dalla condizione della vena porta della neonata, gravemente compromessa e incapace di garantire un flusso sanguigno adeguato al nuovo fegato. Per risolvere questo problema, i chirurghi hanno adottato un approccio innovativo: l’utilizzo della vena giugulare della stessa bambina come “ponte vascolare” per ripristinare la funzionalità epatica. Questo autotrapianto, eseguito con estrema precisione, ha richiesto un’accuratezza millimetrica per garantire il successo dell’intervento.

L’operazione, durata oltre 13 ore, ha coinvolto turni di specialisti, infermieri e operatori socio-sanitari altamente qualificati. Nonostante la complessità dell’intervento, il decorso post-operatorio è stato regolare sia per la madre che per la figlia. La neonata sta ora recuperando gradualmente e le sue condizioni sono monitorate costantemente dagli specialisti.

Questo straordinario risultato rappresenta un importante passo avanti nella chirurgia pediatrica e nei trapianti d’organo in Italia. Il gesto di altruismo della madre e l’innovazione medica dell’équipe delle Molinette hanno permesso non solo di salvare una vita, ma anche di aprire nuove possibilità per il trattamento di casi simili in futuro.



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